Siamo scomparsi

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VenticinqueGocce

Ce ne siamo accorti tutti immagino: siamo spariti, volatilizzati. Dal giorno del voto noi, persone o “laggente” come dicono i tuttologi della capitale, siamo letteralmente scomparsi dalle chiacchiere dei partiti. Siamo esistiti fino al giorno prima del silenzio pre elettorale, poi più nulla.

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Addio ai reali problemi del nostro Paese, ai giovani, ai lavoratori, agli anziani, e addio a chi il lavoro non lo trova,  a coloro che hanno il lavoro ma vengono sfruttati, all’Embraco.  Addio a tutto ciò che servirebbe per sperare nel futuro, ai NEET, alla scuola veramente “buona”, e addio alle innumerevoli false promesse che per mesi ci hanno farcito il cervello e le orecchie ovunque ci girassimo.

I cosiddetti partiti del “fare” hanno ripreso a soffocarci sotto ad una montagna di parole, ieri come oggi.

Il tempo dell’immenso spot politico è terminato, lasciando spazio alle eterne e vergognose partizioni delle poltrone, senza ritegno, e al non molto lontano cambio di casacca da (finti) politici prezzolati che salteranno là dove più conviene.

Sì, sono pessimista.

Avevo provato, tempo fa, a cercare di comprendere questa legge elettorale: online c’erano, e ci sono ancora, dei tutorial su come funzioni il “Rosatellum”; il tutorial di solito è uno strumento utile se c’è bisogno di capire come sostituire un rubinetto, o stuccare un muro, o per facilitare le piccole operazioni che ci troviamo ad affrontare quotidianamente. Se non si tratta della scissione dell’atomo, si arriva ad avere un quadro più chiaro.

Col Rosatellum no: ho riletto e riascoltato più volte ma ho dovuto arrendermi. Non lo comprendo, ma immagino sia di difficile digestione anche per i gli addetti ai lavori. Ciò che appare leggermente più nitido, è che sia una legge elettorale fatta così: chi vince non vince del tutto, e chi perde non perde del tutto.

Quindi nuovamente al voto, come si sente ripetere? Altro denaro sprecato per una ulteriore tornata elettorale? Altre promesse ? In questo caso coloro che hanno raggiunto le percentuali che tutti conosciamo, non avrebbero lo stesso riscontro.

Rimane evidente l’incapacità cronica di dialogare tra le forze politiche, di trovare un punto di partenza,  per accordarsi sulle reali necessità: iniziare da un pensiero  comune, e poi santo cielo, governare, e pure bene!

Tra personaggi che popolano i partiti e che nemmeno si guarderebbero, sicuramente alcune convergenze esistono; e allora per quale motivo non partire da lì, senza perdere ulteriore tempo in compromessi e discussioni lontane anni luce dalla quotidianità dei cittadini. Il guaio è che questa gente non si parla, dimostrando ancora una volta, casomai ce ne fosse bisogno, che l’interesse dei singoli politici prevale su quello comune delle persone.

Attendiamo un governo, attendiamo stabilità, e ad attendere ci sono pure l’Europa, i mercati, quei maledetti mercati che si “spaventano” con niente e di conseguenza portano via il lavoro lasciando disperazione , quei mercati che hanno veramente il potere; e poi i Russi, e gli Americani.  Il voto, il futuro governo del Paese, non è solo cosa nostra, anzi, a metterci il naso, a tirare chi da una parte chi dall’altra sono in troppi, e sempre e comunque mai per lasciarci vivere degnamente il nostro futuro, ma puntando sempre su un tornaconto che mai sarà condiviso con le persone; ed è ciò che qualche partito non ha voluto sentire, e che si è sempre tenuto lontano dai cancelli degli stabilimenti che chiudono, dalle persone che con difficoltà cercano di sopravvivere, limitandosi a parole vuote alle quali hanno fatto da cassa di risonanza quei programmi che per incassare denaro dalla pubblicità danno voce e microfono a parassiti che hanno  semplicemente rovinato il Paese.

I quattro minuti di Crozza – Veltroni sono veramente azzeccati per ricapitolare il fallimento totale. Ultimamente prevale il voto di protesta,  o quello estremista, e Dio sa quali guasti può portare l’idea che questa politica sia eternamente contro e mai a favore.

Aiutateci a cambiarla.

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Luciano Simonetti
Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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