I demoni sono antichi quanto la religione stessa: “Nell’antica Mesopotamia, i preti babilonesi eseguivano esorcismi gettando immagini demoniache nel fuoco”, scrive l’Atlantic. “I Veda indù, che si pensa siano stati scritti tra il 1.500 e il 500 a.C., riferiscono di esseri sovrannaturali – noti come Asura, ma solitamente considerati demoni – che sfidavano gli dei e intralciavano gli affari umani. Anche secondo gli antichi greci le creature demoniache si appostavano nei margini più oscuri del mondo umano”.

Nel nostro immaginario, ovviamente, i demoni – e in particolar modo Satana – sono stati tratteggiati dall’ebraismo e ancor più dal cristianesimo, diventando l’incarnazione stessa del male. Ma in quanti credono davvero all’esistenza di un Diavolo (o di demoni) in grado di scendere sulla Terra per opprimere e perseguitare l’umanità? In Italia, è almeno il 26% della popolazione (generalizzando un sondaggio relativo solo al nord-est e che quindi potrebbe sottostimare il fenomeno complessivo).

Non solo: queste percentuali stanno crescendo negli ultimi anni. Secondo i dati Gallup, oggi il 61% degli statunitensi crede nel Demonio classicamente inteso; una percentuale nettamente superiore rispetto al 55% del 1990. Quindi, il Diavolo è tutt’altro che in ritirata ed è una presenza reale per una parte consistente della popolazione, anche italiana. L’aspetto più sorprendente di tutti è un altro: un numero sempre maggiore di persone non solo crede nel Diavolo, ma è anche convinto che i demoni possano perseguitarci e prendere controllo sul nostro corpo.

La mole di richieste di esorcismi ha colto di sorpresa anche la Chiesa

Solo nel 2016, sono stati 500.000 gli italiani che hanno richiesto un esorcismo, convinti che qualcuno in famiglia fosse stato posseduto dal demonio. Una mole di richieste – secondo quanto testimoniano gli stessi preti esorcisti – cresciuta al punto da cogliere impreparata la Chiesa; che in tutto il mondo sta gradualmente aumentando il numero degli esorcisti per far fronte alla domanda.

Com’è possibile che Satana non solo goda di ottima salute, ma sia ancora più presente nella mente dei credenti rispetto al passato? Forse, si potrebbe ricondurre tutto ciò agli stessi mali che stanno provocando un aumento dei disturbi mentali come depressione e schizofrenia; che – secondo la Società Italiana di Psicopatologia – trova origini anche nell’insicurezza economica, nell'impossibilità di pianificare la propria vita, nell'iperprecarizzazione del mondo del lavoro e altro ancora. È possibile che vivere in una società disgregata riporti in auge la credenza in forze preternaturali?

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Non secondo la Chiesa, che individua invece altri fattori che potrebbero aver portato alla rinascita del Demonio (se così si può dire): nella loro ottica, “la credenza nella possessione demoniaca sta diventando più comune a causa del revival della magia, della divinazione, stregoneria e dei tentativi di comunicare con i morti”, si legge sempre sull’Atlantic. Questo, nella lettura clericale, non significa che chi crede nella stregoneria tenda di conseguenza a credere alla possessione. Al contrario: il problema è che “le pratiche occulte diventano il motore che permette al demonio di entrare nelle nostre vite”. Una vera e propria porta d’ingresso, come viene infatti definita (e che spiega anche l’allarme lanciato in seguito al successo planetario di Harry Potter).

Lo stesso vale per un altro dato: la Chiesa stessa stima che l’80% delle persone che (negli USA) si rivolgono a un esorcista abbia subito abusi sessuali. Anche in questo caso, la Chiesa non intende – come si potrebbe pensare – che il danno psicologico causato dalle molestie possa portare a credere di essere perseguitati, minacciati o addirittura posseduti da qualche entità malvagia. La questione è opposta: gli abusi sessuali rendono le persone più vulnerabili all’influenza del maligno, che in questi traumi trova un ulteriore porta d’ingresso.

"Il Diavolo, lungi dall'essere un mito o un simbolo, è qualcosa di reale"

D’altra parte, è stato lo stesso Papa Francesco a ripeterlo chiaro e tondo in numerose occasioni: il Diavolo, “lungi dall’essere un mito, una rappresentazione astratta, un simbolo, una figura o un’idea è qualcosa di reale. (...) Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché come un leone ruggente va in giro cercando chi divorare”. Il Diavolo esiste davvero, spiega Bergoglio. Non è una metafora. Inoltre, non ha sempre bisogno di possederci; perché i demoni possono influenzare le nostre vite in altri quattro modi: infestazione, vessazione, ossessione, soggezione. La vessazione, in cui “un demone spinge una persona ad accettare il male”, è la forma più lieve; la possessione è ovviamente la più grave.

Francesco, come già Giovanni Paolo II, è uno dei papi che più spesso ha citato il Diavolo: potrebbe essere questa la ragione per cui ha ripreso a crescere la credenza nell’esistenza di Satana e nella possessione? Potrebbe essere stata proprio l’attenzione posta su questi temi dalla massima carica della religione cattolica ad aver provocato la netta risalita delle richieste di esorcismo?

In ogni caso, la possessione demoniaca e gli esorcismi non sono qualcosa che viene preso alla leggera dalla Chiesa. Al contrario: il processo per decidere se una persona deve davvero essere sottoposta a un esorcismo si basa sulla scienza. Un processo noto come discernimento e che inizia con un passaggio cruciale: la valutazione psichiatrica di un professionista della salute mentale. Ed è proprio qui che si ferma la stragrande maggioranza dei casi di esorcismo: al primo passaggio, che spesso dimostra come – dove si pensa ci sia una possessione demoniaca – si è invece in presenza di casi di schizofrenia (o altre forme di disturbi della personalità).

Lo stesso Padre Amorth, di gran lunga il più noto (e controverso) tra gli esorcisti italiani, diceva di avere 50mila esorcismi all’attivo; ma riteneva lui stesso di essersi trovato poche volte di fronte a vere e proprie possessioni demoniache. “È fondamentale distinguere le malattie psichiatriche dagli interventi del maligno”, ha recentemente confermato, parlando con La Stampa, un altro esorcista come don Bonaiuto.

Ma allora come si fa a riconoscere un vero caso di possessione demoniaca? I segni sono del tutto simili a quello raccontati da film e romanzi: macchie sulla pelle, segni della croce che rimangono indelebili, avversione ai simboli e alle immagini religiose, capacità di esprimersi in lingue che dovrebbero essere ignote, bambini che pronunciano parole blasfeme, persone prive di forze che la riacquistano all’improvviso; ma anche viso deformato, voce cavernosa e oggetti metallici che escono dalla bocca.

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Quando le cose vanno così, non resta che procedere all’esorcismo. Assistito solitamente da numerose persone, l’esorcista spruzza acqua santa addosso al posseduto, fa il segno della croce e si inginocchia per recitare la Litania dei Santi, seguita dalla lettura di estratti della Bibbia. A quel punto, determina le regole di ingaggio: si rivolge al demone o ai demoni, impone loro di rivelare il proprio nome e di andarsene quando richiesto. Possono servire più sedute, a volte anche decine, ma dal momento che – nella lettura religiosa – l’esorcista possiede la piena autorità che gli è stata conferita da Dio e Gesù Cristo, il demone non ha altra scelta che obbedire. Ed è per la stessa ragione che l’esorcista, nella sua pratica, non ha nulla da temere: “Lo sfido e non ho paura, tanto vinco io”, ha dichiarato qualche tempo fa don Sini.

Considerando il boom di richieste, c’è però un crescente bisogno di esorcisti; ragion per cui dal 16 al 21 aprile scorso si è nuovamente tenuto il “Corso sull’esorcismo e la preghiera di liberazione” all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma. Cinque giorni in cui vengono trattati tutti gli aspetti dell’esorcismo; quelli antropologici, sociali, liturgici, ma anche farmacologici, medici e neuroscientifici. Le edizioni precedenti sono state un successo di partecipazione (il corso si rivolge soprattutto ai vescovi che devono preparare i sacerdoti incaricati degli esorcismi) e oltre che a Roma questi corsi si stanno tenendo a Manila (Filippine) e a Chicago.

A livello globale, il numero di preti esorcisti sta continuando a crescere

Il risultato è che il numero di preti esorcisti negli Stati Uniti, secondo alcuni dati, è passato dai circa 15 del 2011 agli oltre 100 di oggi. Non ci sono statistiche ufficiali, ma è sicuro che, a livello globale, gli esorcisti siano cresciuti di parecchie unità rispetto ai 404 stimati nel 2016 (di cui oltre 250 solo in Italia). Il fenomeno è dimostrato anche dalla decisione della Conferenza Episcopale statunitense di tradurre per la prima volta in inglese il “Rito degli esorcismi e preghiere per circostanze particolari”; un libro standardizzato nel 1614 ma che è stato più volte aggiornato (l’ultima sul finire degli anni 90).

C’è però un altro manuale in cui si parla di “forme di possessione”: è il DSM-5; la bibbia degli psichiatri. Come prevedibile, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali non prende davvero in considerazione l’esistenza del Diavolo e dei posseduti; ma riconosce che “ciò che distingue e rende possibile la possessione (…) è la presenza di un’interpretazione, di una valutazione culturale disponibile nel contesto in cui ha luogo, e cioè la credenza nella possibilità, da parte di potenze, agenti o entità esterne, di incarnarsi in un essere umano”. In Italia, si legge su Osservatorio Psicologia, “sono presenti quattro Sindromi Culturalmente Caratterizzate: la possessione, la fuga dell’anima, il malocchio (da considerarsi estinta e trasformata in affatturazione, nella dicitura popolare) e infine l’affatturazione stessa (fattura, malocchio, ecc.)”.

Più che accettare l’esistenza del Diavolo, la psichiatria tende quindi a riconoscere la peculiarità di alcune forme di “invasamento” – e soprattutto la loro connotazione culturale – rispetto a fenomeni che si possono spiegare in termini esclusivamente scientifici. Per la scienza, insomma, è una questione di credenze culturali; niente di più. E che cos’altro ci si potrebbe aspettare? Come diceva Baudelaire, “il peggior inganno del diavolo è averci fatto credere che non esiste”.

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Andrea Daniele Signorelli

Giornalista classe 1982, si occupa del rapporto tra nuove tecnologie, politica e società. Scrive per La Stampa, Wired, Domani, Esquire, Il Tascabile e altri. È autore di “Technosapiens: come l’essere umano si trasforma in macchina” (D Editore, 2021)