Attualità
6 Aprile 2018
Davide Grasso è stato al fronte a fianco dell'Ypg. "E' un paradosso, ma se in Italia siamo in certe condizioni è perché qualcuno ha combattuto"

L’italiano che combatte l’Isis: “La guerra è inaccettabile, ma a volte necessaria”

di Redazione | 3 min

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Quella di Davide Grasso è una storia da lasciare col fiato sospeso. Grasso, infatti, è uno di quelli che viene definito ‘foreign fighter’ perché dopo l’attacco al Bataclan di Parigi del novembre 2015, ha deciso di appoggiare l’Ypg (le milizie curde) nella lotta all’Isis, in una regione, il Kurdistan, che è uno dei territori più roventi dell’intero pianeta. Dalla sua storia è pure nato un libro, “Hevalen. Perché sono andato a combattere l’Isis in Siria”, e da qui partono le riflessioni che Davide Grasso ha voluto condividere con i ragazzi del liceo Ariosto di Ferrara.

Il 37enne, prima di tutto, vuole far capire quanto la scottante situazione del Medioriente sia molto più vicina a noi di quello che si pensi, mettendo di fronte alle proprie responsabilità la politica e la stampa. “C’è disinformazione indotta su quello che accade – esordisce -, perché la gente non si deve fare un’idea precisa di ciò che avviene. I drammi delle guerre in Medioriente sono causati anche dalle politiche occidentali, e dalla Turchia che, alleato dell’Italia, utilizza i milioni di euro che l’Ue le regala per fare politiche contro persone sgradite dal dittatore Erdogan”. E ancora: “Renzi incontrò Barzani, da presidente del consiglio dell’Ue, poco dopo che i suoi Peshmerga contribuirono al massacro da parte dell’Isis degli Yazidi, una corrente religiosa considerata satanista. Pur sapendo cosa fosse accaduto pochi giorni prima, promise che l’Italia avrebbe inviato armi ai Peshmerga perché combattono l’Isis. Qui subentrano altri interessi, Barzani ad esempio ha dei pozzi petroliferi”.

Pur essendo difficile, per sua stessa ammissione, Grasso prova a spiegare come mai si sceglie di andare in guerra e cosa si prova nel viverla: “La guerra è assolutamente negativa, ed esserci stato dentro mi ha consapevolizzato ancora di più di quanto sia inaccettabile. Però, a volte, è necessaria. E’ un paradosso sì, ma basti pensare a come viviamo oggi in Italia: se viviamo in determinate condizioni è perché qualcuno ha combattuto contro i nazisti, di fronte ad azioni di forza con le armi nasce la necessità di proteggersi”.

E se “ho scelto di sostenere Ypg è perché ha dei valori che altri non hanno”, e perché “combattere la guerra contro l’Isis significa far sì che quella ideologia non sia più nelle corde delle persone”. Il giornalista torinese spiega che tutto è partito dal novembre 2015, con gli attacchi di Parigi. “In quel frangente l’Isis ha voluto attaccare tutti noi, il nostro stile di vita, di fare amicizia, di condividere la quotidianità mischiandoci e scoprendo la ricchezza delle altre culture: una cosa che lo Stato islamico non sopporta”.

In conclusione Grasso sottolinea due aspetti in cui ognuno può rendersi partecipe per combattere la guerra, pur trovandosi a migliaia di chilometri di distanza. “Ci si può innanzitutto informare, poi fare delle donazioni, ad esempio alla mezza luna rossa curda. E poi manifestare: quando ero al fronte la tv curda trasmetteva di continuo le manifestazioni europee. Dava una carica immensa e non faceva sentire sole le persone”.

“Chi fa la guerra – conclude Grasso – ha dei sensi di colpa, compreso me. Però c’è un grande divario fra chi vive in una condizione di pace e chi vive queste situazioni: un divario pericoloso, che non porta a nulla di buono”.

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