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«Le violenze di piazza sono comprensibili, questa è una guerra»

Scontri

Giacca a vento nera con cappuccio, felpa, pantaloni e scarpe dello stesso colore. Si presenta così Nicolas - il nome è di fantasia - all’appuntamento in un anonimo bar nei pressi di corso Appio Claudio. Ha 30 anni, barbetta incolta, occhiali da vista e viso da ragazzo perbene. È uno dei manifestanti che sabato scorso ha partecipato al corteo nato dopo lo sgombero dell’Asilo occupato di via Alessandria.

Una manifestazione che si è trasformata in una guerriglia urbana con cassonetti dati alle fiamme, scontri con le forze dell’ordine e assalto a un bus da parte di un gruppo di anarchici incappucciati che hanno messo a ferro e fuoco un’intera città.

«Sono state reazioni comprensibili rispetto all’atteggiamento utilizzato dai poliziotti: sono stati loro per primi a voler creare questo clima di guerra, così per noi è diventato necessario portare in piazza il conflitto». La spiega così Nicolas, ma le sue parole valgono anche per agli altri che quella sera erano lì a lanciare pietre e molotov.

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