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Catania, al Galilei conferenza su cyberbullismo: repressione non serve

Studenti, docenti e genitori hanno incontrato la Polizia postale

CATANIA – “Il cyberbullismo è un fenomeno in espansione e non c’è polizia che possa frenarlo. Non può essere risolto con la repressione, ma con un percorso che inizia a monte, con l’educazione e con un adeguato percorso di legalità. La famiglia è uno degli attori principali per contrastarlo. La scuola ha al riguardo una responsabilità enorme, ma i genitori sono il primo tassello per la crescita consapevole dei ragazzi”. Così Marcello La Bella, vice questore aggiunto al comando della polizia postale e delle comunicazioni di Catania in occasione della conferenza ‘Per una consapevole cittadinanza digitale’ al liceo scientifico ‘Galilei’ del capoluogo etneo.

Il vice questore ha incontrato i docenti, i genitori ed una rappresentanza degli studenti per parlare di cyberbullismo e di reati online. Un’iniziativa di formazione sulla cittadinanza digitale che rientra nel più ampio progetto di ‘Educazione al rispetto. Legalità e contrasto al cyberbullismo’, voluto da Gabriella Chisari, dirigente scolastica del liceo catanese e realizzata in sinergia con la professoressa Mariangela Testa.

“Nell’utilizzo del web- ha esordito Marcello La Bella- sfugge il contatto con la realtà. Spesso si ritiene, in modo erroneo, che sia un mondo virtuale. La rete e’ un mondo reale che fa parte della nostra quotidianità. Qualunque cosa venga postata è potenzialmente visibile e condivisibile in tutto il pianeta, senza limiti di tempo”.

La Bella sottolinea come il cyberbullismo non sia un reato, ma come ogni condotta possa essere riconducibile ad un atto illecito, attraverso la diffamazione, la sostituzione di persona, l’accesso e il danneggiamento abusivo al sistema informatico, gli atti persecutori commessi tramite gli strumenti informatici fino alla pornografia minorile online. Il sexting, ad esempio, con lo scambio di immagini e video dal contenuto erotico- sessuale si sta diffondendo in maniera sempre più preoccupante tra gli adolescenti e, il più delle volte, senza essere intercettato dai genitori.

“Solo dalla stretta collaborazione tra scuola e famiglia- ha concluso la preside del Galilei- dall’attenzione che noi professori, in classe, e voi genitori, a casa, possiamo capire se è presente un disagio e delle difficoltà relazionali nei nostri ragazzi. Il compito della scuola e’ quello di prevenire i casi di cyberbullismo e rendere consapevoli gli studenti che, spesso, sottovalutano il fenomeno, vivendo l’insulto rivolto ai loro compagni come uno scherzo che può degenerare in forme di reati, ma che soprattutto può provocare disagio, anche irreversibile, alle vittime”.

2019-03-13T16:26:10+01:00