Brasile. La Fondazione Santina a Vila Princesa, dove i ragazzi rubano il cibo agli avvoltoi

A Vila Princesa che vengono portati tutti i rifiuti della vicina città. E’ in luoghi come questi che arriva la Fondazione Santina, e in particolare il suo fondatore, mons. Luigi Ginami, che recentemente ha compiuto un viaggio in Brasile (il trentatreesimo di quelli che il sacerdote chiama “viaggi della solidarietà”) per toccare con mano, come sua abitudine, le realtà alle quali la Fondazione, nata nel 2005 e intitolata alla madre del fondatore, presta aiuto. I progetti e le iniziative si incarnano in persone da incontrare e, poi, da raccontare. È accaduto così anche questa volta

Brasile. La Fondazione Santina a Vila Princesa, dove i ragazzi rubano il cibo agli avvoltoi

Difficile trovare un luogo più emblematico di cosa intende Papa Francesco per “cultura dello scarto”. È Vila Princesa, dove a contendere il cibo ai ragazzi sono, ogni giorno, corvi e avvoltoi, in una quotidiana battaglia per la sopravvivenza, tra il fetore di una grande discarica. Trecento famiglie, vite “scartate”, costrette in maggior parte a sopravvivere con il riciclaggio della spazzatura. Vila Princesa è periferia di Porto Velho, capitale dello stato del Rondonia, a sua volta periferia dimenticata dell’enorme Amazzonia brasiliana. Ed è appunto a Vila Princesa che vengono portati tutti i rifiuti della vicina città.

E’ in luoghi come questi che arriva la Fondazione Santina, e in particolare il suo fondatore, mons. Luigi Ginami, che recentemente ha compiuto un viaggio in Brasile (il trentatreesimo di quelli che il sacerdote chiama “viaggi della solidarietà”) per toccare con mano, come sua abitudine, le realtà alle quali la Fondazione, nata nel 2005 e intitolata alla madre del fondatore, presta aiuto. I progetti e le iniziative si incarnano in persone da incontrare e, poi, da raccontare. È accaduto così anche questa volta. Mons. Ginami, tra il 26 ottobre e il 5 novembre 2018, ha viaggiato assieme al nunzio apostolico in Brasile, mons. Giovanni D’Aniello, che ha collaborato con la Fondazione Santina in alcuni progetti. E qualche settimana fa, a fine gennaio, è uscito un volume, una sorta di “instant book” (edizioni Velar Marna), che porta proprio la firma di mons. D’Aniello e mons. Ginami. Si intitola “Ivonete” e racconta delle tante vite “scartate”, che grazie al libro escono dalla dimenticanza e dall’indifferenza.

La cappella di Vila Princesa. Conosciamo così, per esempio, la storia di Vila Princesa e della sua discarica. Qui una cappella dedicata a san Francesco è stata inaugurata e benedetta lo scorso 30 ottobre, nell’ambito del progetto “Aprender a ser” (imparare a essere), dal Nunzio apostolico. Il progetto è attivo dal 2015: vengono promosse attività e corsi, per esempio informatica, cucito, chitarra, artigianato con rifiuti riciclabili, calcio, tra gli altri.

L’obiettivo principale del progetto è incoraggiare i residenti a maturare capacità professionali e a trovare un’occupazione.

La costruzione della cappella costituisce un importantissimo punto di riferimento e un segno concreto di presenza da parte della Chiesa cattolica, per la poverissima comunità. Nel 2016, mons. D’Aniello si era preso a cuore il progetto e aveva chiesto aiuto dalla Fondazione Santina.

La storia di Ivonete e la visita in carcere. Ma quella di Vila Princesa non è l’unica storia che troviamo nel libro, dato che quello effettuato da mons. D’Aniello e mons. Ginami è stato un viaggio scandito da diverse tappe. Una delle più commoventi ha avuto luogo proprio nella capitale Brasilia, dove ha avuto luogo l’incontro con Ivonete, la donna che dà il titolo al libro, nel quale racconta la sua drammatica storia: una vita difficile e povera, sconvolta qualche mese fa da una inspiegabile violenza, subita da un uomo, figlio dell’anziano che Ivonete accudiva, che l’ha accoltellata lasciandole 18 cicatrici in varie parti del corpo.

Una storia, purtroppo, “normale” nei contesti violenti delle città satellite e nelle favelas brasiliane, ma che fa riflettere mons. Ginami sulla similitudine tra le piaghe e cicatrici della donna e quelle di Cristo.
Il viaggio comprende poi altre tappe, per dare compimento a ulteriori progetti e incontri: l’adozione a distanza di dieci ragazzi brasiliani e la visite alla comunità amazzonica di Boa Vitoria, in mezzo alla foresta, e al complesso carcerario di Porto Velho: ottomila detenuti in otto diversi istituti, che vivono in condizioni igieniche che definire inadeguate è un eufemismo, in pochi centimetri di spazio in mezzo a un caldo opprimente.
Scrive mons. D’Aniello: “Questi giorni, e soprattutto le visite e gli incontri, ci hanno permesso di camminare a fianco del Signore, come i due Discepoli di Emmaus, ignari molte volte di averlo accanto a noi e capaci di riconoscerlo solo nello spezzare del pane e nel bere allo stesso calice”.

Bruno Desidera

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Fonte: Sir