24 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Olimpiadi Torino 2026

Olimpiadi a Torino nel 2026, l'incredibile benedizione di Grillo a Appendino. Il Sistema Torino non esiste più?

A sorpresa, Grillo è intervenuto telefonicamente all'assemblea degli attivisti M5S che si sono riuniti a porte chiuse a Collegno, e ha dato il suo beneplacito

Il fondatore del M5s Beppe Grillo con la sindaca di Torino Chiara Appendino
Il fondatore del M5s Beppe Grillo con la sindaca di Torino Chiara Appendino Foto: ANSA/UFFICIO STAMPA COMUNE DI TORINO ANSA

TORINO - Hanno vinto le elezioni cittadine giocando proprio sull'antipatia nei confronti del cosiddetto Sistema Torino. Hanno denunciato la voragine creata dalle Olimpiadi del 2006, che hanno trasformato il capoluogo sabaudo nella città più indebitata d'Italia. Hanno strappato un voto fin troppo facile alle periferie arrabbiate. E adesso, come se nulla fosse, cambiano idea. Le Olimpiadi a Torino nel 2026 sono "una grande occasione». Così Beppe Grillo ha definito la candidatura di Torino ai Giochi Olimpici invernali 2026. A sorpresa, Grillo è intervenuto telefonicamente all'assemblea degli attivisti M5S che si sono riuniti a porte chiuse a Collegno, appena fuori dalla città, chiamato direttamente dalla sindaca Appendino che lo ha messo in viva voce. "Dimostreremo di essere in grado di organizzare bene, saranno sostenibili e zero debito» ha spiegato il fondatore del M5s. «Dobbiamo provare a ideare una Olimpiade diversa, una olimpiade sostenibile» ha scandito via telefono Grillo al centinaio di attivisti riuniti in strada Antica di Collegno. «Non possiamo perdere l'opportunità di dimostrare che il Movimento sa raccogliere le sfide e provare a gestire cose complicate».

Il modello Los Angeles '84
Eppure poche ore prima Appendino aveva preso esplicitamente le distanze dallo studio di prefattibilità sui Giochi olimpici all'ombra della Mole, presentato il giorno prima dalla Camera di Commercio. Mentre tra i consiglieri comunali e regionali M5S da sempre le Olimpiadi invernali 2006 sono state il sinonimo di indebitamento 'monstre' del Comune di Torino e di abusi edilizi. Ma se Giochi Olimpici devono essere, allora "il modello proposto da alcuni grillini è quello delle Olimpiadi di Los Angeles '84». Un'edizione delle Olimpiadi "che nessuno voleva e che si sono trasformate in un successo, anche grazie alla scelta politica dell'assenza di fondi pubblici" scrivono sui social i consiglieri comunali Damiano Carretto e Maura Paoli, che hanno elaborato un decalogo per dire sì alla candidatura di Torino, che prevede tra le altre cose un indennizzo di 500 milioni di euro alla città. Olimpiadi totalmente private, dunque, senza fondi pubblici: niente stato, regione, città metropolitana, comuni, Coni o altro, a partire dalla candidatura fino alla realizzazione delle strutture e alla gestione operativa dell’evento. Enti pubblici solo in veste di cabina di regina.

Olimpiadi private
"Crediamo che l'unico modo per realizzare delle Olimpiadi realmente sostenibili per l'Italia intera - le Olimpiadi sono un evento di interesse nazionale organizzato da una fondazione privata, il CIO - sia quello di impostare la manifestazione di interesse alla candidatura mettendo in chiaro sin da subito che non verranno impiegati soldi pubblici. A qualsiasi livello: stato, CONI, Regione, Città Metropolitana e Comuni Olimpici. "Soldi pubblici che in questo momento storico devono avere utilizzi molto più urgenti, come l'emergenza casa, il sostegno alle fasce deboli, la mobilità sostenibile". Dalle stime che circolano l'impegno di spesa di denaro pubblico previsto per le Olimpiadi Torino 2026 potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro (o poco meno), scrivono i due pentastellati in un lungo post su Facebook. Obiettivo dichiarato: "Ribaltare il paradigma delle grandi opere da 'investimenti pubblici e guadagni privati' a 'investimenti privati e guadagni pubblici'".

Il no di Valentina Sganga
Sul documento però non tutti sono d'accordo. La consigliera pentastellata Valentina Sganga sempre su Facebook ha bocciato le cosiddette Olimpiadi della Coca Cola, proposte da Carretto e Paoli. "Non cederò mai al pensiero neoliberale del privato che fa tutto, e meglio" scrive Sganga, ricordando che "credo da sempre nel pubblico e nella sua funzione di indirizzo, se non ci credessi fermamente mai avrei scelto di cimentarmi nell'amministrazione della cosa pubblica. Credo nell'intervento pubblico perché solo il finanziamento pubblico può essere sottoposto ad un vincolo di utilità sociale. Cosa che non si può richiedere ad un privato che opera all'interno delle logiche di mercato». È possibile che i Giochi, se correttamente orientati, possano offrire l'occasione per attuare le politiche di sviluppo sostenibile previste dal nostro programma?, si chiede. "A queste domande saremo presto chiamati a dare una risposta, augurandomi che il dibattito possa essere quanto prima esteso a chiunque sia interessato a parteciparvi. Grandi Eventi, e le Olimpiadi nella fattispecie, nell'immaginario collettivo e politico da cui provengo hanno sempre rappresentato per Torino e per le Valli coinvolte una sequela di abusi edilizi, devastazione del territorio e colate di cemento. Il tutto unito ai miliardi di debiti maturati sui mutui accesi nel periodo olimpico dall'amministrazione Castellani prima e Chiamparino dopo".

Montalbano basita
Praticamente basita anche l'ex consigliera del M5s, Deborah Montalbano, che dopo l'intervento di Grillo ha scritto: «A volte è triste, a volte è così dura la realtà, che anche quando ti si rivela davanti agli occhi, ti ripeti che non è reale per sfuggire alla sofferenza che inevitabilmente può scaturire. Un grande sogno stasera per me muore definitivamente, con la voce più autorevole fra tutte le voci. È tutto finito, questa è l'unica verità coerente, tutto il resto è falsificazione, malafede, fuffa! Resta solo una grande preoccupazione per tutto ciò che verrà e la consapevolezza ma anche la speranza che un nuovo sogno nascerà, tutto da capo. L'unica speranza è rincominciare tutto da capo».

I No Tav contro
La città di Torino andrà a vedere le carte del Cio sulla possibilità di organizzare i Giochi invernali in modo sostenibile dal punto di vista economico ed ambientale. Lo farà con una lettera che Appendino invierà al Comitato Olimpico italiano, dove comunicherà la manifestazione d’interesse di Torino a dialogare e «attivare tutti i canali disponibili per l’impiego di risorse private» per realizzare le infrastrutture e l’evento. Intanto i No Tav in una lettera hanno rilanciato il loro veto ai Giochi. In una lettera indirizzata all'"Illustrissima signora sindaca" tessono le lodi della sindaca Virginia Raggi "che ha saputo dire no" e bollano l'idea dell'Olimpiade low cost avanzata dalla Camera di Commercio "come un risibile paravento per nascondere un nuovo disastro finanziario".

La critica del capogruppo Pd Lo Russo
Interviene nel dibattito anche il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale Stefano Lo Russo, che chiosa: "Le Olimpiadi a Torino nel 2026 possono rappresentare una grande occasione di rilancio della nostra Città che vive uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni. La mancanza di strategia generale del M5S, il terrore di esporsi nell'organizzare grandi eventi dopo i fatti di Piazza San Carlo, un'assenza strutturale di autorevolezza nella Sindaca Appendino e negli assessori con gli interlocutori locali e internazionali stanno spegnendo giorno dopo giorno tutto quello che era stato fatto per trasformare e sviluppare Torino e stanno consegnando la città ad una marginalità non solo geografica ma anche culturale ed economica".

Ma siamo sicuri che si possano fare in Italia?
Passato praticamente inosservato l'intervento di Francesca Frediani, capogruppo regionale M5S Piemonte, e Davide Bono, consigliere regionale, che evidenziano come le Olimpiadi invernali del 2026 non possano essere realizzate in Italia. "Il Regolamento olimpico parla chiaro: è impedita la candidatura ai paesi in cui si terrà la sessione del CIO deputata a decidere il prossimo evento». E la riunione del Comitato Olimpico Internazionale è prevista proprio nel nostro paese, a Milano. La norma non è interpretabile diversamente ed è ampiamente nota a tutti gli addetti ai lavori del mondo dello sport, Malagò in primis. Una regola di buonsenso che evita ai paesi ospitanti l'assemblea CIO eventuali ed imbarazzanti conflitti d'interesse. "Cambiare le regole in corsa sarebbe impensabile e l'attuale dibattito mediatico si basa su presupposti completamente errati" scrivono. "Stupisce che tutti i sostenitori dell'evento non abbiano tenuto conto di questo aspetto». Com'è stato redatto il dossier se non si sono tenute in debita considerazione le norme stilate della stesso CIO? Con tutti i professionisti che si sono spesi per l'evento olimpico a Torino perché nessuno ha approfondito questi aspetti? Che dire, dunque: i costi stimati del 1999 alla fine dei Giochi del 2006 sono quadruplicati superando i 2 miliardi. Adesso il Sistema Torino non esiste più? O forse è vivo e vegeto? Attendiamo fiduciosi la risposta della sindaca.