Sergio Salmaso dieci giorni in Terra Santa a servizio dei bambini in difficoltà

Il presidente vicariale dell'Azione cattolica del Bassanello è da poco tornato dopo dieci giorni alla Casa Hogar niňo Dios, a Betlemme. Sergio ha aderito al progetto “Al vedere la stella” lanciato per i 150 anni dlel'associaziome, anche per restituire il bene ricevuto in 15 anni di servizio nel consiglio pastorale della sua parrocchia. Ecco com'è andata.

Sergio Salmaso dieci giorni in Terra Santa a servizio dei bambini in difficoltà

Dieci giorni tra Betlemme e Gerusalemme

Sergio Salmaso, presidente vicariale dell’Ac del Bassanello, è il secondo padovano dell’associazione (il primo, Ivo Saccarola) a partecipare al progetto “Al veder la stella”, per celebrare in modo nuovo i 150 anni dell’Azione cattolica italiana.

«Il progetto nasce dal legame che da molto tempo l’Ac custodisce con la Terra santa – racconta – là dove il futuro è nato, dove il tempo e la storia hanno assunto pienezza di significato. E vuole essere un modo per prenderci cura del presente, facendoci carico nella concretezza della drammatica realtà che segna oggi quella terra».

Come si struttura il progetto?
«Ogni mese un piccolo gruppo di soci viene inviato a Betlemme per prestare servizio presso Casa Hogar niňo Dios (Casa dei Gesù bambini): una casa famiglia gestita dalle suore del Verbo incarnato, che ospita bambini e ragazzi disabili, affidati, lasciati in toto da famiglie o arrivati dai campi profughi. Qui si tocca e si serve la carne di coloro che ci mostrano, oggi, il volto di chi continua a nascere nella mangiatoia perché non trova posto altrove».

Ha scelto lei di partire o è stato inviato dall’Ac?
«Mi sono innamorato del progetto e coltivavo il desiderio di andare in Terra santa, nei luoghi di Gesù. Dopo 15 anni di presenza in consiglio pastorale parrocchiale, sentivo la necessità di chiudere un’esperienza, anche simbolicamente, e restituire il bene ricevuto facendolo a mia volta. Miei compagni di esperienza, dal 2 al 12 ottobre, sono stati Maria Fedele, 30 anni, della diocesi di Reggio Calabria, e Filippo Spinetta, 23, della diocesi di Tortona».

Com’erano organizzate le giornate?
«Alle 8.30 partecipavamo alla messa nella grotta della Natività. Per tutti e tre, entrarci la prima volta è stata davvero un’emozione commovente. Alle 9 iniziava il servizio: fino alle 11 eravamo a disposizione della casa e delle necessità contingenti, dal finire di pulire e sistemare i locali, al lavare o stirare i vestiti degli ospiti. Alle 11.30 arrivavano i ragazzi, finito il loro tempo-scuola, e ci dedicavamo interamente a loro, a supportarli nel mangiare, nel gioco, nella pulizia personale, fino a metterli a letto. Finita la cena, verso le 18.30 c’era il momento ricreativo in salone, con la recita assieme del rosario».

Un’esperienza sul campo, quindi, non da turisti.
«Il senso del progetto sta proprio in questo: nell’avere mani, cuore e mente disponibili, nel mettersi totalmente a servizio di questi ragazzi e delle suore, senza porsi limiti. Noi dormivamo a due chilometri da Casa Hogar. Questa passeggiata mattutina e serale ci ha permesso di guardare con occhi non da turisti Betlemme e di toccare con mano le contraddizioni di questa terra e la segregazione palestinese, con quel muro che impedisce spostamenti e accessi! Le suore spesso ci hanno detto: “Vogliamo essere qui un segno per i cristiani di Palestina: bisogna resistere”, e cercano di assumere per le mansioni quotidiane uomini o donne cristiani. Diciamo che in questi dieci giorni sono tornato davvero alle radici della mia fede, del mio essere cristiano e cittadino di questo mondo».

Cosa l’ha colpita in modo più significativo?
«La bellezza di questa Casa. Il luogo è pulito, è curato, gioioso. Gli ospiti sono accuditi come figli. In modo indistinto ognuno riceve amore e risponde, come può: anche solo sorridendo o alzando la testa. Questa Casa vive, poi, di una rete di relazioni straordinaria! Qui arrivano volontari da tutto il mondo, come pure le signore della parrocchia di Betlemme o il cuoco italiano che lavora qui e nelle ore libere viene a dar da magiare a una bambina. Abbiamo anche incrociato i The Sun (nota band thienese di rock cristiano, ndr). Tornare è stato frastornante: abbiamo fatto fatica a mettere in ordine quest’enorme vissuto...».

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