l'editoriale
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27 Marzo 2019 - 07:47
(depositphotos)
Non credo sia mai stata scritta una guida di Torino con le vie della paura. Un brutto biglietto da visita per una città che ha richiamato 15 milioni di visitatori e che vanta un turismo in continua crescita da dieci anni a questa parte. Eppure è la realtà che non può essere taciuta o, semplicemente relegata in qualche nota riservata del ministero degli Interni. Un corposo dossier dove gli analisti hanno sovrapposto a una dettagliata cartina toponomastica i dati relativi ai reati commessi. Ne è scaturita una mappa delle vie della paura e dei quartieri più a rischio. Con una sostanziale divisione della città in due settori, nord e sud, e il centro che stupisce per il numero dei reati predatori, soprattutto nelle ore serali e nei fine settimana. Va detto, per la cronaca, che questo dossier è stato particolarmente utile al questore Francesco Messina che ieri ha voluto tracciare un bilancio del suo intenso lavoro in città: 2.550 arresti con un 36 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Scendendo nel particolare della ricerca, la via più a rischio, con 586 reati commessi in un anno, è corso Giulio Cesare, la seguono corso Regina Margherita (566), corso Vittorio Emanuele (555), via Nizza (479), corso Vercelli (336). Strade, ci dicono, dove maggiore è la concentrazione di stranieri che coincide con la scarsità di servizi da parte dell’amministrazione comunale. Perché, vi chiederete, è importante questa inedita mappa di Torino? Perché consente, al di là della necessaria prevenzione dei reati, di mettere in atto dei progetti politici e sociali per la riqualificazione del territorio. Non bastano 20 volanti in servizio 24 ore su 24, né la collaborazione stretta tra polizia e carabinieri. Occorre un piano di interventi mirati contro il disagio, l’accattonaggio, lo spaccio della droga e la prostituzione. Noi, nel semplice ruolo di cronisti, disegneremo - a partire da oggi - questa mappatura della Torino che vorremmo vedere. Un quadro che non deve essere visto come una cartina degli orrori, ma come stimolo a cambiare il volto della città.
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