Attualità
7 Ottobre 2018
A Internazionale le buone prassi ferraresi di Camelot e Cidas

Minori vulnerabili italiani e stranieri non accompagnati: non lasciamoli soli

di Redazione | 4 min

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Welfare, diritti e migrazione: fra i tanti incontri che ne parlano all’interno del Festival di Internazionale a Ferrara – dal 5 al 6 ottobre in varie location della città – venerdì al Ridotto del Teatro comunale Claudio Abbado “Non lasciateci soli” li ha intrecciati tutti e tre, partendo inoltre da consolidate realtà nate e operanti nel territorio ferrarese.

L’incontro, infatti, è stato organizzato dalle cooperative sociali Camelot e Cidas – che stanno dando luogo a una fusione – per parlare del delicato tema della difesa dei diritti dei minori in Italia, vulnerabili e stranieri.

E già questa è una novità, almeno per chi non lavora nel settore, perché solitamente quando si pensa a ragazzi vulnerabili, con disagi psicopatologici, o a minori autori di reato, non si accomunano italiani e stranieri. Invece, per chi si occupa di questi adolescenti da anni, lavorare contemporaneamente con italiani e stranieri è ormai una prassi consolidata, come sottolinea Antonella Inverno di Save the Children, che afferma poi: “La violazione dei diritti fondamentali dei minorenni in Italia è un ostacolo nel loro percorso di costruzione di una propria autonomia”, italiani o stranieri che siano. Sollecitata da una domanda della giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, moderatrice dell’incontro, Inverno ha poi illustrato la lunga e partecipata genesi e i punti fondamentali della legge Zampa in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati approvata nella primavera 2017. La legge “ricalca il viaggio di questi ragazzi da quando arrivano sulle nostre coste fino a quando non diventano maggiorenni”, spiega Inverno; i capisaldi sono “il divieto di respingimento, del quale siamo molto orgogliosi perché è grazie a questo principio se i minori sono stati fra i primi a scendere dalla nave Diciotti, Standard omogenei per l’accertamento dell’età e l’identificazione dei minori, il diritto alla salute e allo studio, la novità che i minori possano chiedere documenti e compiere atti amministrativi senza aspettare la nomina di un tutore e, principio a oggi totalmente inattuato, la possibilità per le associazioni di tutela di ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per annullare atti della Pubblica Amministrazione che si ritengano lesivi dei diritti dei minori non accompagnati”.

L’incontro di venerdì è stato anche un’occasione per illustrare alcune esperienze concrete di pratiche di accoglienza e presa in carico di minori vulnerabili e stranieri non accompagnati.

Marco Alessi, di Dugong films, ha illustrato il progetto Re-future finanziato e realizzato nel 2017 con il progetto europeo “Refugee integration”, che “quest’anno non verrà replicato: è anche questo un segno dei tempi”, ha ironizzato Alessi. Re-future propone una nuova pratica di integrazione culturale che parte dagli smartphone, per gli adolescenti stranieri come per qualsiasi altro adolescente “il mezzo di ripresa del mondo che li circonda”: attraverso un percorso di formazione ed educazione all’immagine e all’uso consapevole di questo strumento lungo un anno, i ragazzi hanno provato a osservare e raccontare la realtà che li circonda realizzando filmati. In questo modo “si è avviato un percorso di interazione e di reciproca comprensione”.

Laura De Stefani, da undici anni educatrice di Cidas, ha invece raccontato la propria esperienza in una casa famiglia per ragazze adolescenti, italiane e straniere, gestita dalla cooperativa sociale nel territorio ferrarese. “Le ragazze che prendiamo in carico sono state allontanate dalla famiglia per violenze domestiche o situazioni di disagio, mentre le straniere sono per lo più vittime di prostituzione o di tratta. Nelle comunità si esercitano le funzioni genitoriali di cura, si gestisce il loro quotidiano attraverso la relazione e una routine ben scandita da regole. Non è facile, ci sono storie taciute che non vogliono raccontare, ma diventa un piccolo laboratorio di interculturalità”.

Relazioni, con adulti responsabili e con i propri coetanei, regole ben definite e gestione di una routine quotidiana, cose che i minori vulnerabili e stranieri non accompagnati molto spesso non conoscono, ma delle quali hanno bisogno, come spiega il neuropsichiatra infantile bolognese Stefano Costa. “Serve loro autorevolezza e fermezza e parallelamente hanno bisogno di avere una prospettiva positiva, di poter pensare che ce la possono fare”. Infine un’altra esigenza, di nuovo comune a tutti i giovani italiani o stranieri che siano, è “il lavoro, avere una prospettiva per diventare autonomi”.

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