di Giuseppe Malatesta
Lagosanto. Conoscere, vivere e applicare la Magna Carta della società italiana, più che mai al centro del dibattito politico negli ultimi tempi. Nel presentare il suo ‘Elogio alla Costituzione’, Giovanni Maria Flick, ex Guardasigilli sotto Prodi e presidente emerito della Corte Costituzionale, si cala in un’analisi attualissima dello scenario istituzionale, dell’operato degli uomini del governo appena costituito, bersaglio di critiche servite su un piatto d’argento ad un estimatore della settantennale carta dei diritti.
Nella sala dell’Antica Pescheria a Lagosanto, in compagnia dal sindaco Maria Teresa Romanini, dall’assessore regionale Massimo Mezzetti, di Cristiano Zagatti, segretario generale Cgil Ferrara e di Centurio Frignani, segretario Aiccre, Flick porta all’attenzione del numeroso pubblico i contenuti del suo ultimo saggio, edito dalla casa editrice Paoline, che lui definisce “l’elogio di un cittadino, prima ancora che di uno studioso del diritto prestato alle istituzioni”.
E nel panorama istituzionale, la sua posizione è certamente a sostegno del garante della Costituzione, ad un Presidente della Repubblica ‘minacciato’ di impeachment. “Se Mattarella non è un semplice notaio che riceve buste che apre e firma, allo stesso tempo il Presidente del Consiglio non può essere un pony express che gli porta queste buste, ma colui che sceglie i ministri – e sottolinea lui – e propone al Presidente una loro nomina che deve essere frutto di una valutazione politica”.
“E allora – continua Flick – non mi piace idea di Premier che chiede il permesso di dire qualcosa ai suoi vice, e che riceve un diniego. Nemmeno quella di ‘avvocato del popolo’, che non ha bisogno di avvocati ma di giudici che li aiutino ad applicare la Costituzione”.
Quest’ultima “non sia considerata intoccabile: non stiamo parlando di mummie egizie, ma di una Carta in evoluzione che affianca una realtà in evoluzione. Nata in un momento storico particolare, in un Paese distrutto che doveva ricostruire edifici e valori con gran fatica, la Costituzione guarda sempre al passato come premessa per costruire presente e futuro. Oggi troppi tendono a volersi liberare di ‘lei’, che già dovette lottare per entrare in vigore a tutti gli effetti. Sempre oggi, credo che la responsabilità della politica sia quella di non aver saputo tenere il passo con la realtà che la Costituzione delineava”.
Una responsabilità che ha radici non così contemporanee, secondo Flick. “Un Paese che usciva da un ventennio fascista diede massimo rilievo al Parlamento, preoccupandosi meno di assicurare stabilità ai Governi con gli strumenti necessari. La prova? Una serie di riforme elettorali che non sono nella Costituzione e nella quale ne abbiamo viste di cotte e di crude, dal Mattarellum al Rosatellum: il prossimo, per continuare con i latinismi, dovrebbe essere il Diabolicum, perché errare è umano ma perseverare è diabolico”. Ed infine una schietta critica ai partiti vecchi e nuovi: “La Costituzione dice che bisogna regolare con una legge il funzionamento dei partiti e dei sindacati. La politica – nota Flick – non ha mai voluto attuare questa norma, per paura che finisse per condizionare la sua libertà e quella sindacale. Il risultato lo vediamo tutti i giorni, tra partiti che non esistono più ed altri trasformati in movimenti leaderistici”.
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