Attualità
6 Ottobre 2018
Al festival di Internazionale l'incontro ‘Popolocrazia’ tra i sociologi Ilvo Diamanti e Marc Lazar

“Gli italiani sono sempre stati populisti”

Ilvo Diamanti
di Redazione | 5 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

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“Gli italiani sono sempre stati populisti: noi siamo europeisti nonostante e populisti tatticamente, cioè in base ai nostri interessi. Popolocrazia è la democrazia immediata: non ci deve essere niente tra me ed il potere”. È di Ilvo Diamanti la sintesi perfetta per l’incontro del festival di Internazionale dal titolo ‘Popolocrazia’ – un richiamo al libro scritto a quattro mani dal sociologo italiano amanti e Marc Lazar, entrambi relatori del dibattito – dedicato all’analisi dei populismi in Francia ed in Italia, alla crisi della sinistra e alle elezioni europee alle porte che segneranno uno spartiacque per il futuro del continente.

Ad aprire le danze è Lazar che delinea il populismo in salsa francese, passando dal Fronte National di Marine Le Pen a La France Insoumise di Jean Luc Melenchon: “Spesso in Italia sento dire che avete problemi con la democrazia e molti prendono come esempio la Francia perché ha buone istituzioni ed una legge elettorale efficiente ma queste due cose da sole non evitano la nascita di populismi. In Francia, come in Italia, c’è sfiducia nei partiti tradizionali e c’è un malessere politico e sociale profondo. Marine Le Pen si presenta come una donna moderna che difende le conquiste femministe e lo stato sociale solo per i francesi mentre Melenchon ha al suo interno una componente di sinistra ma un’altra che invece vuole rappresentare tutto il popolo: per lui destra e sinistra non esistono più”. L’attenzione si sposta quindi sul presidente Macron che Lazar definisce “non populista ma che per vincere ha usato strumenti populisti. Si è presentato come candidato anti sistema politico e uomo nuovo che parlava direttamente al popolo; ha giocato con il populismo sparando a zero su partiti e corpi intermedi. La sua caduta di popolarità è dovuta alle riforme che ha fatto ed al suo comportamento visto come autoritario e arrogante: un leader sovraesposto come lui è più incline a rischi e debolezze”.
Sempre sul presidente francese Lazar è netto: “Si è presentato come avversario di Salvini e Orban per le europee 2019, è un gioco molto rischioso. La sua carriera politica è stata sicuramente influenzata dall’esperienza del M5S e da Renzi: nonostante le notevoli differenze hanno deciso di giocarsi tutto su se stessi”.
Prova invece a fornire una fotografia del populismo nostrano Ilvo Diamanti con una riflessione che punta a coinvolgere i partiti oggi al governo del paese partendo dal voto delle politiche: “Il populismo afferma l’esistenza di un popolo e se andiamo a vedere la mappa del successo dei partiti del 4 marzo vediamo chiaramente un paese spaccato in cui l’Italia è divisa in due dal colore giallo verde. L’analisi dei risultati elettorali vede al sud una larga vittoria del Movimento 5 Stelle mentre la Lega vince in tutto il centro nord. In tutto questo manca un colore, il rosso diventato con gli anni sempre più rosa, che oggi è quasi sparito”. E ancora: “Attualmente la Lega e il M5S sono rispettivamente al 33% e al 31% e bisogna ammettere che con le loro differenze rappresentano la maggioranza degli italiani perché non c’è stato alcun colpo di stato”.

“Il problema principale è dovermi spiegare perché è scomparsa la sinistra e perché noi abbiamo un partito, il Pd, che si aggira intorno al 16%: mi rifiuto di pensare che il peso della sinistra oggi sia questo” tuona tra gli applausi il sociologo, convinto che “oggi in Italia le persone di sinistra non si sentono rappresentate ed io non riesco ad immaginare una sinistra che non sia popolare e radicata sul territorio. La crisi della sinistra è perché si è voluto personalizzare un partito e l’esempio concreto è il referendum: il 60% degli italiani era d’accordo per la riduzione del Senato ma il sondaggio cambia quando furbescamente il presidente del consiglio utilizza il referendum come modalità di elezione personale indiretta ed a quel punto diventa un referendum su Renzi che prenderà la stessa percentuale delle europee”. Secondo Diamanti “la sinistra è in crisi ed il Pd in declino perché lì dentro sono finiti i due grandi partiti di massa (gli ex Dc e gli ex Pci ndr) quindi non puoi personalizzare un partito così perché altrimenti sparisci. Oggi la sinistra non la vota più nessun giovane, che sono tra l’altro sempre meno, e l’unico modo per ritrovare un popolo non populista è quello di creare una comunità”.

Un pensiero ripreso anche dalla giornalista Ida Dominijanni: “Sono 25 anni che abbiamo torsione populiste per cui non possiamo stupirci di quello che è successo. A spiegare il successo delle forze populiste è stata la giustificazione del neo liberismo e della globalizzazione della sinistra e se non prendiamo atto di questo non potremmo combattere populismo e sovranismo. La sinistra in Italia la poteva uccidere solo la sinistra ed infatti ci ha pensato Renzi”. Ma non solo: “Non ho simpatia per il Fronte repubblicano proposto da Calenda e non credo possa avere successo perché altro non è che l’establishment che si unisce. Il campo populista ha delle ragioni che dobbiamo riconoscere ma non dobbiamo assolutamente assumere il loro registro ad esempio cavalcando le paure che sono state molto costruite. Il populismo è ambivalente mentre il sovranismo è un fenomeno reazionario che porta avanti concetti impossibili, è una pericolosa illusione e in questo sovranismo populista gira molto testosterone”.

Il finale è tutto rivolto alle elezioni europee 2019 con Lazar che è tranchant: “Quando il M5S parla di onestà ha ragione perché la classe politica deve dare l’esempio ed invece assistiamo a comportamenti sbagliati. Per le europee non basterà dire solo dobbiamo difendere la nostra bella Europa. Sarà uno scontro tra i valori dell’Europa: vogliamo ancora un continente aperto e solidale?”.

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