Per 5 minuti, tra il 76' e l'81', tra il gol di Traorè e quello di Nainggolan, sembra che il miracolo si potesse completare. L'Empoli salvo, al termine di una rincorsa folle e senza senso, grazie a un risultato utile su un campo in cui seguendo la logica di bilanci e quotazioni di rosa sarebbe stato impossibile ottenerlo, grazie alle difficoltà dell'avversario, certo, ma soprattutto grazie al gioco.

Il gioco è il mantra di Aurelio Andreazzoli, uno che vuole fare un bel calcio sempre e comunque, non importa chi si trova davanti, non importa nemmeno la situazione di punteggio. Il calcio dell'ex allenatore delle giovanili della Roma non prevede sconti o compromessi, si gioca sempre, in verticale, attaccando l'area avversaria, cercando la porta, senza chiudersi dietro. Persino se si è conquistato l'1-1 al Meazza da poco e se quel risultato, considerato il nulla cosmico che accade al Franchi tra Fiorentina e Genoa, è tutto ciò che serve per restare in Serie A.

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Si gioca comunque, e ci si scopre, offrendosi al contropiede. E si prende un gol che - sempre seguendo la logica di cui sopra - una squadra in lotta per la salvezza non dovrebbe mai prendere in casa di una big che insegue la qualificazione alla Champions League. E invece, nel mondo di Aurelio Andreazzoli, succede. Succede che l'Empoli si trovi in inferiorità numerica dietro, subisca un attacco dell'Inter in 4 contro 3, e che Nainggolan si trovi del tutto solo, indisturbato, a ricevere l'assist del palo.

E ha ragione l'allenatore dei toscani, all'Inter è girata bene con quel rimpallo su legno mentre all'Empoli, poco dopo, non è successo lo stesso con la traversa colpita da D'Ambrosio in un disperato tentativo di salvataggio, ma è anche vero che forse l'Empoli poteva difendere diversamente quel preziosissimo punto che stava guadagnando.

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Salutiamo l'Empoli, che torna in B, pensando che delle squadre in lotta fino all'ultima giornata è quella che meritava meno di tutto la retrocessione. Per qualità del gioco espresso, sempre, persino nelle prime 11 giornate, quando di vittoria ne era arrivata solo una, alla prima contro il Cagliari, e che avevano portato all'esonero dell'allenatore romano. Per forza di volontà nel recupero finale, con un filotto di tre vittorie che aveva rimesso in discussione qualcosa che sembra indiscutibile.

Pensiamo ad Andreazzoli e ci convinciamo che abbia quasi centrato il miracolo, ma la realtà di numeri appare diversa, perché dopo un ritorno vincente contro il Frosinone e una vittoria sorprendente col Napoli, il tecnico romano aveva perso con Udinese, Spal e Bologna. Squadre meno belle, forse (eccezion fatta per il Bologna di Mihajlovic) ma dannatamente più concrete, più portate alla lotta, più feroci.

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Maledetto chi ha cacciato Andreazzoli per chiamare Iachini, dicono in tanti, ma a conti fatti Aurelio ha tenuto nelle sue partite la stessa identica media di Beppe: 1 punto a partita, niente di più. E alla fine è retrocesso in una giornata che ha mostrato come giocare male e accontentarsi di 1 punto, a volte, sia la scelta migliore da fare nelle zone basse della classifica. Fiorentina e Genoa hanno costruito la loro salvezza così, senza spettacolo e con uno scontro diretto che non ha mai dato l'idea di essere uno spareggio mortale. Un pessimo spot per il calcio, siamo d'accordo, ma alla fine hanno avuto ragione loro. L'Empoli invece si è fermato lì, su quel contropiede finalizzato da Nainggolan e su quella auto traversa di D'Ambrosio. Un po' di ingenuità, un po' di sfiga. Si dice che la fortuna aiuta gli audaci, ma stavolta al più audace di tutti ha voltato le spalle.