29 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Leopolda 8

Il giovane vecchio Renzi galvanizza le truppe prima della Waterloo elettorale. E Minniti si prepara a prendere il suo posto

Renzi senza truppe, ma desideroso di uno scontro finale, verrà travolto alle prossime elezioni. Minniti pronto per essere il prossimo segretario del Partito Democratico

Il segretario del Pd Matteo Renzi parla a Firenze sul palco della Leopolda 8
Il segretario del Pd Matteo Renzi parla a Firenze sul palco della Leopolda 8 Foto: ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI ANSA

FIRENZE - C'è un che di stantio, di noto, quella vaga sensazione di qualcosa che vuole essere giovane ma risulta inevitabilmente vecchio nella Leopolda renziana, giunta alla sua ennesima edizione. La numero 8, che ha come unico scopo quello di rabberciare un piccolo esercito di fedelissimi che duri cento giorni o poco più, da condurre verso la disfatta elettorale che segnerà la fine di Matteo Renzi. Ottanta euro in cambio di un voto: è l’ennesimo bonus che Renzi promette agli italiani, se faranno  bravi, se metteranno la crocetta al posto giusto. Questa volta alle famiglie con figli. E’ il cuore della proposta politica del Partito Democratico, non una novità. Il mito del bonus, del regalino in cambio delle riforme strutturali, avanza: in compenso, appena dopo le elezioni, avremo una manovra lacrime e sangue già imposta dai falchi dell’Unione Europea. Ma di questo nella Leopolda renziana non si parla, perché i mito è sempre l’europeismo liberista, l’obbiettivo salvifico per tutti, da ricostruire ogni volta che viene abbattuto dalla dura realtà sociale, spolpata dall’austerità. Il giovane vecchio resiste con le sue idee che fanno felici banche, multinazionali che non pagano tasse, sindacati amici, anziani che idolatrano la figura del segretario nuovo Togliatti, e il sempre meno vasto mondo che gli ruota intorno.

Media sempre sugli attenti
Appena terminata, tutti i mezzi di comunicazione aprivano con l’intervento di Matteo Renzi alla Leopolda. Un trionfo di promesse: ce n’è per tutti i gusti. Testamento biologico, meno tasse, più servizi, il solito bonus, ha citato Ridely Scott tanto per fare un po’ il giovane, ha detto che gli uomini devono essere più femministi, per concludere con il classicone sempre verde: dietro le le false notizie - una novità dell’intera storia dell’umanità - ci sono, indovinate un po’, la Russia e Putin. Il quale vorrebbe far vincere il M5s e la Lega Nord. Ora, per quanto possa onorarci sapere che niente meno che il nuovo "impero del male" stia tramando per portare il suo dominio anche sullo Stivale, purtroppo dobbiamo accettare la tragica verità: a Putin, e ancor alla Russia, delle sorti politiche italiane non interessa nulla. Rassegniamoci tutti: siamo un paese marginale, buono solo per essere spolpato delle sue ricchezze. Al momento ci sta spolpando la finanza europea. Ma ovviamente da oltre oceano la comunità che conta spinge sulla retorica «fake news», quindi Matteo Renzi ha colto l’occasione per manifestare piena sudditanza culturale a quel mondo, attaccando i suoi più pericolosi avversari politici.

Il nuovo Napoleone
Il tratto giovane a tutti i costi imperversa nella Leopolda, anche se l’intera estetica ormai è consunta dall’eccessivo utilizzo. I tavoli che simulano la discussione partecipata erano un novità sul finir del millennio, e già al tempo altro non era che teatro. Oggi sono patetici tentativi di dimostrare un qualcosa di vago che, probabilmente, dovrebbe far contenti i reduci dei bei tempi che furono. Così la star assoluta non può che essere il ministro Minniti, un ex Pci che però deve mascherare la sue idee - che poi sono le stesse delle stragrande maggioranza degli italiani - sulle migrazioni, dietro una stucchevole retorica sociale.

Dopo Renzi toccherà a Minniti?
Minniti prenderà il posto di Renzi, dopo le elezioni politiche, a capo del Partito Democratico: ormai è palese. Perché il segretario del Partito Democratico è sempre più un uomo solo che pensa di essere Napoleone. L'ultimo Napoleone, quello che viene ricordato dagli storici solo per le devastanti sconfitte in successione.
Intorno a lui i generali di un tempo se ne sono andati, oppure li ha allontanati lui, sperando di rifarsi una verginità. Gli «impresentabili» – perché visceralmente snob e antipatici – Baricco, Serra, Farinetti, Cucinelli e Zingales non si fanno più vedere alla Leopolda. Resiste Maria Elena Boschi, che non dice mai nulla di trascendentale, manco quando i giornalisti le domandano «lei cosa pensa del femminicidio?» . E la sventurata rispose una cosa tipo «è una cosa brutta» o giù di lì.

Referendum ferita aperta
Ma in fondo quello che domina l’ennesima Leopolda renziana è il trauma irrisolto del referendum perso malamente. La disfatta di chi si crede Napoleone dopo la sconfitta di Mosca, certo di una prossima vittoria con cui dimostrerà a tutti la sua grandezza. La storia, come sosteneva Nietzsche, è tragica perché è sempre uguale. Renzi quindi si avvia bellamente verso il suo esilio politico, verso la sua isola di Sant’Elena. Perderà malamente anche le prossime elezioni che saranno la sua Waterloo. Cadrà la sua segreteria politica e lo stesso Partito Democratico, fino a quando non arriverà Minniti, verrà trascinato nella polvere dal suo segretario. Il primo esilio, post referendum, non gli ha insegnato nulla: l’uomo è così e per molti aspetti ha perfino un tratto romantico che però non lo salverà dalla sua insicurezza, che lo porta a volersi considerare in ogni contesto un nuovo Caesar.  La piccola corte che gli rimane fedele è l’ultima ridotta di un esercito che non crede più in lui. Tranne ovviamente i fanatici, i furbi – quelli che sperano che dopo le elezioni Silvio Berlusconi possa salvarlo – nonché, paradossalmente, i più ferrei sostenitori della linea stalinista del fu Pci: al segretario si ubbidisce sempre. Ma Berlusconi non lo salverà se gli verrà restituita la piena agibilità politica.
Anche la piccola Leopolda, un tempo grande e sfavillante, ormai ridottasi a parlare male di Putin e poco più, è il segno della fine politica di un uomo che tra qualche anno non ricorderemo nemmeno più.