Come spesso accade quando a commettere una strage è un bianco cristiano anziché un musulmano, anche il massacro di Christchurch è rapidamente sparito dalle cronache dei nostri giornali. Eppure Brenton Tarrant, il killer ventottenne australiano, è uno di noi. Prima di scegliere il suo bersaglio a Christchurch in Nuova Zelanda, ha girovagato in Europa a lungo, tra la Francia, l’Inghilterra e l’Est inquieto e gonfio di odio settario. Nel nostro continente ha probabilmente avuto contatti con frange estremiste e xenofobe.

Il suo manifesto razzista, scritto prima dell’assalto alla moschea neozelandese, è un compendio di follie stranote: il delirio dell’invasione, la paura della sostituzione etnica, il fascismo come forma di resistenza. Fra videogame sparatutto, poligoni e ormoni per i muscoli, Brenton è cresciuto nel mito di Breivik, lo sterminatore norvegese di Utoya. Anche lui nascosto fra le pieghe di una società quieta e tollerante ma capace di generare mostri. Secondo Olivier Roy, uno dei più importanti studiosi di terrorismo globale, l’estremismo nero non va sottovalutato: bastano una ventina di lupi solitari per minacciare la sicurezza dell’intero pianeta.

Eppure in Italia il nostro ministro dell’Interno, anziché allarmarsi, ribadisce che l’unico pericolo resta il terrorismo islamico mentre quello di destra è un fenomeno residuale. Dimenticandosi, nel tweet di cordoglio per la strage di Christchurch, di citare i musulmani come vittime e il neonazismo come matrice dell’eccidio. Fossi in lui cercherei di separare con più cura l’esercizio della funzione pubblica dalla propaganda elettorale. Oltre alla minaccia jihadista, sarebbe prudente monitorare i frequenti segnali di estremismo nero che si manifestano qui da noi, fra svastiche esibite e spudorato revisionismo storico. E contrastare le fake news che turbano la quiete dell’uomo bianco.

"L’affermarsi della politica identitaria è una delle maggiori minacce che le democrazie si trovano ad affrontare", scrive nel suo ultimo libro il celebre politologo americano Francis Fukuyama. Dove l’identità, per certi nuovi nazionalisti, coincide con la razza. Bianca e quasi estinta. Come negli incubi omicidi di Brenton Tarrant.