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Direttiva Bolkestein: finirà mai la vertenza?

Ne riparliamo, ora che il tempo corre verso la prossima stagione balneare: Direttiva Bolkestein, da noi, voleva ormai dire incombenza, sugli stabilimenti balneari, di appetiti di grandi gruppi turistici,nella migliore delle ipotesi che, una volta concluso il periodo transitorio, avrebbero potuto, nelle aste pubbliche che la direttiva europea prescrive, aggiudicarsi le spiagge sinora gestite da imprese familiari con una tradizione decennale se non quasi secolare. Ed un anno fa, il 18 aprile scorso 2018,come il “deus ex machina” era comparso, nella sala dei gruppi parlamentari, lo stesso ex commissario Frits Bolkestein, in persona, non in “direttiva”, che aveva affermato: «le concessioni balneari sono beni e non servizi»;aggiungendo “non capisco come le concessioni possano essere considerate un servizio. Così si mettono a rischio 30mila concessionari che sono prevalentemente piccole e medie imprese. Anche se i concessionari aiutano un turista a trovare un servizio ciò non è rilevante perché conta il core business»; frasi magiche, che avrebbero dovuto mutare il clima ed azzerare le innumerevoli pagine scritte sulla vertenza. Il legislatore nazionale avrebbe dovuto provvedere a definire finalmente la materia delle concessioni, invece quello del ”cambiamento”, nel frattempo subentrato, ha aggiunto un’altra proroga! Di 15 anni – pertanto sino al 2035 – per le concessioni in atto e in scadenza il 31 dicembre 2020. Allo stesso tempo viene prevista l’emanazione di un apposito provvedimento (non più la costituzione di un apposito comitato) per fissare termini e modalità di revisione delle concessioni; pertanto si verrebbe ragionevolmente incontro alla ragionevole sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea n. 458/14 del 14 luglio 2016, contro la quale, lo ripeteremo alla nausea, era stata condotta una vera e propria campagna di disinformazione e di allarmismo. La sentenza era stata presentata come contraria alle aspettative dei balneari italiani se non a loro ostile; invece il disposto dei giudici europei non chiudeva le porte in faccia alla nostre imprese balneari e riportiamo un passo da un articolo del “Tirreno – Edizione Versilia”, pubblicato immediatamente dopo la pronuncia della sentenza:“La Corte boccia la proroga. Ma nella sentenza lascia ampio margine di manovra all’Italia per legiferare: si spinge, in sostanza, a dire che si dovrà valutare (quasi) caso per caso dove e quando indire le gare per l’assegnazione delle concessioni, tenendo conto di tre principi fondamentali: la disponibilità delle spiagge (le cosiddette risorse naturali); gli investimenti fatti dai concessionari per valorizzare il bene pubblico avuto in concessione, in linea con una precedente sentenza europea di gennaio 2016; l’interesse transfrontaliero a investire in Italia”. Ma non si sa quanto il Governo ci senta, e ciò che forse gli riesce meglio, ovvero la propaganda, almeno alla componente leghista perchè la “pentastellata”, da quando siede alla direzione del Paese, non ha raccolto altro che rovesci, nelle competizioni elettorali locali, impone di continuare la disinformazione ed il disaccordo con l’Unione Europea, che non è il nemico da combattere, occorre ben sottolineare anche questo, ma l’organizzazione internazionale sovranazionale di cui l’Italia fa parte dalla fondazione, avvenuta con i trattati di Roma del 1957. Così si era espresso, a dicembre scorso Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura e del turismo:“Era una mia priorità su cui ho messo la faccia e mi sono battuto abbiamo raggiunto un primo obiettivo, fondamentale, in quanto ci consentirà di lavorare ancora meglio per trovare una soluzione definitiva e permetterà ai balneari di programmare le loro attività e fare gli investimenti che meritano”. “La partita però non si chiude qui, adesso il mio impegno è quello di proseguire il tavolo tecnico con le associazioni di categoria per prevedere l’uscita totale dalla Bolkestein. È una questione di dignità e di difesa del nostro paese. La Commissione europea dovrà necessariamente capire le nostre istanze”.

A forza di tirare la corda potrebbe però giungere una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, che non la pagherà Centinaio ma tutti noi, per dirla nello stile caro ai sostenitori della parte leghista del Governo! Vale la pena di riportare un altro parere, che lo scrivente, che ha sempre sostenuto e sostiene le ragioni degli imprenditori balneari italiani, condivide solo in parte ma che non manca di qualche spunto di verità; così infatti aveva spiegato, riferendosi a tutte le categorie interessate dalla Bolkestein, Fabio Sabatini, docente di politica economica alla “Sapienza” di Roma:“La direttiva è, o forse dovremmo dire era, una grande occasione per liberalizzare diversi settori e rendere trasparente l’assegnazione delle licenze, favorire la concorrenza e contrastare la corruzione, migliorare la qualità e diminuire il prezzo dei servizi offerti, a tutto vantaggio dei cittadini sia nella loro veste di consumatori sia in quella di contribuenti”, il boicottaggio dell’applicazione della direttiva invece va a vantaggio di pochi monopolisti che hanno prosperato difendendo rendite immotivate sia in termini di condizioni del mercato, visto che i settori liberalizzandi non sono certo monopoli naturali, sia dalla qualità dei servizi offerti: avete mai provato a comprare un panino in uno dei camion bar nel centro di Roma?“.

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