22 maggio 2024
Aggiornato 13:30
Governo Lega-M5s

Maroni: «Il governo durerà fino alle Europee. È un matrimonio di convenzienza»

L'ex presidente della Regione Lombardia critica l'alleanza di governo: «Il loro obiettivo è cancellare tutti gli altri partiti e dare vita alla nuova Terza Repubblica»

L'ex presidente leghista della Lombardia, Roberto Maroni
L'ex presidente leghista della Lombardia, Roberto Maroni Foto: Matteo Bazzi ANSA

TORINO - Quello tra Lega e Movimento 5 stelle «è un matrimonio di convenienza, perché ci sono visioni, obiettivi, opinioni e leadership diverse. Non so quanto durerà». Parola di Roberto Maroni, ex presidente della Regione Lombardia, a Torino a margine del Millennials Ambassadors Forum. «L'obiettivo chiaro è arrivare alle elezioni europee e far sì che si affermino i due leader e i due partiti come un nuovo sistema bipolare, cancellando tutti gli altri per poi arrivare nel 2020 ad elezioni anticipate che diano l'avvio alla nuova Terza Repubblica», ha osservato Maroni.

«Ma riusciranno ad arrivare al 26 maggio?»

«Il problema» ha però sottolineato Maroni «è che bisogna arrivare al 26 maggio visto che le scosse telluriche di assestamento continuano e sono sempre di più. Quindi, rimane un punto di domanda». Quanto all'ipotesi che la Lega riallacci i rapporti con Forza Italia, Maroni è convinto che non succederà. «Non credo ci sia questa prospettiva. Salvini ha giustamente in mente ciò che avevano in mente Bossi e Berlusconi, cioè un partito egemone che raccolga attorno a sè tutto il consenso del centrodestra senza avere a che fare con alleati scomodi».

Sul decreto sicurezza

Roberto Maroni è poi intervenuto - poche battute - sul tema del momento: il decreto sicurezza, provvedimento «simbolo» del governo di Salvini. «È giusto» ha commentato «Salvini ci sta provando. Il problema è che l'accordo di governo con i Cinque Stelle rende tutto più complicato». Certo, «spero venga approvato. Mi pare contenga cose giuste». Ma «questo ostruzionismo da parte dei Cinquestelle è assolutamente immotivato. O meglio è motivato da ragioni politiche, ideologiche e di convenienza, che non c'entrano nulla con il merito del decreto».