Tra le cose che non comprendo nel fare politica, ci sono le strumentalizzazioni ad ogni costo, specie sono contro la logica.
A Macerata, un pazzo che fu candidato con la Lega (prendendo 0 voti, e cioè nemmeno il suo), spara all’impazzata per strada e ferisce degli extracomunitari.
Tutto il noto generone della spocchiosissima sinistra radical-chic, ossia quella ipocrita per antonomasia che dichiara sempre il contrario di quanto dovrebbe aver dentro, si scaglia contro Salvini, e tutte le galassie grossomodo di destra, ma che oggi si dovrebbero definire del buon senso, perché se è vero, e vero non è che non esiste destra e sinistra, rimane invariata al differenza tra la buona politica e l’ideologia. Ma qual è la strumentalizzazione?
Eccola servita: quello stesso mondo che stigmatizza una corrente politica e culturale definendola xenofoba e razzista, coinvolgendola in responsabilità che non le appartengono, giudica in modo diverso il mussulmano che si fa saltare in area uccidendo degli infedeli. Per questa sinistra pessima, che ha tutti i vizi dell’Occidente e per questo ne desidera la dissoluzione, amica della finanza e dei banchieri, e che nulla ha a che fare con la sinistra storica nata per difendere i più deboli, il mussulmano che compie una strage è un “singolo terrorista”, una “cellula impazzita” sfuggita al controllo di una religione che invece sarebbe di pace. Il folle maceratese è invece un soggetto organico a una “destra violenta e razzista”.
Questo è un classico esempio utile a comprendere che verità e giustizia devono procedere assieme. Sant’Agostino diceva che la “pace è la tranquillità dell’ordine”. Così non vi può essere ordine, né tantomeno pace individuale e sociale, nel momento in cui si giudicano in maniera ideologicamente errata dei fatti, dimostrando completamente disinteresse per la verità. Il problema è che all’uomo moderno la verità non interessa per nulla, o forse e peggio ancora, non crede neanche che esista; perdendosi così in un infinito proferire di pensieri che privi di riferimenti vagano nello spazio vuoto senza meta e senza scopo.
Il mussulmano che si fa esplodere uccidendo degli “infedeli” compie un gesto, un rituale, un ordine in funzione della promessa di un premio nell’aldilà, quella voluttuosa promessa delle sette vergini tutte a sua disposizione. L’omicidio di chi non crede è previsto nel Corano, che altro non è che un codice comportamentale:
“[8;12] Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!
[9;5] …uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. [9;38,39] «Lanciatevi [in campo] per la causa di Allah», Se non vi lancerete nella lotta, vi castigherà con doloroso castigo…
[24;2] Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta…e non vi impietosite…e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione” [ 2;191] Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli.
Suddetto piano di violenza, costantemente presente nell’Islam, è dunque uno stile comportamentale – e tutta la storia dimostra, una prassi politica – di una ben definita religione, ed è per questo che non può considerarsi un folle isolato, un terrorista fuori dagli schemi, colui il quale a Parigi entra in un teatro e ammazza decine di persone, o che prende un furgone a Barcellona e percorre ad alta velocità la Rambla uccidendo tredici persone, oppure che a Londra piazza una bomba nella metro uccidendo ventinove persone.
Tutto questo nulla ha a che vedere con quel pazzo che ha ferito degli extracomunitari a Macerata. Perché non ha eseguito nessun protocollo, da nessuno è stato armato, nessun premio riceverà una volta morto.
C’è un dato in comune però tra il terrorista islamico e il pazzo di Macerata. Entrambi sono vittime di un sistema, malato e contorto, che sta facendosi perverso.
Il mussulmano trova maggiore giustizia nell’uccidere l’infedele occidentale perché l’uomo moderno caucasico ha perso il lume della ragione, imponendo un modello di cultura decadente e materialista a suon di bombe, perdendo quanto aveva di più nobile: la filosofia greca, il diritto naturale e le radici cristiani, confondendo l’occupazione con la civilizzazione, e non è un caso che l’islam dilaghi proprio quando e laddove questi doni l’uomo sta smarrendo, sostituiti con una visione del mondo sub-umano, prossimo all’estinzione, dove il vitalismo altro non è che spasmo di desiderio d’annullamento, la legge sul testamento biologico e sull’aborto è un esempio di quanto venga apprezzata la vita qui da noi.
Luca Traini, il giovane di Macerata che ha commesso un gesto privo di qualunque giustificazione, è vittima (e va da sé: carnefice) di un sistema che oltre ad essere quello descritto prima, vive in una realtà in cui viene costantemente invertito l’ordine naturale delle cose, dove ormai il popolo italiano è talmente abituato all’ingiustizia di Stato, da credere che non esista più la giustizia sociale. L’ordine viene sostituito con un contrordine tutto artificiale, teorico, ideologico, ipocrita dunque.
Se esistono di fatto i populismi, e li si giudicano severamente, bisogna comprendere che il populismo, quello che spesso salta all’occhio, non nasce e si riproduce da solo, ma è l’effetto, la conseguenza di un male peggiore. Il populismo è la naturale conseguenza di un cinquantennio, ad essere generosi, di politiche nazionali ed internazionali contro l’uomo. La crisi dell’uomo moderno nasce proprio dalla scristianizzazione della società, e dal nichilismo che ne consegue. In sostanza sono le contraddizioni di questo mondo che tutto sommato difendiamo perché ci illude di farci più liberi, che produce e provoca il populismo. Vogliamo veramente eliminarlo? Basta tornare ed essere una società più giusta e a misura d’uomo, basta tornare bambini, perché come disse Chesterton: “I bambini sono innocenti e amano la giustizia, mentre la maggior parte degli adulti è malvagia e preferisce la misericordia”.
Riccardo Rodelli