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Cosa fare se ti succede come a Diana Di Meo, l’arbitro vittima di revenge porn

Cosa fare se ti succede come a Diana Di Meo, l’arbitro vittima di revenge porn

Quello della 22enne di Pescara è solo l’ultimo caso di “vendetta porno online”. Che cos'è il Revenge Porn, cosa succede e come fare a difendersi: serve il coraggio di denunciare

DI Andrea Pietrzela / 25 gennaio 2022

È assurdo come, nel 2022, il fenomeno del cosiddetto revenge porn sia una piaga ancora lontana dall’essere estinta. Ciò che è capitato a Diana Di Meo, arbitro e influencer 22enne di Pescara, fa rabbrividire. E lei è soltanto l’ultima vittima della lista.

 

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Ripercorriamo la vicenda, cercando di spiegare bene quanto accaduto, per far comprendere a tutti la gravità della situazione e aiutare chiunque, malauguratamente, si ritrovi al posto di Diana.

Che cos’è il Revenge Porn

Revenge porn è un’espressione in lingua inglese che letteralmente significa “vendetta porno”. In che cosa consiste, esattamente? Come scrive la stessa Di Meo:

“È definito anche come ‘pornografia non consensuale’ e ‘abuso sessuale tramite immagini’. È l’atto di condivisione di immagini o video intimi di una persona senza il suo consenso”

Non si tratta soltanto di vendetta dunque, ma anche e più semplicemente di mancanza totale del rispetto della privacy di un individuo.

Viene pubblicato e diffuso, online e tramite internet, materiale intimo, cioè immagini o video di atti sessuali. Che iniziano a circolare in rete senza il consenso dei protagonisti degli stessi.

Come a dire: “Ti sei fotografat* o filmat* nud* mentre fai sesso? Io lo faccio vedere a tutti. Che la cosa ti piaccia o no”.

Purtroppo storie di questo tipo sono all’ordine del giorno, anche grazie all’infinita – e spaventosa – forza di condivisione del web: Whatsapp, Telegram e tantissime altre app (che abbiamo tutti sotto mano) pullulano di chat dove circola ogni genere di file. 

Se diffondere un contenuto di revenge porn è tecnicamente semplice, rimuoverlo non è facile. Agire in maniera tempestiva può rivelarsi fondamentale: più siti, app e social lo condividono, più difficile sarà eliminarlo dal web.

“Le autorità competenti si stanno già occupando di tutto”, spiega la Di Meo tramite il suo profilo Instagram. Per uscirne, infatti, la prima mossa indispensabile è trovare il coraggio di metterci la faccia. “Sempre a testa alta ragazzi, sempre”

Diana Di Meo: “È un porcile, ma bisogna resistere”

“Sui social stanno girando miei video, alcuni di questi fatti a mia insaputa”. Queste le prime parole di Diana Di Meo nel video che ha diffuso sui suoi canali social.

L’arbitro, ricordando che si tratta di “un reato da Codice rosso”, ci tiene anche a ringraziare tutti per il sostegno avuto “in una situazione che non auguro davvero a nessuno”.

 

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In un’intervista a Repubblica la ragazza ha raccontato anche qualcosa in più: 

“Sono state settimane di sofferenza assoluta e infinita tristezza. Ora respiro, perché mi sono tolta un peso. Non so chi sia stato a diffondere i miei video privati, forse mi è stato hackerato il cloud del telefono”

C’è anche chi l’ha accusata di esibizionismo, di aver diffuso lei stessa quei video. Di essersela andata a cercare, insomma, perché il suo profilo Instagram (da circa 90mila followers) è pieno di sexy foto in costume che esaltano le sue forme.

In tanti, banalmente, non riescono a distinguere la sua bellezza dalla sua colpevolezza.

 

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Non bisogna credere a tutto quello che si vede su Instagram: il social media permette di fare business, è un mezzo utile per far crescere un brand. Ma dietro ogni profilo, non dimentichiamolo, c’è una persona in carne ed ossa con le sue forze e le sue debolezze.

Diana Di Meo è una ragazza bella e sensuale che sfrutta la propria immagine, proprio come altre milioni di persone al mondo. Sarebbe questa la sua colpa?

Qualcuno scrive: “Pubblica foto hot solo per provocare”. E anche se fosse? Si chiama libertà di espressione, è nella Costituzione. Sembra assurdo persino il dover soltanto fronteggiare accuse simili.

Vittime di Revenge Porn? Ecco come uscirne

Piuttosto, passando alle cose serie: cosa fare se si dovesse finire vittime di questo grande e perverso meccanismo?

La prima cosa da fare è segnalare quanto più possibile video e immagini da eliminare ed esporre subito denuncia presso le autorità competenti. 

Noi di Radio DEEJAY ve ne avevamo parlato già poco tempo fa con l’articolo che vi riproponiamo qui sotto:

Dal 2019, in Italia, è attivo anche permessonegato.it, sito che si occupa proprio di fornire assistenza alle vittime di revenge porn. Si tratta di un’associazione di criminologi, avvocati e tecnici che danno supporto tecnologico per rimuovere video e immagini, con il fine ultimo di contrastare il fenomeno.

Il servizio, totalmente gratuito e che può garantire l’anonimato dell’utente, fornisce anche delle linee guida legali su come muoversi dal punto di vista pratico e giuridico. 

Per debellare il fenomeno, bisogna reagire. Non esiste altra strada. Come ci ha ricordato in radio Matteo Flora, il presidente di permessonegato.it:

“La parola giusta, in questi casi, è vittime. Non dovete sentirvi in colpa se siete stati o state vittime. Non abbiate paura di denunciare. Capiamo che vi sentiate soli e anche responsabili di aver commesso una leggerezza, ma non è colpa vostra. Parlatene, parlatene, parlatene. Prima si agisce, meglio è”

Ascolta l’intervento integrale del presidente di permessonegato.it

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