30 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Hiv e migranti

Migranti e HIV: il 50% lo contrae in Europa

I migranti non si ammalano nel loro paese di origine ma la dura vita che sono costretti a condurre, li porta a essere esposti a pericolose condizioni

Il 50% dei migranti contrae l'HIV in Europa
Il 50% dei migranti contrae l'HIV in Europa Foto: ANSA

Molte (troppe) persone pensano ai migranti come un veicolo di malattie potenzialmente pericolose. Ritengono che, provenendo da altri paesi, non siano protetti da svariate patologie e, per tale motivo, possano in qualche modo contagiare anche noi. In realtà, le cose non stanno proprio così e la maggior parte dei migranti parte in buona salute – altrimenti non potrebbe affrontare un viaggio tanto pericoloso. Però quando arrivano in Europa le cose spesso cambiano – in peggio ovviamente. Ecco perché.

HIV in Europa
Per chiedere asilo, i migranti si vedono costretti ad affrontare un viaggio particolarmente duro. Un viaggio che potrebbe affrontare solo una persona in buone condizioni di salute. Tuttavia, non si può certo dire che la loro vita migliori nel momento in cui arrivano in Europa. Anzi, per molte persone, cominciano altri (seri) problemi: abusi sessuali, sfruttamento, prostituzione e cattive condizione di vita. Un mix letale che spesso porta alla comparsa del tanto temuto Hiv.

Un migrante su due
Il 50%, ovvero un migrante su due, convive con l’Hiv. Questi sono gli sconcertanti dati emersi durante il 31esimo convegno nazionale di Anlaids Onlus, durante la Giornata Mondiale sull'Aids tenutasi a Genova. L’Hiv, però, i migranti non lo hanno contratto nel loro paese di origine ma si può dire che sia stato un regalo della nostra Europa dovuto a condizioni di vita estreme.

Più alta nei migranti
Come è logico pensare, i migranti sono molto più a rischio Hiv, rispetto agli italiani. Le probabilità, infatti, sono circa quattro volte superiori e riguardano principalmente le donne. Questi dati fanno riflettere se si pensa che spesso queste persone provengono da paesi africani in cui l’incidenza dell’Hiv è molto diffusa. Ma nonostante ciò, non hanno contratto la malattia lì. Quando sono sbarcati in Europa, pensando di trovare la fortuna, hanno assistito – paradossalmente - a un declino delle condizioni di vita, sotto tutti gli aspetti.

Lo studio
Per arrivare a tali conclusioni, è stato condotto uno studio nell'ambito del progetto advancing Migrant Access to health Services in Europe (aMASE). I dati sono stati raccolti da 57 strutture (di 9 paesi europei) specializzate in trattamenti per l’Hiv. Il tasso di infezione da Hiv in Europa varia dal 31% al 64% a seconda del paese che ospita i migranti. «La vulnerabilità ha diverse cause: nasce dalle condizioni di base in Africa e viene fortemente implementata dal percorso migratorio. Infine, arrivati in Italia, spesso vengono meno quelle che l'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce 'determinanti di salute'. In breve, le precarie condizioni di vita provocano un maggior rischio di ammalarsi», conclude Tullio Prestileo dirigente medico dell'Unità Operativa di Malattie infettive dell'Ospedale Civico Benfratelli di Palermo.