Nello stato indiano del Madhya Pradesh i contadini stanno lottando contro degli abilissimi avversari, responsabili di veri e propri saccheggi nelle piantagioni di papaveri. Da dove vengono questi banditi, cosa vogliono, ma soprattutto chi sono? Pappagalli tossicodipendenti. Sì, proprio così: stiamo parlando di uccelli fluorescenti completamente assuefatti dall’oppio ricavato dai baccelli di papavero. Sembra, infatti, che gli oppiacei abbiano sui pappagalli un effetto molto simile a quello della caffeina sugli esseri umani, generando una vera e propria dipendenza.
Spinti dall’irrefrenabile bisogno di assumere oppio, i pappagalli hanno escogitato nel tempo abili strategie per sottrarre ai contadini ingenti quantità di semi: aspettano che questi intaglino il baccello per favorirne la maturazione e intervengono, silenziosamente, strappando i semi di papavero ricchi del lattice di cui sono tanto dipendenti. Silenziosamente per davvero, perché per restare in incognito non emettono nemmeno più il loro tipico cinguettio.
Questa storia sembra una barzelletta, ma non lo è. Il fenomeno dei pappagalli tossicodipendenti, infatti, sta causando molti problemi agli agricoltori locali. Si parla di perdite di raccolto davvero ingenti, a cui i contadini faticano a far fronte. Insomma, la situazione è veramente disperata e non sembra che i pappagalli si lascino facilmente impietosire, anzi: si nutrono dalle 30 alle 40 volte al giorno. Per contrastare questo fenomeno gli agricoltori hanno chiesto aiuto al governo indiano, senza però ricevere alcuna risposta.
Hanno provato, allora, a farsi giustizia da soli, mettendo a punto una serie di strategie per contrastare i furti di questi insaziabili malviventi: una “guerra sonora”, combattuta a suon di fuochi artificiali e altoparlanti. Quello dei pappagalli tossicodipendenti non è un caso isolato in natura; sono molte, infatti, le specie schiave di sostanze psicoattive, come racconta Giorgio Samorini in Animali che si drogano. Insomma, la tossicodipendenza è proprio una brutta bestia. Per tutti.
