ITALIA

Orso torna a casa. Ciao Orso

Oggi il partigiano Lorenzo Orsetti passa per Roma e in tanti si uniranno al suo ricordo e al ricordo di chi è morto per la libertà di tutte e tutti

Nella giornata di oggi, venerdì 31 maggio, arriva all’aeroporto di Fiumicino il corpo di Lorenzo Orsetti, “Orso”, combattente internazionalista delle YPG, originario di Firenze e morto in una delle ultime battaglie delle milizie curde contro l’ISIS, nei pressi di Baghuz.

Per alcuni giorni il partigiano Orso rimarrà a Roma mentre a Firenze si prepara il suo saluto finale.

Alle ore 15 di oggi è stato organizzato un comitato di accoglienza all’aeroporto. Alle 17, invece, ci sarà il saluto davanti all’istituto di medicina legale del Verano, a San Lorenzo.

In serata, dalle 18 in poi ad Ararat si festeggiano i 20 anni dello spazio sociale, storico punto di riferimento della comunità curda romana, al tempo stesso si ricorderà Orso e si celebrerà l’interruzione dello sciopero della fame per 7.000 curdi che hanno ottenuto l’interruzione dell’isolamento del leader Ocalan.

Ricordiamo che, nonostante la popolarità di chi ha partecipato alla resistenza curda e la notorietà del caso di Lorenzo, la procura di Torino ha fatto richiesta di misure di sorveglianza speciale contro gli attivisti italiani che hanno partecipato attivamente alla rivoluzione democratica del Rojava, colpevoli di «aver fatto della lotta anticapitalista la propria ragione di vita». La sentenza finale non è ancora arrivata.

Lorenzo non è stato l’unico italiano a unirsi come volontario combattente internazionalista, né l’unico a morire in battaglia. La sua morte però ha addolorato molti perché avvenuta proprio sull’ultimo fronte di battaglia e negli ultimi giorni prima della vittoria finale.

Per alcuni versi, la sua storia ricorda quella di Giorgio Marincola, il partigiano di Casalbertone, figlio di una somala e di un militare colonialista italiano, che è sullo sfondo di Timira, il romanzo di Wu Ming 2.

Giorgio non solo combatté a Roma e nel Lazio nelle brigate Giustizia e Libertà, ma proseguì la sua battaglia anche al Nord, quando ormai la capitale era già stata liberata. Giorgio continuò a combattere fino all’ultimo momento, morendo in una battaglia finale contro i nazisti in Val di Fiemme (Trentino) il 4 maggio del 1945, ben 9 giorni dopo il 25 aprile, che si considera la liberazione dal nazifascismo nel nostro paese.

Entrambi combattenti partigiani, Giorgio e Lorenzo avevano nel sangue il desiderio di libertà e ad entrambi i confini del proprio paese stavano stretti. Giorgio era nato in Somalia, da una coppia mista. Pertanto i confini, fisici e mentali, si trovò a superarli ben presto, crescendo da meticcio, durante il fascismo. Alla dittatura poi si ribellò con coraggio unendosi ai partigiani. Pagò prima con il carcere e poi perdendo la vita in una delle ultime imboscate delle truppe naziste che stavano già lasciando la penisola.

Orso aveva deciso che per combattere fino in fondo la battaglia contro il fascismo era disposto ad andarsene dall’Italia e lottare nel battaglione internazionalista dello YPG, in terre remote tra Siria e Iraq. Orso era consapevole che il movimento rivoluzionario curdo stava non soltanto costruendo un argine al fascismo dell’ISIS e di Erdoğan, ma anche gettando le basi per una società più giusta e più umana attraverso il confederalismo democratico. Orso era alla ricerca di quella libertà che o è per tutti e tutte o semplicemente non è.

Entrambi sono persone speciali, riuscite a dare un senso e probabilmente a «morire con il sorriso sulle labbra» come dice nella sua lettera finale Orso. Entrambi lasciano una storia che commuove, fa riflettere e ispira all’azione anche quando tutto sembra impossibile da raggiungere.

Riportiamo qui la lettera con cui Orso ci ha salutati, con parole che è difficile dimenticare.

Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, uguaglianza e libertà. Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio.

Vi auguro tutto il bene possibile e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai! neppure un attimo.

Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, di infonderla nei vostri compagni.

È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve.

E ricordate sempre che ‘ogni tempesta comincia con una singola goccia’. Cercate di essere voi quella goccia.

Vi amo tutti spero farete tesoro di queste parole. Serkeftin!

Orso,
Tekoser,
Lorenzo