Eccidio, commemorazione “blindata” fra tentativi di riconciliazione e i soliti rancori

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Una delle due manifestazione

Una messa praticamente “blindata” all’esterno. Un clima molto lontano dal riportare serenità e pace a distanza di 73 anni dall’Eccidio, durante il quale furono assassinati 40 uomini e 14 donne, e il cui ricordo ancora una volta si è tramutato in scintille e polemiche. Ieri sera alle 19 la Santa Messa di commemorazione delle vittime, in Duomo a Schio, è stata celebrata da don Mariano Ronconi per ricordare i morti e voluta da Comune, comitato dei familiari e associazioni partigiane per ribadire il patto di concordia civica.

Da un lato, infatti, il presidio annunciato dal gruppo Schio Antifascista (che ruota attorno al centro sociale Arcadia), dall’altra i gruppi di destra del “Comitato 7 luglio” che rivendicano il diritto di ricordare i bersagli umani della sanguinosa rappresaglia avvenuta a tre mesi dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, in un clima che evidentemente a Schio non era pacificato. Poche decine di persone sia da una parte che dall’altra, ieri sera a margine della celebrazione religiosa. In mezzo, tanta ideologia e il dispiegamento preventivo delle forze dell’ordine, a scoraggiare l’accendersi degli animi ideologicamente più agitati. Il “confronto” a distanza si è manifestato dopo la Santa Messa, quando – come ogni anno – i militanti del Comitato hanno deposto fiori e un cartello in via Baratto, dove sorgevano le carceri di Schio, teatro dell’Eccidio. Dal fronte antifascista sono partite grida e slogan.

Le schermaglie stanno però continuando sui social, con toni di sfida da parte di entrambe le parti. “Anche quest’anno – ha scritto in un post su Facebook Schio Antifascista – abbiamo assistito allo scempio di una piazza di Schio blindata per garantire a un gruppuscolo di fascisti di fare la loro marcetta, un gruppuscolo che nemmeno i famigliari delle vittime gradisce. Tornatevene a casa vostra fascisti, Schio non vi vuole!”, seguito da un altro post con la frase “Quando vai a messa fascista gira la maglietta che si vede l’etichetta!”, cui il coordinatore provinciale di Forza Nuova Daniele Beschin ha risposto con un commento lapidario: “Quando vai a messa con le scarpe da ginnastica perché vai meglio a correre quando devi scappare dalla mamma. Quando volete.”.

Alex Cioni, del Comitato 7 luglio, commenta le proteste a margine della cerimonia ricordando i “mesi di provocazioni della sinistra scledense riunita nel centro sociale Arcadia” e sottolinea che la manifestazione antifascista “anche quest’anno non ha rispettato le rigorose prescrizioni imposte dal Questor. Coloro che invece hanno voluto aderire all’appello del comitato, hanno partecipato alla messa in duomo aderendo allo spirito di riconcilliazione e di pace, mentre la sobria ma risoluta cerimonia della deposizione dei fiori alle ex carceri, ha dimostrato senza tema di smentita da che parte stanno i facinorosi”.

E pensare che, nelle premesse, c’era il messaggio conciliante del sindaco Valter Orsi. “La messa, nelle intenzioni di tutti, è un modo per rinnovare insieme i valori universali della solidarietà e della pace, che sono messi per iscritto nella Dichiarazione sui valori della concordia civica cui i sottoscrittori, e la città di Schio con loro, sono impegnati con integrità e reciproca fiducia. Si tratta di un patto solenne di pace e fratellanza”.