Ci siamo: come ogni anno, torna la Milano Art Week 2019, ovvero quella settimana in cui, scarpe comode e programma alla mano, si va alla scoperta del meglio che l’arte contemporanea può offrire. Sì, perché la città si trasforma in un enorme museo aperto con inaugurazioni, mostre, performance, aperture speciali e chi ne ha più ne metta. Insomma, una settimana, quella dal 1° al 7 aprile, che si preannuncia intensissima.

Le tematiche presenti nel ricco palinsesto sono di grande attualità, ma non possiamo non notare la grande attenzione che questa edizione riserva alla creatività femminile: dalla riscoperta di figure artistiche ancora poco note e inedite nel nostro Paese a quelle emergenti.

Ma quali sono gli eventi veramente imperdibili? Il clou della manifestazione è sicuramente Miart, la fiera milanese giunta quest’anno alla ventiquattresima edizione. Anche quest’anno al timone c’è Alessandro Rabottini, che attraverso scelte curatoriali decise ed efficaci, dà vita a una fiera che vuole imporsi sempre più nello scenario internazionale. “Abbi cara ogni cosa”, un verso tratto dal poema “Hold Everything Dear” di Gareth Evans, è la formula scelta per questa edizione: Miart porge al suo pubblico l'invito a fare proprio il gesto di attenzione con cui l’arte custodisce la realtà nel momento in cui la trasforma. Un appello all’attenzione, dunque: la creatività, infatti, non esplora solo gli aspetti più estremi della vita ma anche quelli quotidiani e all’apparenza meno rilevanti, trasformando ciò che appare insignificante in un simbolo potente dell’esistenza umana. Saranno sette le sezioni, 186 le gallerie provenienti da 19 paesi che offriranno al pubblico una selezione di opere di maestri moderni, artisti contemporanei affermati ed emergenti, oltre a designer storicizzati e sperimentali. Il tutto tra premi che, come di consueto, la fiera assegna alle gallerie e agli artisti e talks che coinvolgeranno quaranta tra artisti, curatori, collezionisti, designer, direttori di musei e pensatori internazionali, riuniti attorno al tema “Il bene comune”. Attraverso le sue sette sezioni - Established Masters, Established Contemporary, Generations, Decades, Emergent, On Demand e Object - Miart conferma la formula che l’ha resa negli anni la fiera in Italia con la più ampia offerta cronologica, evocando così la combinazione di storia e sperimentazione che risiede nel DNA di Milano. Sul fronte design, si rinnova la partnership con Flos: il duo Formafantasma firmerà un'installazione luminosa site specific all'interno della VIP Lounge e dell’area di ristorazione.

Fitch / Trecartin, “Whether Line”pinterest
Fitch Trecartin Studio
Fitch / Trecartin, “Whether Line”
Anna Maria Maiolino, Untitled, 1981pinterest
Anna Maria Maiolino
Anna Maria Maiolino, Untitled, 1981

Ovviamente non mancheranno le mostre organizzate dalle maggiori istituzioni pubbliche e fondazioni private meneghine che vedranno, quest’anno, una massiccia presenza di artiste donne. Qualche nome? Partiamo con Sheela Gowda, una delle maggiori esponenti dell’arte contemporanea in India, in mostra all’ Hangar Bicocca con “Remains”. La mostra è la prima personale dell’artista indiana in Italia e, oltre a una nuova produzione, proporrà opere realizzate dal 1996 a oggi, tra cui acquarelli, stampe e installazioni site-specific. L’artista lavora con un’ampia varietà di materiali – capelli, sostanze organiche, escrementi di mucca, incenso e pigmenti naturali – e le sue opere si ispirano al lavoro quotidiano delle persone, le donne in particolare, che in India vivono ai margini della società e vengono sfruttate. Il Museo del Novecento ospiterà invece la mostra “Renata Boero. Kromo-Kronos”. Si tratta di un’antologica dell’artista genovese che, a partire dagli anni Settanta, comincia a interessarsi all’alchimia, alla trasformazione di elementi vegetali e naturali: nascono così i Cromogrammi, enormi tele realizzate sperimentando l’interazione di pigmenti naturali ed elementi organici. Ancora una donna protagonista al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, dove si può ammirare la personale dell’artista e performer Anna Maria Maolino dal titolo “O Amor Se Faz Revolucionário”. Amore per le sue origini, la sua famiglia, la sua terra d’adozione e il suo lavoro sono al centro del lavoro dell’artista italo-brasiliana che trae ispirazione dall’immaginario quotidiano femminile e dall’esperienza di una dittatura oppressiva e censoria – quella del Brasile negli anni Settanta e Ottanta. Il contemporaneo invade anche gli spazi del Museo Poldi Pezzoli, che ospiteranno opere dell’artista britannica Anj Smith, in dialogo con i capolavori della collezione.

Paola Agosti, ​​Roma, 8 marzo 1977 pinterest
© Paola Agosti
Paola Agosti, ​​Roma, 8 marzo 1977
Anj Smith, Wreath, 2018. pinterest
Alex Delfanne
Anj Smith, Wreath, 2018. Courtesy Anj Smith e Hauser & Wirth

La Fondazione Prada presenterà una grande installazione multimediale realizzata dagli americani Lizzie Fitch e Ryan Trecartin: si tratta di un intervento immersivo in cui i visitatori potranno muoversi liberamente tra costruzioni che suggeriscono uno stato attivo di limbo, tra echi sonori e visivi della natura e della vita quotidiana che si uniscono a distorsioni di spazi familiari come parchi di divertimento, fattorie e fortificazioni. Le mostre nel segno del “girl power” continuano alla Fondazione Carriero, dove ci sarà la prima mostra in un’istituzione italiana dell’artista brasiliana Lygia Pape, una delle maggiori esponenti dell’arte Neoconcreta. La Fondazione intende raccontare e approfondire il percorso dell’artista sottolineandone in particolare l’eclettismo e la poliedricità. Pape, nell’arco della sua carriera, si è confrontata con una molteplicità di linguaggi facendo propria la lezione del modernismo europeo per poi fonderlo con le istanze della cultura del suo Paese, fino ad arrivare a una personalissima sintesi tra le pratiche artistiche. Per chiudere in bellezza, FM Centro per l’Arte Contemporanea presenterà la mostra “Il soggetto imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia”. La mostra ricostruisce un panorama artistico rimasto in ombra nella recente storia dell’arte e quasi assente nel mercato, individuando nel 1978 l’anno catalizzatore di tutte le energie in campo, con opere di oltre cento artiste italiane e internazionali attive in quegli anni in Italia. Allora, siete pronte a partire?

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