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14 Novembre 2018 - 07:29
Il 15° anniversario di Nassirya è stato ricordato, almeno sui social. Chissà se ad aprile sarà ricordato il 15° della morte di Fabrizio Quattrocchi, la guardia del corpo sequestrata dalle “Falangi verdi di Maometto” che disse, prima di venir ucciso, «Vi faccio vedere come muore un italiano». Al tempo Maurizio Costanzo, parlandone in tivù, sentenziò: «Abbiamo liquidato frettolosamente la morte di 20 carabinieri a Nassirya e ora facciamo il santino di un mercenario». Restai basito davanti all’impudenza di quel milionario (con tessera Ds) che entra nei nostri salotti da 40 anni e non si tira indietro, con finto moralismo, di fronte a nulla. Pettegolezzi, delitti, trans, pedofili, tutto gli va bene per far bassa cucina sociologica e soprattutto audience. E Sandro Curzi buonanima? Lui disse: «È triste vedere dei giovani come Quattrocchi costretti ad andare in Iraq a fare uno sporco lavoro perché non trovano di meglio in Italia». Forse che il lavoro delle scorte statali è pulito perché è pagato poco? E quale grado di sporcizia ha il lavoro di quei vigilantes che rischiano la vita per trasportare in banca gli incassi dei teatri dove tromboneggia Costanzo? Oltretutto non era vero che Nassirya era stata «liquidata frettolosamente»: proprio Costanzo ci aveva puciato il biscotto per puntate e puntate. Se Quattrocchi guadagnava 10.000 euro al mese, i carabinieri di Nassirya ne prendevano 6.000, e c’era la fila per andarci, bisognava farsi raccomandare. Ma quelli come Costanzo le scorte, se non gliele paga lo Stato, le usano con disprezzo. Per uno come lui, l’iniziativa privata è come il sesso per un prete: farina del demonio. Anche se l’impasti, l’importante è che non te ne resti traccia sulla tonaca.
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