Camorra, i pentiti: ”Cosimo Di Lauro si sentiva ‘Il re Sole’ e scatenò la faida”

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Ha confermato agli inquirenti ciò che poche settimane prima aveva affermato Giovanni Piana sull’omicidio di Maurizio Nocera. Ma Maurizio Prestieri dell’omonima famiglia rimasta fedele ai Di Lauro fino all’ultimo, quando si è pentito ha fatto di più: oltre a puntare il dito contro “Cosimino” per l’omicidio di Mariano Nocera, ha parlato di lui come un “arrogante che non si sapeva comportare, a differenza del padre che era diplomatico, con gli affiliati della vecchia guardia fino a costringere Raffaele Amato a lasciare l’Italia per la Spagna pur di non entrare in guerra”. Ma poi la situazione precipitò ugualmente e scoppiò la faida.
“Si sentiva Re Sole”, ha messo a verbale Maurizio Prestieri, riferendosi a Cosimo Di Lauro, nel corso del processo a carico di un altro esponente del clan Di Lauro. “La scissione all’inizio era pacifica, poi divenne sanguinaria a causa sua. Raffaele Amato tornò dalla Spagna e si mise a capo degli “scissionisti” insieme con Cesare Pagano.
Nel frattempo anche gli Abbinante avevano lasciato i Di Lauro”. Un importante contributo alle indagini sul clan Di Lauro l’ha offerto pure il pentito Giovanni Piana, il quale nell’interrogatorio dell’11 giugno 2007 descrisse i componenti della famiglia di cupa dell’Arco.”Ho conosciuto personalmente Cosimo Di Lauro e i fratelli Ciro, Nunzio e Marco, ma con questi ultimi due ho avuto solo sporadici incontri. Ho incontrato Cosimo e Ciro Di Lauro prima della faida di Secondigliano e precisamente nel periodo in cui a incontrato con Cosimo Di Lauro, presente anche Ciro Di Lauro perché ci mandarono a chiamare.
Cosimo Di Lauro voleva far capire alla famiglia Abbinante che lui era il capo e che tutto veniva gestito da lui. Ci disse che lui aveva preso il posto del padre e che voleva eliminare tutte le persone anziane del gruppo per lasciare spazio ai giovani. Ci disse che non si poteva fare niente a Secondigliano senza il suo preventivo consenso”.Anche  il neo pentito Gennaro Notturno soprannominato “Sarracino” nell’interrogatorio il 18 maggio 2017 ha parlato dell’omicidio di mariano Nocera: “Giovanni Piana e il cognato Pasquale Riccio stavano spesso insieme a un certo Mariano, che di cognome faceva Nocera, poi ammazzato davanti al bar-caffetteria detto “dei cafoni” perché era frequentato dagli Abbinante, da Antonello Montanino e Claudio Salierno. Mariano Nocera venne ucciso perché a sua volta aveva commesso l’omicidio di un assicuratore fuori al bar “Zelinda” (Vincenzo Arciello, ndr).
Nocera commise l’omicidio senza alcuna autorizzazione, che in quel momento avrebbe dovuto dare Cosimo Di Lauro, attesa l’epoca dei fatti, prima della faida del 2004. Dopo il delitto io mi incontrai con Fulvio Montanino, Antonello Montanino, Claudio Salierno e Arcangelo Abete giù alle “Cappe”. Gli Abbinante avevano perdonato Nocera per l’omicidio non autorizzato e avevano avuto la garanzia da Cosimo Di Lauro che sarebbe stato “risparmiato”.
Per cui l’avevano fatto scendere dal luogo in cui si era nascosto, ma Nocera fu ammazzato dal gruppo di fuoco dei Di Lauro per ordine di Cosimo Di Lauro. A quel punto io e Arcangelo Abete andammo alle “Cappe” per sapere
da Fulvio Montanino perché era stato ammazzato Nocera nonostante la parola data e lui mi rispose: “lo chiedi a me? Chiedilo a Cosimino che ha dato l’ordine. Antonello Montanino ci spiegò la dinamica, dicendo che era stato lui a sparare mentre Salierno aspettava fuori. Nocera stava prendendo il caffè”.


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