La Germania in difficoltà
sulla politica dei migranti

Angela Merkel è colpita là dove batte il suo cuore: il potere. Maestra della tattica del passivo-aggressivo, quell’arte politica che richiede di operare sempre sotto tono, di ritardare, di mediare, di addormentare per poi mettere fuori gioco l’avversario soggiace ora a una guerra non sua. Gli immigrati sono diventati un nervo scoperto della politica tedesca e tutto viene amplificato sulle pagine dei giornali, negli aspri dibattiti in Parlamento, nelle piazze. Luoghi non congeniali a chi non ama le luci della ribalta.

Un fatto di cronaca ha deciso, il primo giugno una madre posta su Facebook una lettera disperata indirizzata al capo del governo: dal 22 maggio mia figlia Susanna di 14 anni è sparita e nessuno fa nulla per ritrovarla, a cominciare dalla polizia. Adolescenti che scappano di casa sono eventi comuni, ma non in un Paese dove sono stati fatti entrare nello spazio di un mattino del settembre 2015 un milione di migranti. Così nella mente dei cittadini-spettatori scatta la scintilla e quando del destino di Susanna ancora nessuno sa, un colpevole è già stato trovato e siede alla cancelleria. I fatti del Capodanno 2016 a Colonia dove immigrati freschi di domanda d’asilo importunano e aggrediscono giovani donne di passaggio assurgono ora a premonizione. Vi è la constatazione che i mazzi di fiori donati alla stazione di Monaco di Baviera ai nuovi arrivati nell’autunno 2015 si sono nel frattempo appassiti. Poi Susanna viene ritrovata cadavere e il suo violentatore e uccisore, un giovane uomo iracheno richiedente asilo, viene estradato dall’Iraq, dove è fuggito, e associato alle patrie galere della Repubblica Federale. Il cerchio è compiuto.

La foto di Angela Merkel circondata da migranti che sorridono al benessere tedesco, certi di poterlo raggiungere un giorno anche loro, diventa il manifesto dell’impotenza. Le autorità non sono in grado di fronteggiare in modo efficace il numero esorbitante dei richiedenti asilo. A un certo punto i controlli vengono meno e per velocizzare le procedure si fa passare anche chi non deve passare. Succede a Brema ma la colpa non è del personale del Bamf (Centro federale per le migrazioni e i profughi). Sentivano il fiato sul collo della politica e nel dubbio sceglievano la via più facile. La polizia nel caso di Susanna si è mossa solo dopo la lettera di denuncia della madre. Quando la Csu nel nuovo governo di Angela Merkel ottiene il ministero degli Interni capisce che l’umore nel Paese è cambiato. A ottobre in Baviera ci sono elezioni per il rinnovo del Parlamento del Land e il partito di Horst Seehofer non vuole lasciare all’AfD, partito con venature nostalgiche e xenofobe, i voti dei molti delusi della politica di apertura delle frontiere.

Parte quindi la proposta di respingere i migranti che hanno già una registrazione nel Paese di arrivo e che comunque non hanno titolo all’ingresso nella Repubblica Federale. I confini con l´Austria e quindi l’esposizione alla corrente migratoria da sud rende il tema più sentito in Baviera che in altri Länder. Angela Merkel non ci sta. Vuole regolare la questione migratoria al vertice Ue dei capi di Stato e di governo di fine giugno. Pensa di poter condividere con i colleghi un problema che sul piano nazionale può trovare una gestione ma non la soluzione. La priorità del diritto europeo su quello nazionale è una di quelle affermazioni che in Germania suonano rivoluzionarie se non eversive. Angela Merkel le ha fatte proprie. Ma il Paese non la segue. Helmut Kohl riuscì a imporre ai tedeschi l’abbandono del tanto amato marco. Riuscirà alla figlia di un pastore protestante dell’Est di guidare la Germania verso un’idea comune di solidarietà europea?

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