Rimini, "mi prostituivo per debiti, ora sogno di fare la chef"

La sua è una storia che definisce «a lieto fine» grazie a due angeli, due donne dal cuore e dalla mente aperta che l’hanno aiutata e voluta bene. Transessuale, prostituta, ingannata da false promesse e finte amiche. Allontanata dalla famiglia di origine in Brasile, sfruttata da quando aveva 16 anni e tutta la vita davanti, ma nessuna speranza di riscatto. Oggi, però, quando incontri Nubia Miranda quello che stupisce è la sua capacità di credere ancora nelle persone. «Più nelle donne sia chiaro – dice–. Amo tanto le donne che ne sono voluta diventare una». Prendere la vita con ironia come ha fatto lei significa riuscire con intelligenza a crearsi un futuro diverso.

La prostituzione oggi

«La prostituzione oggi è molto cambiata – racconta Nubia – internet ha dato la possibilità di non scendere in strada e in un certo senso, almeno per le brasiliane, c’è meno sfruttamento. Diverso per le peruviane che sono molto chiuse, fanno clan e restano tra loro. Comunque per tutte vale la regola che non si vive e lavora nella stessa città. Le ragazze si spostano, magari arrivano per 6 mesi in Italia con appuntamenti già fissati in varie città e poi tornano nel loro Paese, dove raccontano di fare le modelle. La prostituzione ci sarà sempre perché si guadagna e c’è richiesta. Il giro è sempre stato grosso, basta pensare che negli anni Duemila in via Varisco a Rimini c’erano minimo 300 transessuali e tutti guadagnavano ogni notte mille euro a testa».

Il rifiuto della famiglia

Nubia, 50 anni, una bella donna dai capelli ricci e neri, è la responsabile della reception di un residence, si è diplomata a giugno all’Istituto Alberghiero e in febbraio ha vinto il premio “Degustando il talento” con un piatto di ravioli in crema di cavolo cappuccio. La sua storia, però, inizia su un’isola del Rio delle Amazzoni, Marajo. Lì nasce in una famiglia di pescatori, la mamma nativa dell’Amazzonia. Il padre di origine portoghese a 13 anni la caccia di casa perché era transessuale. «Ero già una donna anche se mio padre mi ha sempre chiamato col mio nome maschile – racconta –. Ho 5 sorelle, che da piccola mi vestivano da bambolina, e un unico fratello gay. A 13 anni mi sono trovata sola in una grande città come Belem, capitale dello stato di Parà, prendevo gli ormoni e sognavo un futuro migliore».

Lo sfruttamento

Sono gli anni bui della vita di Nubia. «Il mio unico pensiero era sopravvivere». «Quando sono arrivata a San Paolo dopo 4 settimane di autostop è iniziato lo sfruttamento». In Brasile in quegli anni c’erano le cosiddette “caffettine” case chiuse. Per pagare vitto e alloggio dovevi prostituirti. «Era normale e ad un certo punto pensi che la vita sia quella in strada». È in una caffettina che Nubia incontra una transessuale di ritorno dall’Europa che le racconta la dolce vita italiana. «Era bella, con vestiti e gioielli. Pensi che puoi avere tutto quello». Un miraggio che per Nubia arrivata in Italia nel 2000 si trasforma nel lavoro di prostituta. «Mi prostituivo in via Varisco per pagare i debiti che avevo con la persona che mi aveva portato in Italia e per mandare i soldi a casa. La bella vita era stata solo una bugia». Notte dopo notte, Nubia subisce tutto il repertorio di violenza e sfruttamento della strada. Tentano di rapinarla con coltello alla gola, la usano come un oggetto. «C’è stato un uomo però che pensavo fosse il mio fidanzato. Mi portava a cena e mi telefonava dopo essere stato con me, ma voleva solo prestazioni gratis. Sono gli scherzi crudeli della solitudine e della mancanza di affetto». Sulla strada, però, incontra anche il suo primo angelo. «Devo molto a Daniela Daniele, che con la Croce Rossa scendeva in strada dove c’eravamo noi. Ci portava qualche genere di conforto, distribuiva preservativi. Mi piaceva parlare con lei e siamo diventate amiche. Non smetterò mai di volerle bene. Grazie a Daniela ho conosciuto Rosana Crispim Da Costa, una donna dalla mente aperta, poetessa e intellettuale. Queste due donne mi hanno cambiato la vita».

Il riscatto

La svolta per Nibia Miranda arriva un giorno del 2017. «Non mi sentivo bene e ascoltando il consiglio di Daniela mi sono rivolta a un medico. Era esplosa una protesi al seno. Dolori, operazione e ricoveri. Quando sono uscita però mi sono detta: “non sono nata prostituta, nella mia vita ho voluto sempre cambiare è arrivato il momento”. Dal villaggio di pescatori nel Rio delle Amazzoni al diploma all’Alberghiero il lavoro che faccio oggi al residence è bellissimo, ma il mio sogno è di fare la chef». E siamo sicuri, Nubia Miranda che ha fatto l’impossibile ci riuscirà.

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