Spike Lee torna alla grande con BlacKkKlansman
L’ultimo grande film di Spike Lee è stato Inside Man, datato 2006: da allora, se si esclude l’Oscar alla carriera ricevuto nel 2016, il regista di Atlanta ha collezionato una serie di passi falsi, su tutti il remake di Oldboy (2013).
In un decennio è però successo di tutto, dalla crisi economica all’elezione del primo presidente di colore, Barack Obama, fino alla recente ascesa di Donald Trump, che usa toni molto vicini a quelli che si vedono in BlacKkKlansman. E proprio il pericolo rappresentato dall’“Agent Orange” (agente arancione), come lo chiama Lee, ha spinto il regista a dirigere BlacKkKlansman, uno dei film migliori della sua carriera per forma e potenza emotiva.
Il coraggio di Stallworth è uno degli aspetti che più ha appassionato Lee: “Per compiere un atto coraggioso credo che si debba credere davvero in quella causa, al punto da non riuscire a stare seduti a guardare. È una cosa che dipende dalla persona: non tutti possono essere coraggiosi, non tutti hanno ciò che serve. Alcuni possono preoccuparsi di essere danneggiati dalle conseguenze. Non tutti hanno questa qualità, altrimenti ci sarebbero continuamente atti folli. La risposta quindi è: ci vuole una persona davvero speciale per fare un gesto folle.”
John David Washington e Adam Driver: la coppia perfetta
La coppia formata da Adam Driver, sempre più in ascesa, e John David Washington (figlio di Denzel, dotato di presenza scenica e carisma simili) è l’altro punto di forza di BlacKkKlansman: splendidamente affiatati, i due attori danno vita a una specie di danza verbale e fisica in cui si scambiano corpi e voci, dimostrando di essere a loro agio con registri molto diversi tra loro, dall’azione a toni più comici, regalando una prova memorabile (fatto per cui è quasi un delitto vederli doppiati).
(foto: Universal Pictures Italia)