28 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Centrosinistra

Caro Renzi, hai poco da lamentarti: il governo Conte l'hai creato tu

L'ex segretario del Pd fa il giro delle tv per attaccare Salvini e Di Maio e dare la colpa a Bersani e D'Alema. Ma questa situazione è solo frutto dei suoi errori

Matteo Renzi durante la trasmissione di Raiuno 'Porta a Porta'
Matteo Renzi durante la trasmissione di Raiuno 'Porta a Porta' Foto: Riccardo Antimiani ANSA

ROMA - Che Matteo Renzi avesse un rapporto conflittuale con la verità, già ce n'eravamo accorti. L'ennesima prova l'abbiamo sotto i nostri occhi proprio in questi giorni: colui che aveva promesso di ritirarsi dalla politica prima, e di restare «zitto per due anni» poi, ha invece ricominciato a fare il giro delle sette chiese televisive. Pontificando e dettando la linea del Partito democratico come se fosse ancora lui il segretario, invece di un semplice «senatore di Scandicci». Quello che ancora non sapevamo è che, a forza di arroccarsi, di contrattaccare, di cercare spasmodicamente (e anche un po' paranoicamente) sempre nuovi nemici con cui prendersela, avrebbe finito per scontrarsi financo con il semplice buonsenso popolare.

Dito puntato contro Leu
«Chi è causa del suo mal pianga se stesso», recita uno dei più vecchi e famosi proverbi della nonna. Ebbene, Renzi continua a scagliarsi contro la maggioranza gialloverde, quasi fosse la peggior rovina mai capitata alla politica italiana, ma soprattutto contro coloro che ha individuato come i colpevoli della sua ascesa al potere: «Bersani e D'Alema», i protagonisti della scissione del Pd, quelli che hanno «fatto la guerra al Matteo sbagliato, e ora si ritrovano Salvini al governo». Ci vuole una bella faccia tosta, dote della quale peraltro il bulletto di Firenze ha già dimostrato di non difettare, per sostenere questa versione. Perché la storia recente di questi anni, in realtà, attesta ben altra lettura: se il governo Conte è entrato in carica, è stato tutto merito (o colpa, secondo lui) dello stesso Matteo Renzi.

Tutti gli sbagli dei renziani
Prima, da premier, ha fatto di tutto per alienarsi il consenso degli italiani, portando avanti una politica fallimentare e lontana da quelli che i cittadini avvertivano come i loro problemi più pressanti. Poi, è stato proprio il suo Pd, e in particolare il suo fedelissimo Ettore Rosato, a scrivere una legge elettorale che impediva matematicamente a qualsiasi partito di vincere da solo le elezioni, rendendo necessaria un'alleanza tra avversari per poter formare un qualunque governo. Dopo, ha fatto fuggire anche gli ultimi elettori dal centrosinistra, con una campagna elettorale che rifletteva la sua tipica arroganza: all'insegna dello slogan «Il nostro governo è stato bravissimo, siete voi che non l'avete capito». Nonostante questo, però, i dem sono risultati ugualmente il secondo partito alle ultime politiche: il che significa che avrebbero avuto i numeri per formare una coalizione con il Movimento 5 stelle, ed evitare dunque che in maggioranza finisse l'odiato Salvini. Roberto Fico aveva avanzato loro questa proposta, e per qualche giorno sembrava perfino che ci fosse qualcuno, come Paolo Gentiloni e Maurizio Martina, intenzionato ad accettarla. Peccato che di mezzo ci si sia messo sempre lui, il solito Matteo Renzi, che intervenendo a gamba tesa in televisione, ospite di Fabio Fazio, alla vigilia del congresso del suo partito, ha emanato il suo diktat: «Mai insieme ai pentastellati». Il resto è storia: per evitare di tornare alle urne, a parità di risultati e di legge elettorale, il presidente Mattarella ha dovuto formare un governo, e l'unica alternativa percorribile rimasta sul tavolo è stata quella di un contratto tra Lega e M5s. Il Pd, dal canto suo, ha preferito restare a guardare, scommettendo su un fallimento dei gialloverdi per riprendere quota: «Ora tocca a loro e popcorn per tutti», disse Renzi. Ma anche questa scommessa l'ha persa, e i popcorn gli sono andati di traverso, visto che Salvini e Di Maio continuano a restare al vertice in tutti i sondaggi, mentre è il centrosinistra a precipitare sempre più. Così, all'ex premier ed ex segretario non è rimasto che lamentarsi, per la nascita e la crescita di un governo che lui stesso, con una serie impressionante di clamorosi errori politici, ha contribuito in modo determinante a creare. Per citare un altro proverbio, potremmo dire «È inutile piangere sul latte versato».