Senza fare rumore e mentre tutti gli altri social network sono costantemente alle prese con scandali e polemiche, Pinterest sta mostrando a tutti quale può essere una via alternativa per creare una piattaforma di successo. Giovedì scorso è infatti trapelata la notizia che il social network – che si occupa della raccolta e catalogazione di immagini e contenuti – ha sottoposto alle autorità statunitensi i documenti necessari per la quotazione a Wall Street (che dovrebbe avvenire in primavera); preparandosi quindi a compiere un passo fondamentale per ogni azienda privata.

Solo due giorni prima, invece, Pinterest aveva fatto parlare di sé per una drastica decisione in tema di fake news: bloccare qualunque ricerca a tema vaccini, sia pro che contro. Scrivere “vaccini” sulla barra delle ricerche, oggi, non riporta nessun risultato. Considerando quanto difficoltosa e priva di soddisfazioni sia stata finora la battaglia condotta da Facebook, YouTube e gli altri contro la disinformazione, la decisione di Pinterest potrebbe segnare un momento di svolta.

Scrivere “vaccini” sulla barra delle ricerche, oggi, non riporta nessun risultato

Nel giro di una settimana, insomma, Pinterest ha prima mostrato una nuova ed efficace strada per combattere la propaganda di teorie complottiste sui social, poi ha annunciato il suo prossimo grande passo (la quotazione in borsa); tornando così a comparire sui giornali e siti specializzati. Ma la lunga assenza di Pinterest dal battage mediatico non è niente di cui stupirsi: la strategia del CEO Ben Silbermann (come raccontato qualche tempo fa dal New York Times) è sempre stata quella di seguire una crescita “lenta e costante”, focalizzandosi sugli utenti e ponendo grande attenzione anche ai problemi etici.

Una strategia che sembra pagare: con 250 milioni di utenti e una comunità appassionata, Pinterest non solo si trova a competere sullo stesso livello di piattaforme ben più blasonate (come Twitter e Snapchat), ma si sta facendo una reputazione di azienda “responsabile” che potrebbe avvantaggiarla nel momento della quotazione (stimata in circa 12 miliardi di dollari). Gli investitori e gli inserzionisti – scottati dalle infinite polemiche che circondano gli altri social network (da ultimo YouTube, alle prese addirittura con uno scandalo pedofilia) – potrebbero accordare sempre più fiducia a Pinterest, che fino a questo momento ha mantenuto un profilo basso e rassicurante.

L’idea dietro Pinterest è sempre rimasta la stessa, anche a nove anni dalla nascita

Le altre piattaforme potrebbero avere qualcosa da imparare dal modello che ha permesso a Pinterest di avere introiti e utenti crescenti e una politica di moderazione dei contenuti efficace. Non solo: a differenza degli altri social network, l’idea dietro Pinterest è sempre rimasta la stessa, anche a nove anni dalla nascita. Tutto questo, mentre Facebook sta addirittura cercando di trasformarsi in un’infrastruttura sociale (e continua a moltiplicare le sue funzioni, dal marketplace a Watch), Twitter vuole essere il canale della discussione delle attualità (peccato che le discussioni non siano quasi mai civili), YouTube sta mutando in una sorta di Netflix – in cui però si può anche ascoltare musica e fare incetta di propaganda estremista o complottista – e via dicendo.

Il contrasto è evidente: Pinterest fa una cosa sola, ma fatta bene; un aspetto che potrebbe attirare sempre di più gli inserzionisti in fuga dai colossi digitali. Questo, a maggior ragione, se si considera quali sono le aree forti di Pinterest: moda, cucina, design, makeup. Tutti ambiti che si prestano alla perfezione alla pubblicità.

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Un altro aspetto riguarda invece l’audience di Pinterest, che è composta principalmente (80%) da donne, molte delle quali attorno o sopra i trent’anni. Una base utenti considerata molto più affidabile di quella dei social network destinati agli adolescenti, che rischiano, com’è il caso di Snapchat, di avere solo un successo effimero. Come ha scritto Mashable, “a chi interessano gli adolescenti quando puoi avere le mamme” e il loro potere decisionale in materia di acquisti?

Ovviamente, ci sono ancora problemi da risolvere. Per molti versi, Pinterest è una piattaforma superflua, dedita al consumismo più sfrenato e in cui ancora fanno capolino gli “alimenti per combattere i tumori” e cose di questo tipo. Ma rispetto all’inferno in cui si sono trasformati molti degli altri social network, Pinterest è in grado di offrire ciò che altrove, spesso, manca: una chiara idea del servizio offerto dalla piattaforma e un ambiente non ostile. Qualcuno dalle parti della Silicon Valley potrebbe iniziare a prendere appunti.

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Andrea Daniele Signorelli

Giornalista classe 1982, si occupa del rapporto tra nuove tecnologie, politica e società. Scrive per La Stampa, Wired, Domani, Esquire, Il Tascabile e altri. È autore di “Technosapiens: come l’essere umano si trasforma in macchina” (D Editore, 2021)