Notre-Dame sopravvive ancora una volta

Di Joshua Philipp

Il 15 aprile il mondo intero ha osservato con il fiato sospeso l’incendio della cattedrale di Notre Dame. È avvenuto tutto molto lentamente: all’inizio sembrava una fiammella facile da estinguere, invece è cresciuta fino a inghiottire l’intero tetto, causando persino il crollo della guglia.

Sebbene i danni non siano stati cosi devastanti come avrebbero potuto, e la gente sia subito accorsa per finanziare le riparazioni, quel momento, in cui un simbolo della civiltà occidentale è andato in fiamme difronte agli occhi del mondo intero, è un qualcosa che in molti non dimenticheranno facilmente.

Notre Dame è il cuore di Parigi. Diversi templi e chiese erano presenti in quel sito già nel IV secolo, sotto l’impero romano. Nell’857 venne edificata una cattedrale, mentre la struttura odierna è stata ultimata nel 1260, dopo oltre 100 anni di lavori.
Si tratta di una vera reliquia della storia, un luogo che ha assistito allo sviluppo della civiltà occidentale.

Notre Dame è inoltre una struttura che ha resistito a tutta la furia dei nuovi movimenti che hanno cercato di cancellare la storia, la religione e la cultura tradizionale, come la Rivoluzione Francese, varie rivolte socialiste e la Comune di Parigi del 1871, quando i comunisti presero il potere per la prima volta.

La guerra contro la fede

Un grosso cambiamento si manifestò in Europa durante la rivoluzione francese a partire dal 1789. Le persone di allora, credendo nella nuova era dell’illuminismo, pensarono di poter buttar via tutte le cose del vecchio mondo, e che, partendo dalla ‘ragione’ dell’era moderna, l’uomo avrebbe formato qualcosa di migliore.

Questo movimento della ‘ragione’ lanciò il Regno del Terrore, che vide la ghigliottina come un nuovo e ragionevole modo per porre fine alla vita di 18-40 mila persone, in seguito alla decapitazione del re e della regina stessi.

I cuori degli uomini vennero presi da una sorta di frenesia, che li condusse a desiderare non soltanto di abbandonare il passato, ma di distruggerlo nella forma e nello spirito. I capi della Rivoluzione Francese istituirono il loro nuovo ‘culto della ragione’, e fu la prima volta che l’ateismo divenne religione di Stato.

Uno schizzo del 1793 mostra la “dea della ragione” durante il Culto della Ragione istituito dalla Rivoluzione Francese. (Pubblico Dominio)

Notre Dame divenne uno dei bersagli della distruzione. I rivoluzionari presero dalla cattedrale le 28 statue in pietra dei re di Giudea e le decapitarono. Vestirono animali da allevamento con gli abiti dei preti, e misero delle prostitute a capo delle chiese in rappresentanza della ‘dea della ragione’. La stessa Notre Dame venne trasformata da luogo di preghiera a luogo di dissolutezza.

Quando Napoleone pose fine alla rivoluzione francese, e mise al bando il ‘culto della ragione’, riportò in vita la cattedrale con la sua incoronazione nel 1804. Tuttavia, Notre Dame avrebbe dovuto ancora assistere a molti eventi traumatici.

Uno spettro si aggira per l’Europa

La nuova era del ‘culto della ragione’ diede presto vita alle nuove ideologie del socialismo e del comunismo, termini che fino alla rivoluzione bolscevica di Lenin del 1917, erano usati prevalentemente in modo intercambiabile.

L’idea di distruggere la tradizione in nome della rivoluzione socialista è stata formulata da Gracchus Babeuf, che è stato definito da Marx come il primo rivoluzionario comunista. Questa visione venne introdotta nelle nuove idee di ‘comunismo’ da Filippo Buonarroti nel 1828, che avrebbero poi portato alla formazione della Lega dei Proscritti nel 1834, che divenne a sua volta la Lega dei Giusti nel 1836. Quest’ultima si fuse in seguito con il Club degli Operai Tedeschi, diventando lo strumento con cui Karl Marx avrebbe diffuso il terrore nel mondo.

La Francia al tempo stava ancora vacillando per i postumi della rivoluzione francese, quando, per citare Marx, lo «spettro» del comunismo iniziò a infestare l’Europa.

I socialisti francesi fomentarono le rivolte del 1789, 1830, e del 1848, prima che Napoleone III lanciasse il proprio movimento con un colpo di Stato nel dicembre del 1851, il quale ambiva a porre fine al caos che aveva travolto la Francia ed era penetrato nel resto d’Europa. Le leggi da lui varate includevano la messa al bando di organizzazioni come il culto della ragione, e imponevano restrizioni alle organizzazioni che i socialisti stavano sfruttando, come i sindacati e i giornali.

Ma, nel 1863, Napoleone III allentò queste restrizioni, e secondo il libro The Terrible Year: The Paris Commune, 1871 di Alistair Horne, i sindacati francesi poterono cosi inviare i propri rappresentanti al primo incontro dell’internazionale comunista, nel 1863, che era stato promosso da Marx.

A questo seguì la seconda internazionale di Marx nel 1867, accompagnata dalla pubblicazione del Capitale e dall’organizzazione di una nuova rivolta a Parigi da parte dei suoi seguaci.

Il terrore in Francia

Quando Napoleone III allentò ulteriormente le restrizioni, i socialisti ne approfittarono pesantemente. I loro giornali iniziarono a diffondere un nuovo slogan: «La moderazione è morte». E secondo Horne «le passioni crebbero fino a causare un’esplosione paragonabile a quella del 1848».

In effetti l’esplosione di questi impeti sfociò nella creazione della Comune di Parigi del 1871. Spronati dalle idee di Marx secondo cui le fazioni socialiste di tutta l’Europa dovevano unirsi, diversi gruppi, tra cui i giacobini e i blanquisti, presero il controllo di Parigi, e lanciarono un nuovo terrore che in poco più di due mesi – tra il 18 marzo e il 28 maggio – uccise innocenti, dissacrò tempi, e distrusse buona parte dell’arte e dell’architettura per le quali Parigi era celebre.

Per quanto riguarda le persecuzioni dei preti e la distruzione dei luoghi di culto, i capi della Comune affissero un decreto alla chiesa di Saint Pierre che affermava: «I preti sono ladri, e le chiese sono dei covi dove le masse sono state assassinate moralmente», secondo il libro The Proletarian Revolt scritto da G.B. Benham.

Quello che era iniziato come un movimento per rimpiazzare le tradizioni e la fede con il modernismo e l’ateismo, condusse rapidamente i capi della Comune a mettere in atto lo stesso terrore a cui affermavano di opporsi. E quando divenne evidente che il potere non sarebbe durato a lungo nelle loro mani, riversarono contro Parigi tutta la loro furia.

Parigi in fiamme

Mentre discutevano di come confiscare la proprietà privata in puro stile socialista, censurarono tutti i giornali rivali e iniziarono ad arrestare chiunque fosse sospettato di essere contrario ai loro propositi. Dopodiché iniziarono a distruggere quelli che consideravano i simboli del ‘vecchio mondo’.

La distruzione iniziò con la demolizione dell’imponente Colonna Vendome. Benham cita il proclamo della Comune, che, ironicamente, definì la colonna «un monumento di barbarie, un simbolo di forza bruta e di falsa gloria».

I resti della Colonna Vendôme, dopo che fu distrutta dai comunardi guidati da Gustave Courbet il 16 maggio 1871, durante la Comune di Parigi. (Archivio di Harris Brisbane Dick, 1953)

Ma la distruzione era solo all’inizio. Il 23 maggio, mentre le forze governative marciavano verso la città, i capi della Comune diedero alle fiamme tutto ciò che poterono.

Decine di edifici storici sono stati distrutti per loro ordine; le fiamme divamparono tra Rue Saint-Florentin, Rue de Rivoli, Rue de Bac, e Rue de Lille, e devastarono il celebre Palazzo Tuileries. Dopo la distruzione del Palazzo Tuileries, secondo il libro The Paris Commune 1871 di Robert Tomb, uno dei capi della Comune, un certo Bergeret, dichiarò: «Le ultime vestigia delle casata reale sono appena scomparse. Mi auguro che accada lo stesso a tutti i monumenti di Parigi».

Le rovine del Palazzo delle Tuileries, bruciato dai comunisti durante la Comune di Parigi del 1871. (Pubblico Dominio)

Il Palazzo di Giustizia, la Prefettura della Polizia, i teatri Chatelet e Porte-Saint-Martin subirono in effetti la stessa triste sorte delle Tuileries. La chiesa di Saint-Eustache venne danneggiata, ma sopravvisse.

Durante le loro scorrerie diedero anche fuoco alla biblioteca Richelieu del Louvre; lo stesso Louvre sarebbe andato perso se non fossero intervenuti dei soldati del governo. Tra i numerosi edifici che rischiarono di essere distrutti, ma vennero salvati dalla persone che estinsero le fiamme, ci sono anche il Palazzo Reale e Notre Dame.

La Rue de Rivoli dopo le lotte e gli incendi della Comune di Parigi. (Pubblico Dominio)

Ricordare il passato

I capi della Comune diedero infine alle fiamme il loro stesso quartier generale il 24 maggio, lo storico Hotel de Ville. Questo avvenne poco prima che il loro regno del terrore fosse brutalmente portato alla sua conclusione dall’arrivo dell’esercito francese.

Tuttavia, il terrore e gli intenti di questo movimento erano soltanto all’inizio.

I passanti contemplano i resti dell’Hotel de Ville dopo che i comunisti lo bruciarono durante la Comune di Parigi del 1871. (Pubblico Dominio)

Marx sfruttò la Comune di Parigi del 1871 per favorire la diffusione del comunismo, e, ispirato dalla distruzione della Comune, lanciò una maledizione sulla Francia nel suo opuscolo del 1871 intitolato La guerra civile in Francia, affermando che non poteva esserci «né pace né tregua» tra le nuove fazioni della Francia, e che «la battaglia tra di loro dovrà scoppiare di nuovo in proporzioni sempre più grandi».

Il desiderio comunista di distruggere la storia è stato portato avanti da tutti i successivi sistemi comunisti, inclusa l’Unione Sovietica e il Partito Comunista Cinese. Si tratta di un sistema, almeno per come Marx l’aveva immaginato, che non mira solo a distruggere la fede, la cultura e le tradizioni, ma anche la memoria stessa di queste cose.

Ora, Notre Dame è andata nuovamente in fiamme, durante un periodo in cui il socialismo ha nuovamente incantato molti giovani, e dove ancora c’è chi inneggia alla distruzione di statue e monumenti, usando più o meno lo stesso linguaggio del XIX secolo.

È vero, abbiamo visto le fiamme inghiottire lentamente il tetto di Notre Dame. Ma abbiamo anche visto come le persone, scosse da questo disastro, si siano riunite e abbiano intonato preghiere per difendere un pezzo della loro eredità culturale, ormai quasi perduta.

Nonostante Notre Dame abbia preso nuovamente fuoco, le sue reliquie più importanti – sopravvissute alle fiamme del passato – sono rimaste illese anche dopo quest’ultimo incendio.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

Articolo in inglese: How Paris and Notre Dame Endured the Ravages of Socialism

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