Sono arrivato a Cracovia con l’idea di raccontarne un aspetto, quello politico, che mi pareva fosse affrontato in modo un po’ superficiale dalla stampa generalista, almeno in Italia. Ora, mentre scrivo, l’idea è la stessa. Anche i migliori quotidiani in queste ore titolano con frasi tipo “Il governo in piazza con gli estremisti di destra”. Non è vero. Cioè, detto meglio: è vero, ma è talmente approssimativo che vale come se non lo sia per niente.

Mi spiego: il governo era davvero in piazza, e c’erano anche gli estremisti di destra (polacchi, ma anche quelli italiani di Forza Nuova, ad esempio). Ma il corteo mica era lo stesso. Le istituzioni (compreso il governo e la sindaca di Varsavia, Hanna Gronkiewicz-Waltz), hanno cercato di impedire persino che il corteo si tenesse. Poi, però, è successo che c’è stato un ricorso da parte dei manifestanti, quel ricorso è stato vinto e allora in piazza ci sono andati tutti: centro, ultradestra e persino la sinistra. Tra il corteo dove erano presenti i rappresentanti del governo e quello dove c’era Forza Nuova però c’era un cordone delle forze dell’ordine e svariate decine di metri. Per questo titolare “Governo e ultradestra insieme in piazza” è sbagliato, perché non rende conto di come stanno le cose in Polonia.

La sensazione, adesso che sto alternando la scrittura di questo articolo al fare la valigia per andare via da Cracovia, è che non sia solo la politica polacca ad essere raccontata male. Ma l’intera società polacca.

Per qualche motivo l’Est Europa, a noi dell’ovest, piace immaginarlo più estremo e distante di quanto non lo sia. Ma la città di Cracovia, per esempio, è bella, raccolta e accogliente, il centro storico è multiculturale, pieno di posti iraniani, pakistani, italiani e messicani, poi sushi bar, un bar dove danno solo e soltanto partite di premier league e così via all’infinito. Durante questi giorni ho parlato inglese, italiano e il mio francese elementare e sono riuscito a fare tutto: fare la spesa, parlare coi tassisti, visitare musei e fare qualche chiacchierata con qualche gestore di ristoranti e caffè.

L’idea di est europeo che proiettiamo, almeno attraverso i media, è sbagliata. Forse c’entra il fatto che ci affascinano gli estremismi, il tradizionalismo, i personaggi da romanzo come Limonov e le storie come Educazione siberiana, ma l’est europeo non è una sorta di Russia minore. Da Tallinn a Cracovia c’è un’Europa vivace e interessantissima culturalmente e socialmente. La cucina, le sottoculture musicali, il teatro e moltissimo altro, formano un bacino culturale immenso. Di solito non c’è spazio per l’est nelle nostre liste di luoghi per le vacanze, né ce n’è nelle nostre classifiche di vini per quelli prodotti nei Balcani. Come nelle classifiche di ristoranti e caffé non c’è spazio per quelli polacchi o ungheresi.

Per rimediare, questa qui sotto è una breve lista di luoghi meravigliosi in cui ho messo piede negli ultimi giorni a Cracovia.

1) The Black Duck - Czarna Kaczka

Ci sono andato perché è uno dei ristoranti più famosi e conosciuti della città vecchia: si chiama “l’anatra nera” e, come suggerisce il nome, serve un sacco di piatti a base d’anatra. La cucina è quella tipica polacca, con vini (purtroppo) quasi solamente francesi e italiani.

Punti forti: qualità del servizio, che nel mio caso direi eccellente, e le zuppe. Storicamente la cucina polacca deve molto a quella di tradizione germanica, a quella russa e quella italiana. Le zuppe, al contrario di quello che si può supporre, non sono necessariamente un’eredità della tradizione culinaria russa. Ce n’è soprattutto una rinomata al Czarna Kaczka: la red borscht, cioè la zuppa di barbabietola rossa. Mi ha colpito più questa che la carne d’anatra - buona ma non “sorprendentemente buona” come la zuppa di barbabietola, che sembra quasi una passata per l’intensità del sapore, pur rimanendo brodosa. Per l’anatra forse l’opzione migliore è quella della carne bollita, c’è in molte varianti: polpette, zuppa e insalata.

I prezzi, che comunque si possono controllare online, sono assolutamente ragionevoli: nel mio caso 170 zloty per una cena per due, circa 40 euro, compreso il vino. Visto che il locale è frequentatissimo è consigliato prenotare, se trovate occupato ecco un’alternativa nelle prossime righe.

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2) Nakryto

Locale delizioso, ci sono finito per caso ma si è rivelato essere un colpo di fortuna. I punti forti sono due: per raggiungere il ristorante si esce dal centro storico, si va a sud, verso il fiume, e si attraversa una delle zone con la vita notturna più interessante di tutta Cracovia. In qualche modo la gentrificazione, i graffiti e tutto il resto, qui riescono a non avere un sapore di già visto - ma forse il mio umore è condizionato positivamente da come ho mangiato.

Su TripAdvisor ho visto che il Nakryto ha quasi esclusivamente voti eccellenti, ma io più che altro mi sono fidato del fatto che dentro, sedute ai tavoli, c’erano solamente persone che parlavano polacco. Decisamente da provare, se non lo si già fatto, sono i pierogi, dei ravioli tipici, ma quelli li ho trovati buoni anche altrove; sopra la media, invece, le creme di formaggio di pecora.

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3) Cafe Art Gallery Zakopianka

Una caffetteria in vecchio stile, affacciata sul parco che circonda la città vecchia. Un posto strano, gestito da un signore che si rifiuta categoricamente di parlare inglese, ma attacca subito in francese. I prezzi sono un po’ respingenti, ma è molto affascinante e vale decisamente la pena entrarci.

Ho preso un caffè, giusto per sedermi al tavolo e riscaldarmi un po’, e mi sono ritrovato circondato da quadri a olio, alcuni credo non fossero nemmeno ancora del tutto asciutti. Ma tanto mi è bastato per fare una breve chiacchierata col proprietario e per godermi un posto che sembra essere davvero pieno di storia. Si tratta sul serio di una specie di bar dentro a una galleria, o viceversa, con quadri che il signore sposta continuamente, mettendoli nella piccola veranda all’esterno, sul bancone, vicino ai tavoli e poggiati alle grandi finestre bianche.

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Cafe Art Gallery Zakopianka
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Enrico Pitzianti

Dal 2017 collabora con Esquire Italia, per cui ha scritto reportage dall’Africa, dalla Norvegia, dall’Australia, dalla Polonia, dalla Francia e dal Parlamento europeo. Si occupa di politica estera, attualità e ambiente. Scrive per Wired Italia “Non Scaldiamoci”, una newsletter settimanale sulle conseguenze politiche dei problemi ambientali. È caporedattore de L'indiscreto e collabora con Linkiesta e Il Foglio. Ha insegnato come docente esterno all'Università di Ferrara.