C’è il Nanni Moretti dei film, sempre in campo, sempre protagonista, attorno al quale avviene tutto e che costituisce il motore dei suoi film: quello che in più di 40 anni di attività ha costruito un personaggio cinematografico, un alter ego che ora spesso porta anche il suo nome. E poi c’è quello radiotelevisivo, meno facile da intercettare, più moderato ma anche più pungente, che ha ugualmente costruito una storia e un personaggio.

La storia mediatica di Nanni Moretti è fatta di pochissime incursioni, di sporadiche apparizioni - più che altro concentrate nella prima parte della sua carriera, quando si concedeva di più - ogni volta clamorose.

Osservate tutte insieme, le ospitate, le interviste o gli eventi mediatici che lo hanno coinvolto e che non sono stati veicolati dai film, sono una lunga carrellata che parte con il cinema attraversa la politica e finisce nello spettacolo puro. Il Nanni Moretti mediatico ha rivelato nel tempo diverse anime del vero Moretti, è partito come un regista ed è arrivato ad essere un intrattenitore.

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La prima apparizione effettivamente degna di nota è forse una tra le più conosciute, il dibattito televisivo con Mario Monicelli nella trasmissione Match del 1977 condotta da Alberto Arbasino. Appartiene all’epoca in cui in televisione si fumava e si discuteva, Monicelli all’epoca era il regime del cinema italiano dal punto di vista di Moretti, mentre lui era il nuovo che avanzava, nonostante non avesse ancora fatto uscire al cinema Ecce bombo ma solo la versione gonfiata di Io sono un autarchico. Nanni Moretti non aveva che un briciolo dello status che avrebbe conquistato eppure il suo io mediatico era già fortissimo.

Come noto nella trasmissione i due non si risparmiano frecciatine e attacchi. Moretti non ama il cinema di Monicelli e quello che rappresenta, ovvero film fatti sempre con le stesse persone, a budget inutilmente alti (una sua ossessione di cui parlava già nella primissima intervista), molto indulgenti con gli italiani e che ne cavalcavano i vizi. Monicelli invece è affascinato e ammira quel che Moretti fa nei film, ma non ne tollera la personalità arrogante (Moretti all’epoca aveva 24 anni!). Insolente come pochi ma anche arguto e affilatissimo con le parole, non solo tiene testa a Monicelli ma rappresenta perfettamente lo spirito del 1977, l’esigenza di cambiare tutto, di essere diversi, di combattere le generazioni precedenti e di farlo da soli. Moretti aveva avuto un successo di nicchia con un film che non faceva capo a nessuno, prodotto da solo e senza chiedere permessi. Era un enfant prodige con un pubblico a cui sapeva parlare.

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La seconda apparizione televisiva rilevante è di 4 anni dopo, del 1981, quando erano già usciti sia Ecce bombo che il film successivo, Sogni d’oro. La trasmissione è condotta da Isabella Rossellini e sembra che l’accostamento sia tra due arroganze giovanili differenti. A lei sta il compito evidente di provocarlo mentre lui non ha nessuna voglia di raccogliere la provocazione. Ecce bombo è stato un grandissimo successo, Sogni d’oro lo sarà meno ma comunque Moretti è ormai lanciatissimo, una sicurezza del cinema italiano.

Entrambe queste prime apparizioni sono focalizzate molto sul cinema e così sarà per tutta la prima parte della sua carriera, infatti solo un anno dopo è ospite in una trasmissione che parla di cinema con Luigi Magni (regista della generazione di Monicelli per il quale però sembra avere un po’ più di simpatia). Magni lo punzecchia, lo provoca e gioca molto sulla sua arroganza e presunzione, anzi lo fa parlare proprio di quello. A questo punto è chiaro che esiste un “personaggio Moretti” nell’immaginario collettivo, che è diventato il simbolo di una generazione nuova del cinema con idee molto chiare. È diventato per tutti il ragazzo terribile, molto presuntuoso che però le canta a tutti, che dice le cose come stanno e soprattutto che lo dice molto bene. Non a caso qui Moretti, rispondendo ad una domanda esplicita, affronta la questione del suo carattere.

Più o meno da quel momento parte un grandissimo silenzio in cui Moretti diventa quasi inafferrabile per la televisione. Ci saranno le interviste standard da TG ma non le ospitate televisive e quindi una presenza più corposa. Insomma al netto di qualche intervista rapida mancano eventi significativi. I suoi film vanno sempre meglio e della promozione televisiva sembra non avere bisogno, quel che doveva dire non solo l’aveva detto ma continuava a dirlo al cinema. Nanni Moretti di fatto scompare dalla televisione, per lui parlano i film, in cui è sempre più sé stesso. A partire dal 1994, cioè da Caro diario, i suoi personaggi smetteranno di chiamarsi Michele Apicella e diventeranno semplicemente Nanni, e i suoi film si faranno anche più apertamente autobiografici, come Aprile.

Eppure vale la pena notare questa non-apparizione, cioè questo momento del 1982 dalla trasmissione Blitz in cui Massimo Troisi parla di Moretti, a testimonianza di come in quei primi anni la sua figura, il suo atteggiamento e il suo rispecchiare “qualcosa” fossero oggetto di dibattito. Troisi, insolitamente molto serio, ne apprezza moltissimo l’onestà, la volontà di non essere per forza simpatico ma di dire quel che pensa in maniera strutturata e onesta invece di nasconderlo dietro posizioni di convenienza.

Il ritorno di Moretti sui media è devastante. È il 2002, 20 anni dopo l’ultima apparizione rilevante, è l’anno della Palma d’Oro per La stanza del figlio e questa volta non è in una trasmissione che compare ma in piazza. Un discorso in piazza durante una manifestazione dell’Ulivo in cui, dopo dirigenti e politici, parla lui. Sono in pochi ad ave assistito al discorso dal vivo rispetto a quelli che ne hanno sentito l’eco e la frase più nota in televisione. Proposto, riproposto, dibattuto e citato come capita alle battute dei suoi film: “Con questa classe dirigente non vinceremo mai”.

Siamo all’apice dell’era berlusconiana, l’Ulivo è piena guerra interna, Moretti dovrebbe unire l’elettorato e invece fa un discorso inaspettatamente durissimo. Si professa invariabilmente elettore dell’Ulivo ma non ne tollera l’andamento. La folla è divisa. È un momento cardinale per il Moretti mediatico perché nonostante non avesse mai nascosto l’appartenenza politica e ne avesse anzi fatto un perno della sua produzione cinematografica, qui diventa parte della sua personalità pubblica. Inizia la breve stagione in cui Nanni Moretti è tornato ad una sorta di attivismo politico, non più solo in piazza ma finalizzato ai media, cioè a comparire sui giornali e manifestare dissenso tramite essi. Sono i mesi dei girotondi. Durerà tutto meno di un anno e sarà un modo per una parte della sinistra di manifestare contro la propria classe dirigente e per la legalità. Il prolungamento di un’altra frase molto famosa e fortunata (ma cinematografica) di Moretti: “D’Alema ti prego dì qualcosa di sinistra”.

La vita mediatica di Moretti subisce un inatteso scossone qualche anno dopo, quando Fiorello, forse anche in virtù della ritrovata fama popolare dopo i girotondi e la Palma d’Oro, comincia a farne un’imitazione nel suo programma Viva Radio 2. Talmente nota è l’imitazione e talmente divertito è Moretti stesso che nel 2006, per la promozione de Il caimano, è lui stesso ad andare in radio da Fiorello a fare imitazioni.

Salta fuori che è un grande imitatore e che anzi il telefono e la radio sono i suoi mezzi d’espressione preferiti, quelli di cui fruisce e che usa per fare scherzi. Nonostante sia un autore di commedie questo del Moretti spiritoso è un lato mediatico inedito. Farà un’imitazione di Califano molto nota (da che Fiorello stesso ne faceva una) e poi addirittura azzarderà un’imitazione di Fiorello che lo imita.

Da quest’episodio parte la terza vita mediatica di Moretti, quella più spettacolare e da intrattenitore. Nel 2011 per la promozione di Habemus Papam sarà ospite da Fabio Fazio, mostrandosi molto ammorbidito con gli anni ma capace ancora di dire quel che pensa senza problemi quando Fazio lo blandisce e lui lo bacchetta rispondendogli: “Lo dici a tutti sei il mio mito!”.

In questi anni si concede di più, parla di più, si fa vedere e sviluppa una presenza decisamente più morbida rispetto a quello stereotipo di arrogante e polemico che gli era rimasto attaccato dai primi anni. Ma non solo. Da qui parte una presenza mediatica più potente dovuta a internet. Ogni apparizione nelle università, nei dibattiti o in location meno usuali che non sarebbero coperte dalla television, è ripresa e il video finisce online inevitabilmente. Non per volontà ma per contingenza finisce il suo isolamento e Nanni Moretti è online tramite immagini altrui.

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Gabriele Niola

Nasce a Roma nel 1981, fatica a vivere fino a che non inizia a fare il critico nell'epoca d'oro dei blog. Inizia a lavorare pagato sul finire degli anni '00 e alterna critica a giornalismo da freelance per diverse testate. Dal 2009 al 2012 è stato selezionatore della sezione Extra della Festa del cinema di Roma, poi programmatore e per un anno anche co-direttore del Festival di Taormina. Dal 2015 è corrispondente dall'Italia per la testata britannica Screen International.  È docente del master di critica giornalistica dell'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico, ha pubblicato con UTET un libro intervista a Gabriele Muccino intitolato La vita addosso e con Bietti un pamphlet dal titolo "Odio il cinema italiano". Vanta innumerevoli minacce da alcuni dei più titolati registi italiani.     
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