POLONIA: La chiesa cattolica ha tradito la democrazia?

In Polonia, l’attuale governo conservatore, guidato dal partito Diritto e Giustizia (PiS), si è reso protagonista di molte e contestate riforme, specialmente in ambito giudiziario, che l’hanno condotto allo scontro con Bruxelles. Meno evidenti, ma altrettanto significative, sono le misure adottate in ambito sociale e culturale, a partire dai diritti riproduttivi e sessuali fino all’intervento sui media, sui programmi scolastici, sulle istituzioni culturali. Lo scopo di queste iniziative è quello di ridisegnare l’identità polacca, riscrivendone il passato, ponendo l’accento su una visione nazionalistica, patriottica e religiosa della storia nazionale. Una storia il cui esito naturale sarebbe, naturalmente, l’attuale corso politico conservatore.

La Chiesa cattolica polacca ha sostenuto, quando non promosso, larga parte delle misure adottate dal governo, impegnandosi a fondo contro l’aborto o i diritti LGBT, sostenendo l’esecutivo nella revisione dei programmi scolastici, appoggiando le istanze nazionaliste. In cambio ha ottenuto privilegi economici, esenzioni fiscali, ma soprattutto ha visto la religione al centro dell’agenda politica. Dai loro pulpiti, molti prelati hanno sostenuto e sostengono apertamente l’operato del governo, enfatizzandone la natura salvifica: “i gemelli Kaczyński sono un dono di Dio”  ebbe a dichiarare  Marek Jędraszewski, importante figura della Chiesa polacca, aggiungendo come l’attuale governo sia un baluardo contro  “una forma di neo-marxismo imposta da Bruxelles” decisa ad affermare anche in Polonia “l’ideologia LGBT”, ricordando infine come “la forza delle nazioni sia basata sulla continuità biologica” oggi messa a rischio “da quelle madri che uccidono nuove vite” scegliendo di abortire. Come si può intuire da queste parole, la riforma che limita il diritto d’aborto, entrata in vigore nel gennaio scorso, è stata direttamente ispirata dalla Chiesa.

L’identità cristiana

Un ulteriore esempio di come la Chiesa e il partito conservatore al governo vadano a braccetto è il Museo della Memoria e dell’Identità, intitolato a papa Giovanni Paolo II, costruito con fondi pubblici e aperto nel 2018, in cui la nazione polacca è presentata come intrinsecamente legata alla religione, al punto che la sua storia non sarebbe altro che un susseguirsi di epifanie della volontà di Dio. Il revisionismo storico promosso dal governo non si esaurisce certo qui. Il Museo di Storia ebraica è stato duramente attaccato, e il suo direttore costretto alle dimissioni, dopo aver promosso una un’esibizione sull’ondata di antisemitismo scatenata nel paese dalle autorità comuniste nel 1968. Il tema dell’antisemitismo dei polacchi ha scatenato furibonde reazioni nell’establishment conservatore, impegnato a rappresentare il paese come il Cristo delle nazioni e i polacchi come popolo eletto, chiamato a grandi sofferenze ma anche a immensa superiorità morale. Anche il museo sulla Seconda guerra mondiale di Danzica, nell’aprile 2017, è stato commissariato dal governo che ha nominato un direttore più propenso a promuovere una visione agiografica, cristiana e patriottica, del passato nazionale.

L’ora di religione

Ma non finisce qui. il ministro della Pubblica istruzione, Przemysław Czarnek, già impegnato in una revisione dei programmi scolastici finalizzata a sviluppare nelle nuove generazioni quello che ha definito “un sentimento di orgoglio per il passato della nazione”, ha proposto l’obbligatorietà dell’ora di religione a scuola, fin qui opzionale. Una misura resasi necessaria dopo il repentino aumento di aumento del numero di studenti che sceglie di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Una tendenza in corso già da qualche anno ma che sembra aver subito un’accelerazione a causa delle posizioni retrograde e illiberali della Chiesa e del suo sostegno alle politiche anti-democratiche del governo. Ne sono una testimonianza anche l’aumento delle apostasie e la crescita del movimento femminista.

La Chiesa garante della transizione democratica?

Eppure la Chiesa è stata l’istituzione che più si è battuta, ai tempi del regime comunista, per realizzare una società democratica e libera. Il sostegno che la Chiesa polacca ha dato a Solidarność, sia nell’esperienza dal basso di singoli prelati (si pensi alla drammatica vicenda di Jerzy Popiełuszko), sia in quella delle gerarchie ecclesiastiche nazionali, è stata decisiva. L’elezione a pontefice di Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtila, già arcivescovo di Cracovia, ha confermato il ruolo fondamentale della Chiesa cattolica nella costruzione di una nuova Polonia. Negli anni Ottanta la Chiesa è stata quindi percepita come un’istituzione capace di assicurare la trasformazione dell’ordine dittatoriale in un sistema democratico. Il credito guadagnato dalla Chiesa è stato tale da consentirle, all’indomani dell’indipendenza, di giocare il ruolo di garante della “normalizzazione” del paese. Dal canto suo, il governo di allora ha introdotto l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche; ha promosso la legge antiabortiva del 1993 – già allora molto restrittiva rispetto alle analoghe misure in vigore nel periodo comunista – e ha infine prodotto il Concordato del 1998 (che le garantisce enormi benefici materiali).

In lotta per l’egemonia

La posizione della chiesa polacca deve essere quindi analizzata in una prospettiva storica di lungo periodo. La Chiesa è un’istituzione che lotta, come tutte le altre, per l’egemonia politica e culturale del paese. Ci sono state fasi storiche in cui la Chiesa è stata capace di far combaciare i suoi interessi con le esigenze democratiche e periodi in cui non è riuscita a farlo. La collaborazione, più o meno stretta, con i governi che si sono succeduti dal 1989 ad oggi ha consentito alla Chiesa di giocare un ruolo di primo piano nella politica nazionale. L’alleanza tra l’attuale governo e la Chiesa polacca è quindi l’ultimo tassello di un lungo percorso.

A partire dalla metà degli anni Duemila, la Chiesa ha trovato in Diritto e Giustizia (PiS), il partito conservatore fondato dai gemelli Kaczyński, un formidabile alleato. Il partito è forte nelle regioni orientali del paese, nelle aree rurali, profondamente tradizionaliste e religiose dove il clero difende, dai più piccoli prelati fino ai più eminenti cardinali, le scelte del governo che, in cambio, finanza la costruzione di santuari, sovvenziona media religiosi (come la potentissima Radio Maria) e appoggia la lotta contro “l’ideologia LGBT”. Ma l’alleanza tra il PiS e la Chiesa non è così solida come sembra.

Il futuro politico del PiS è piuttosto incerto, la diatriba con Bruxelles potrebbe ritorcersi contro il governo, delegittimandolo agli occhi degli elettori, e il ritorno sulla scena di Donald Tusk, già primo ministro e poi presidente del Consiglio europeo, potrebbe rinvigorire l’opposizione. La Chiesa polacca non affonderà insieme al PiS e, come da tradizione, cercherà nuove intese per difendere la propria influenza e i propri privilegi poiché non la democrazia o diritti individuali, interessano alle autorità ecclesiastiche, quanto l’influenza e l’egemonia sulla società e sulla politica. Almeno finché società e politica si faranno influenzare.

Foto di ddzphoto da Pixabay

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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