1 maggio 2024
Aggiornato 08:30
Governo

Abbandonare il pareggio di bilancio in Costituzione: ecco cosa sta facendo tremare l'Europa

Più deficit, più debito, per contrastare le cicliche crisi economiche: il nuovo governo vuole riportare l'Art. 81 della Costituzione alla sua forma originaria?

Il leader della Lega Matteo Salvini
Il leader della Lega Matteo Salvini Foto: Riccardo Antimiani ANSA

ROMA - E' con tono luttuoso che Carlo Cottarelli, già uomo dalle mani di forbice di Matteo Renzi, commenta il «nuovo statalismo» del governo pentaleghista che potrebbe nascere – sempre che il Presidente della Repubblica dia il suo avallo – a brevissimo. Cottarelli, in una lunga disamina su La Stampa, denuncia come il nuovo governo voglia finanziare massicci interventi dello Stato – dal nuovo regime fiscale all'allargamento dei sussidi di disoccupazione, nonché la creazione di una banca degli investimenti pubblica extra Cassa Depositi e Prestiti – laddove regna il dogma del pareggio di bilancio. Dogma che non prevede deroghe superiori al 3%, come noto, e che, come tutti i peccati mortali, viene sanzionato a suon di spire dell'inferno, che nell'epoca religiosamente più fanatica della storia recente – è la religione laica ordoliberista che annichilisce con la sua trascendenza materialista ogni forma di spiritualità storica – dispiega la sua collera attraverso crisi borsistiche e rialzi dei tassi di interesse.

Il volere dei mercati

Cottarelli, che denuncia l'assenza di neoliberismo in Italia – verrebbe da ricordargli che bella fine ha fatto Telecom, nonché il settore bancario, nonché tutto ciò che era dell'Iri – si domanda: «Il contratto non dice nulla sulle coperture: con un potenziale complessivo pari a 110-125 miliardi di euro. Il contratto prevede aumenti di spesa pubblica oltre i cinquanta miliardi». Così, il lamento diventa un implicito anatema di un sacerdote della neoreligione, che dalle pagine di un quotidiano avverte le pecorelle smarrite, e indica loro la retta via. Lo fa nello stesso momento in cui le sue parole, con straordinaria sincronia tra il verbo e il fatto, diventano realtà sui mercati internazionali: lo spread «vola» oltre 170 punti - un differenziale degno di alcuna nota e nemmeno alcun panico – e la Borsa scivola di qualche decimo di punto: dopo una cavalcata al rialzo durata mesi, per giunta senza alcuna reale ragione economica legata a trascurabili fattori come produzione, fatturati, utili.

Chi sono davvero i barbari

Ma, quanto indica con il dito indice puntato, Carlo Cottarelli, e i mercati, in questi giorni sta trovando ampio consenso in un mondo sempre più vasto di apolidi dell'ideologia, con ogni probabilità orfani di un mondo che, grazie all'intervento dello Stato in barbari decenni passati, è riuscita a prendere quell'ascensore sociale – oscena definizione, ma tant'è – che li ha portati da servi della gleba, mezzadri, braccianti, proletariato vario, ad avere il figlio dottore. E che una volta che l'ascensore è stato sfasciato a colpi di privatizzazioni e pareggio di bilancio, il figlio dottore lo hanno visto tornare a fare il servo della gleba, pardon il lavoratore flessibile, che magari dopo una laurea e svariati master – tutti a pagamento si intende – porta in bicicletta a domicilio polli, stufati, sushi, melanzane e altro. E deve anche essere contento.

La sinistra che difende le banche contro lo Stato

Ebbene, questa classe apolide, a cui è stato insegnato che lo Stato è nemico sempre, si è accorta dopo attenta analisi che tre decenni di questa cura non sono stati un granché, e ora si sono affidati a una sgangherata compagine di governo che una cosa giusta la dice: fare deficit pubblico per riaggiustare quell'ascensore è giusto. E' moralmente giusto. E' civilmente giusto. E sempre l'accozzaglia dei barbari ne spara una ancora più grossa: più deficit senza tagliare il welfare, la sanità, lo stato sociale e i servizi. Sono parole che in tempi passati venivano pronunciate dal Partito Comunista, dalla Democrazia Cristiana di Fanfani, dalla destra sociale, da tutti i sindacati: oggi sono vissute come minacce, inni alla barbarie pronunciati da cialtroni senza testa. Eppure, i risultati dell'ideologia che piace a Cottarelli, Renzi, Macron, Merkel, Berlusconi, ma solo quando gli conviene, a Confindustria, ai sindacati – incredibili le parole della Cgil quando si dice preoccupata per «le coperture» - ecco, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Pareggio di bilancio

Ma tutti costoro devono farsene una ragione: il dogma del pareggio di bilancio e del taglio dello Stato sta per essere infranto. E le parole di Borghi in tal senso, per non parlare di quelle di Bagnai, sono semplicemente doverose. Sono la base su cui rifondare l'Europa sociale, quella originaria di Ventotene ormai finita nei cassetti dei ricordi. Chi vuole l'Europa unita deve sostenere tale visione ideologica: dovrebbe essere un esempio per molti, soprattutto per i progressisti, ormai smarriti. Ovviamente in questo quadro ci sono delle incongruenze: la flat tax evidentemente, così come alcune grandi opere che sono chiaramente nate per finanziare la lunga filiera cooperativa/partito, se riviste e calibrate potrebbero stemperare l'impatto di una politica fortemente espansiva. Non è possibile inoltre continuare a tollerare l'evasione fiscale legale delle grandi multinazionali, che hanno la possibilità di spostare il pagamento delle tasse laddove non esiste un regime di tassazione degno: nazioni che si trovano addirittura all'interno dell'Unione Europea.

Articolo 81 ex post

Il governo pentaleghista in questi tempi paradossali è quello che recupera i più reietti dei diritti: quelli sociali. Non andranno da nessuna parte, per mille ragioni: non ultima, la dichiarata volontà della parte maggioritaria della coalizione di governo, il M5s, di rispettare i patti comunitari. Il tutto in un contesto dove la Francia di Macron non fa passare giorno in cui interferisce, non solo a parole, per sabotare questo passaggio. Il cuore della politica di cui si parla, anche se indirettamente, riguarda l'Art. 81 della Costituzione, cambiato quando l'Italia era sotto attacco finaziario nel 2012, in cui viene imposto il pareggio di bilancio, ovvero l'impossibilità di fare deficit. Ecco com'era:

«Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte».

Ecco come è stato trasformato:

«Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei principi definiti con legge costituzionale».

Zagrebelsky dalla parte di chi modifica la Costituzione quando è sotto attacco?

Il testo contenuto nella modifica, decisamente più verboso, rimane ambiguo sul piano della semantica giuridica, perché vieta ciò che permette in più passi. Ma la versione modificata, data la parallela variazione degli articoli 97, 117 e 119, introduce molto più nettamente il concetto di pareggio di bilancio, estrapolando così il principio di autonomia nazionale sui temi economici e fiscali. Ed è veramente sorprendente leggere le parole del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, che in una dura dura critica al nascente governo – non senza fondamento per quanto riguarda il lato manettaro-giustizialista – critica proprio l'attacco che i pentaleghisti stanno portando all'Art. 81, risciacquato sotto la minaccia dei mercati nell'autunno del 2011.