Attualità
8 Aprile 2018
Perego interviene durante un seminario giornalistico: “Arrivati impreparati nei confronti delle migrazioni forzate”

Il vescovo analizza le nuove povertà, promuovendo famiglia e mobilità

di Redazione | 4 min

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di Andrea Mainardi

Le nuove e difficili sfide riguardanti le nuove e vecchie tipologie di povertà che la modernità pone davanti al nostro Paese, e come la comunicazione debba interfacciarsi con esse, sono state oggetto di un lungo dibattito presso il seminario di formazione giornalistica “Comunicare il disagio. L’informazione e la povertà”.

Tra i relatori dell’incontro vi era anche monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara–Comacchio, che ha snocciolato con chiarezza diverse cifre che restituiscono un quadro chiaro sull’entità legata al fenomeno della povertà italiana odierna. “La mia analisi – spiega Perego – parte da quanto visto dopo l’esperienza in Caritas legata al monitoraggio e all’osservazione della povertà. Nel 1996 è stato redatto il primo rapporto sull’esclusione sociale in Italia, ancora prima di Istat e Banca d’Italia. L’ultimo di questi è stato chiamato ‘Futuro anteriore’ e si concentra sulla povertà giovanile: un anziano di oggi ha il 60% di reddito in più rispetto a vent’anni fa mentre un giovane il 50% in meno”.

L’Arcivescovo affronta poi il tema della solitudine legata agli anziani: “In Italia vi sono due milioni di anziani soli che ricevono un benefit solo dall’estero attraverso le badanti. Lo Stato infatti non ha aumentato la propria capacità di attenzione verso coloro che non sono autosufficienti e ogni anno 150mila persone si trovano sole ad affrontare questa realtà”. Una delle soluzioni per affrontare queste situazioni, secondo il prelato, risiede nella mobilità: “Sono dati che ne sottolineano l’importanza. La proiezione di Ferrara tra vent’anni è di una città che avrà più anziani, poveri e migranti per una percentuale circa del 10/15%. La mobilità è fondamentale per affrontare la povertà, anche giovanile, come si vede dalle 150mila persone che sono emigrate all’estero per lavoro lo scorso anno”.

Il discorso abbraccia anche il fenomeno delle migrazioni: “La mobilità porta anche nuove legislazioni come sull’asilo che permettono di affrontare il fenomeno nuovo delle migrazioni forzate, al quale si era impreparati avendo la stessa disponibilità di posti destinati all’accoglienza del 1998. In un anno ci si è trovati quindi a creare un sistema per 140mila persone che necessitavano di assistenza arrivando nel nostro paese”. Sempre in merito ai migranti, Perego evidenzia come “nove lavoratori su dieci in agricoltura siano stranieri, così come il 50% nella ristorazione o nei servizi alle persone. Si tratta però di un mondo segnato dalla precarietà che viene vissuto con ulteriore difficoltà dal migrante data la mancanza della propria famiglia. I tempi per il ricongiungimento in Italia sono più lunghi rispetto al resto d’Europa e anche questo è tema di povertà. Il 98% degli stranieri in carcere sono persone sole, più unione familiare vuol dire più sicurezza”.

In Italia sta vivendo un periodo di grossa difficoltà anche un caposaldo sociale come il nucleo familiare: “Sono stati registrati 700mila tentati stupri nell’ambito della famiglia ma noi sottolineiamo solo quelli che avvengono sulla strada. La povertà delle famiglie incide soprattutto sui bambini, solo il 12% fa sport e il gioco è fondamentale per loro benessere. Nella maggior parte delle nostre parrocchie si verificano poche nascite e centri di aggregazione giovanile come gli oratori sono oggi luoghi che muoiono. Anche il tema della separazione è importante dato che mezzo milione di famiglie è separato. Da una coppia con reddito e possibilità di benessere si passa tante volte a due elementi poveri con tanti mariti fuori casa in depressione, senza casa per ospitare figli”.

Anche diversi ammortizzatori sociali, secondo l’arcivescovo, andrebbero ripensati: “Anni fa scrivemmo di ripensare l’assegno di accompagnamento dato che nel 70% dei casi non va a beneficio della cura familiare, ma diventa un vero e proprio strumento di reddito. Lo stesso dicasi per assegno familiare che a volte si trasforma in spreco anche a causa del gioco d’azzardo. In altri Paesi europei questi soldi si trasformano in servizi alla persona, da noi vengono solo monetizzati”.

Un altro tema passato in secondo piano negli ultimi anni è quello delle dipendenze: “Non si parla più di droga e di chi sono i drogati e tossicodipendenti – avverte Perego – ma si stima che ve ne siano 500mila in Italia di cui meno della metà riceve assistenza. Il 34% dei giovani studenti dai 19 ai 24 fa uso almeno occasionalmente ed è un grave tema di povertà. Nuove droghe segnano vita della persona così come l’usura portata dal gioco d’azzardo, a sua volta sponsorizzato da tante pubblicità. Il gioco crea povertà, separazione, miseria, suicidi e sul piano politico e comunicativo non si può essere così indifferenti”.

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