Diciamocelo, dai: alla maggior parte di noi pesa il culo. Ci lamentiamo e ci sentiamo spaventati e inorriditi dalla piega disumana e vendicativa che ha preso il governo, che va a colpire gli stranieri in modi completamente estranei alla (pur orrenda e meschina) logica del risparmio per le casse dello Stato, e si industria a rendere la vita delle donne sempre più un inferno, fra nomine di funzionari che ritengono che il cittadino vada conteggiato quando è ancora un embrione e disposizioni che permettono di partorire comodamente alla propria postazione lavorativa, fino all'abolizione del fondo per i figli delle vittime di femminicidio, e tante altre ancora. Ma organizzare proteste è faticoso, donare alle associazioni o alle ONG costa, andare alle manifestazioni fa venire le vesciche: vuoi mettere con la comodità di indignarsi in rete?

È su questa pigrizia di fondo, unita al desiderio di rivalsa, che si basa il successo della guerriglia social lanciata da Luca Morisi per conto di Matteo Salvini, e per altri versi da Rocco Casalino per i Cinque Stelle (che però sono in curva discendente). Ora: per la pigrizia non possiamo fare molto, ma se non altro possiamo sfruttarla per evitare di cascare come scemi nelle trappole tese da Morisi per aumentare la visibilità dei contenuti di Salvini. Quella che segue, quindi, è una guida all'inazione costruttiva: per l'azione, ne parliamo un'altra volta.

1. Non condividete i contenuti di propaganda

Sì, lo so che vi sentite fichi, brillanti e spiritosi a fare battute sulla pastasciutta ributtante del Ministro dell'Interno, uno che a giudicare da quello che posta sul suo feed mangia come un fuorisede depresso. Lo so che vi sembra grave che faccia pubblicità a dei marchi. Entrambe le cose sono pensate per fare sì che il suo contenuto sia condiviso da più gente possibile: quelli che lo amano (e si ritrovano in quella dieta ributtante, o trovano simpaticissimo che il Ministro dell'Interno sia così “uno di noi” da mostrarsi senza filtri mentre mangia a casa, piuttosto che in un ristorante costoso) e quelli che lo detestano.

I primi e i secondi si detestano a vicenda, e le canzonature, il disprezzo o l'indignazione dei secondi è benzina per il desiderio di rivalsa dei primi. Chi sostiene Salvini lo fa perché Salvini incarna i suoi sogni di vendetta, è il maschio alfa atteso da tanto (settantacinque anni, per la precisione), il condottiero che sconfigge i loro nemici immaginari: la gente che ha studiato, la gente che ha una direzione nella vita, i realizzati e le donne (quasi tutte).
Funziona sempre così, in ogni epoca storica: al Duce che miete il grano si sostituisce Salvini che aziona la ruspa.

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Ogni volta che condividete un contenuto di propaganda – di qualunque genere di propaganda: ma è grave quando la propaganda del governo è fondata sul culto della personalità – contribuite a far salire quel contenuto negli algoritmi dei social, a renderlo più visibile e ad arrivare a più gente. Se non lo condividete, lo penalizzate. Questo ovviamente si applica a tutti quei contenuti, politicamente vuoti ma furbetti, che mirano a generare rabbia e frustrazione. Non ci cascate.

2. Non cascate nella trappola del meme sagace

L'esempio calzante di questo secondo punto è la campagna “Lui non ci sarà”. È abbastanza grave che un Ministro dell'Interno prenda di mira alcuni liberi cittadini rei di essergli politicamente avversi, ed è una cosa di cui dovrebbe rispondere politicamente. Ma quella campagna è stata fatta perché sapeva che un sacco di gente avrebbe volentieri sostituito la sua faccia a quella di Saviano, Fazio e Chef Rubio per dire “Io non ci sarò”, dimenticandosi però di eliminare la parte in cui si forniscono data, luogo e ora della manifestazione a sostegno del governo a cui la campagna fa riferimento.

È una campagna furbissima, praticamente a costo zero: sfrutta la leva identitaria di cui dicevamo sopra (la polarizzazione fra “con Salvini” e “contro Salvini”) e fa fare tutto il lavoro agli Oompa Loompa dell'indignazione automatica. Considerato che a nessuno interessa se il signor Fausto Faustini di Alberobello vada o meno alla manifestazione di Salvini (e se qualcuno dei suoi amici lo pensa, le conviene cambiare amici, signor Faustini), l'unica funzione di quel meme è far sentire meglio il signor Fausto, che con quel meme pensa di essersi messo a posto la coscienza e di aver preso una dura posizione contro il governo. E invece comunica urbi et orbi dove trovarsi per fare i fanboy governativi.
Insomma, se proprio dovete fare gli spiritosi almeno metteteci la data sbagliata.

3. Smettete di blastare la gente su Internet

Questa è la parte più difficile e bisognerà ritornarci, ma cercherò di essere sintetica. Uno degli sport consolatori più diffusi e duri a morire è la blastata a mezzo screenshot: data una persona di cui non si condivide un contenuto (che può andare dall'idiozia totale al semplice disaccordo), riprenderla con uno screenshot sul proprio feed per prenderlo in giro. È una roba da terza media che dobbiamo smettere di fare subito, perché parte del successo elettorale dell'attuale governo è dovuta proprio all'incattivimento generale (non lo dico io, lo dice il Censis).

Ogni volta che facciamo i grossi con qualcuno sui social – con gli screenshot, appunto; ma anche semplicemente rispondendo male a tutti quelli che ci sembrano poco poco scemi, per sentirci un po' Mentana – contribuiamo a inquinare ulteriormente l'aria intorno a noi. Se proprio non vogliamo applicare la pigrizia, applichiamo la pazienza: o rispondiamo direttamente e con gentilezza alle persone (che forse cercano solo un confronto? O le cose, semplicemente, non le sanno? Ogni tanto capita, anzi: capita spessissimo) oppure lasciamo perdere. A meno che l'unica cosa che vogliamo non sia prenderci una rivincita per tutte le volte in cui ci hanno bullizzati alle medie, ma per quella cosa lì, date retta: è meglio un analista.