Don Biancalani dopo il tuffo in piscina apre la «pizzeria del rifugiato»
A Vicofaro il sabato sera, in via Santa Maria Maggiore, una decina di ragazzi arrivati dall’Africa sforna pizze a più non posso per accontentare i clienti e imparare un mestiere
PISTOIA – Don Massimo Biancalani fa il bis. Dopo la provocazione della scorsa estate, che aveva suscitato un grande clamore sui social network, ora torna alla ribalta con una nuova iniziativa destinata – come la precedente – ad attirare l’attenzione dei media. E il sacerdote, stavolta, rinuncia all’atmosfera goliardica della piscina (dove aveva portato i migranti a fare il bagno) per aprire un’attività commerciale dal nome esaustivo: signore e signori, ecco a voi la «Pizzeria dal rifugiato». A Vicofaro il sabato sera, in via Santa Maria Maggiore, una decina di ragazzi arrivati dall’Africa sforna pizze a più non posso per accontentare i clienti e imparare un mestiere. Nel menù della neonata pizzeria sono presenti anche i dolci, ma non ci sono prezzi. La cena, infatti, prevede un’offerta libera che servirà non solo a finanziare l’attività commerciale e a retribuire il lavoro dei ragazzi, ma anche a sostenere le loro famiglie rimaste nei paesi d’origine.
Nuova apertura de «La pizzeria del rifugiato»
L’obiettivo di Don Massimo è quello di raggiungere circa 80-10 coperti ogni sera e per ora gli affari stanno andando piuttosto bene. Le prime sere sono state un successo: hanno mangiato nella pizzeria «del rifugiato» almeno cinquanta persone. I parrocchiani sono stati i primi clienti del locale, ma la voce si è subito sparsa anche nei dintorni. Il sacerdote assicura che la pizza è buonissima e che i ragazzi hanno fatto dei corsi e si sono specializzati: hanno seguito il corso per l’avviamento della ristorazione e ottenuto il patentino per la manipolazione dei cibi. Lo scopo di Don Biancalani, infatti, è quello di insegnare un mestiere a questi ragazzi così che possano inserirsi nella comunità che li ospita dignitosamente e offrirsi sul mercato del lavoro con delle capacità.
Le critiche contro Don Biancalani
«Venire a mangiare la pizza a Vicofaro è un modo di esprimere solidarietà, un modo di fraternizzare con questi nostri fedeli che non hanno avuto le nostre stesse fortune o che semplicemente hanno raggiunto le nostre terre in cerca di una fortuna» recita il volantino d’invito. Ma c’è anche chi non è d’accordo con questo progetto. Alcuni criticano il fatto che questi ragazzi non siano giunti da zone di guerra, ma dal Gambia, dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria dove non sarebbe in corso nessun conflitto. I giovani africani che lavorano nella pizzeria di Don Biancalani non sarebbero, quindi, dei «rifugiati» come recita il nome del locale. E altri si chiedono se il sacerdote non avrebbe potuto assumere anche degli italiani disoccupati.
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