Codigoro
25 Agosto 2018
Rifondazione interviene sul rogo allo stabilimento Kastamonu e, dopo la richiesta di accesso agli atti, chiede di garantire sicurezza dei lavoratori”

Incendio alla ex Falco. “Nei magazzini si raggiungerebbero temperature di 50 gradi”

di Redazione | 3 min

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Codigoro. Un accesso agli atti per avere i dettagli del progetto e una richiesta ferma: quella di garantire la sicurezza dei lavoratori. Rifondazione comunista interviene sull’incendio alla ex Falco, avvenuto ormai più di un mese fa.

“Il 14 luglio nel Comune di Codigoro si è verificata un’emergenza causata dall’incendio di un’enorme catasta di legno in prossimità dello stabilimento Ex-Falco, attuale Kastamonu e “Conserve Italia” dove si produce per la Valfrutta e dove opera anche l’azienda agricola di frutta e verdura del Gruppo Mazzoni – ricostruiscono Elena Mazzoni (responsabile nazionale Ambiente del paritto), Stefano Lugli (segretario regionale) e Stefania Soriani (segretaria della Federazione Prc di Ferrara) -. Inevitabile la diffusione di un odore acre di fumo che ha avvolto sia lavoratori che abitanti delle frazioni limitrofe; la sindaca Alice Zanardi invece di far sgomberare l’area ed effettuare i controlli, si rivolge alla Kastamonu, per lo spegnimento dell’incendio rassicurando che non ci sono pericoli per la salute. Dopo più di due giorni – sostiene il Prc – arriva la tardiva ordinanza comunale in cui si consiglia di chiudersi in casa e non consumare pescato ed uova, ma questo non vale per i lavoratori di Conserve Italia e dei campi attigui che non fermano la produzione. Vengono effettuate analisi dell’aria tramite centraline mobili dell’Arpae poste a circa 2,5 km di distanza dalla fabbrica i cui risultati mostreranno rassicuranti valori nella norma, anche se il processo di combustione ha liberato nell’aria formaldeide e acroleina, sostanze cancerogene e tossiche”·

“Alla luce dei fatti e degli interventi effettuati per porre fronte all’emergenza, non possiamo che ritenere inaccettabile tanta superficialità di fronte ad un incendio di tali proporzioni, che coinvolge materiale non completamente identificato poiché la caldera insiste su scarti di produzione della ditta precedentemente proprietaria dell’impianto, la Falco – affermano ancora Lugli, Soriani e Mazzoni -. L’accumulo di una tale quantità di materiale, lasciato esposto, è assolutamente da irresponsabili, ancora di più considerando che accanto lavorano i dipendenti di Conserve Italia per Valfrutta”.

Ecco quindi che Rifondazione Comunista ha fatto il 23 agosto un accesso agli atti della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per il riavvio dell’impianto, ora proprietà della turca Kastamonu. “Ci chiediamo come sia possibile che nessun ente abbia presentato osservazioni, anche perché nel progetto c’è l’inserimento di un nuovo impianto di recupero energetico alimentato dagli scarti di legno del processo di produzione. Attenderemo le risposte che dovranno pervenire entro e non oltre i 30 giorni perché intendiamo fare luce su questa faccenda

Per il Prc, inoltre, “è inaccettabile che i lavoratori di Conserve Italia e non solo, abbiano respirato fumo senza o con scarsa protezione, accusando vomito, mal di testa e irritazione alle vie respiratorie tanto da essere costretti, in diversi casi a recarsi al vicino pronto soccorso del Delta. Inoltre nei magazzini, come riportano i lavoratori stessi si raggiungerebbero temperature vicine ai 50 gradi, rendendo intollerabili le condizioni ambientali a cui sono sottoposti gli stessi, in entrambi gli stabilimenti. Il diritto alla salute, anche sul posto di lavoro, è irrinunciabile – concludono i tre esponenti di Rifondazione – e l’azienda ha l’obbligo di garantire la tutela dei propri lavoratori e in nessun modo la libertà d’impresa può giustificare scelte che possono mettere a repentaglio la sicurezza dei dipendenti”

 

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