Attualità
8 Ottobre 2018
Lo scrittore Carlos Manuel Alvarez Rodriguez e la fotografa Lisette Poole parlano del ‘Movimento lento’ nell’isola caraibica

Cuba, la sfida alla censura tra giornali on line e reaggeton

di Redazione | 5 min

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Dal 17 dicembre 2014 quando Obama incontrava Raul Castro a L’Avana, dichiarava la fine dell’embargo cubano e l’inizio di un nuovo percorso fino ai giorni nostri con l’elezione di Trump e la chiusura di ogni rapporto. È un turbinio di emozioni alterne quelle del popolo cubano ha vissuto in questi quasi quattro anni e che il giornalista e scrittore Carlos Manuel Alvarez Rodriguez e la fotografa Lisette Poole provano a descrivere nell’incontro ‘Movimento lento’ al festival di Internazionale.

Si parte proprio da quel 17 dicembre di 4 anni fa: “Quella è stata una sorta di spartiacque per Cuba, non c’è un sentimento specifico ma un po’ di tutto – spiega Alvarez Rodriguez -. La storia purtroppo ci ha insegnato a non avere speranza. Era un momento storico e noi lo stavamo vivendo ed ancora oggi Cuba sta vivendo un momento di transizione”. Secondo il giornalista cubano “il 17 dicembre è una data ancora non chiusa che ci fa rimanere intrappolati in sentimenti contrastanti. È una parentesi non chiusa perché in soli 4 anni sono avvenute tante cose a Cuba, tra cui la morte di Fidel Castro. Bisognerà vedere in tutto questo cosa è cambiato e cosa è stato mantenuto”.

Dello stesso parere la fotografa cubana-americana: “Quei giorni e mesi successivi sono stati pieni di speranza che le persone avevano perso. Ci sono stati grandi cambiamenti e molte aperture ma poi alcune cose si sono chiuse con l’elezione di Trump che ha chiaramente portato una brusca frenata. I cambiamenti politici hanno avuto un importante riscontro nei sentimenti delle persone che hanno perso fiducia dopo l’elezione di Trump”.

Ma i due ragazzi oggi sfidano anche la censura del regime cubano e lo fanno attraverso la loro professione. E così Alvarez Rodriguez ha fondato nel 2016 il giornale on line El Estornudo mentre Poole ha documentato con le sue fotografie ed i suoi video la vita dei giovani sull’isola (ed in particolar modo il reaggeton che spopola a Cuba nonostante sia stato proibito) e la diaspora cubana negli Stati Uniti.

“L’argomento della musica può essere estesa anche ad altri temi perché a Cuba tutto è sotto la pressione del regime” afferma Poole dopo aver mostrato foto e video dei giovani impegnati a suonare e ballare il reaggeton. È quindi Alvarez Rodriguez a rincarare la dose: “Gli stati deboli proibiscono mentre quelli forti usano altri sistemi. Il regime cubano, che ha proibito tante cose, ne ha solo limitato il potere ma non è riuscita ad estinguere la musica reaggeton che è in mano ad una parte della società che ha combattuto lo Stato. Oggi possiamo dire che il reaggeton ha continuato a suonare nonostante la proibizione”.

“Negli ultimi 5 anni con la riforma delle migrazioni i cubani hanno iniziato ad uscire dai confini e hanno costruito un ponte anziché una barriera con la Florida” prosegue il giornalista, ribadendo che “da Miami si può esercitare più influenza che a Cuba. Molti reaggetones cubani vivono a Miami e da lì riescono a tenere le redini della società più di chi vive a L’Avana”.

Proprio sul modello con cui si aggira il proibizionismo si addentra Poole: “E’ interessante capire come i reaggetones hanno continuato a distribuire la propria musica. Lo hanno fatto molte volte da studi di produzione e registrazione nelle case. E’ impressionante pensare che la musica più popolare a Cuba venga registrata e prodotta in studi costruiti nelle case delle persone”.

Il passaggio dal reaggeton al giornalismo libero è seguente: “Il progetto di El Estornudo è nato nella stessa logica di quel 17 dicembre 2014 – chiosa Alvarez Rodriguez -. A Cuba i giornalisti potevano scegliere se seguire la propaganda dello Stato o non fare i giornalisti o andare all’estero: praticamente o sceglievi il silenzio o la propaganda. Oggi con internet, che non è ancora totalmente libero ma è meglio di niente, si può provare a portare avanti anche un altro tipo di giornalismo”. E ancora: “Il silenzio è l’antitesi del giornalismo, per questo abbiamo deciso di aprire questo giornale on line. Il giornalismo è uno strumento fondamentale per far passare le notizie, purtroppo a Cuba anche oggi alcune pagine si possono vedere altre no: anche questa è la censura. Che senso ha fare giornalismo se non posso raggiungere tutti i lettori?”.

“Abbiamo una linea editoriale ampia, voglio proporre un racconto che esula dalla narrazione del regime che già conosciamo ed a Cuba è meglio non avere una redazione ed un luogo fisico perché così lo Stato non sa dove colpire” prosegue il fondatore di El Estornudo, affrontando poi il tema dell’autocensura definito come “il massimo obiettivo della censura. L’autocensura è una cosa che tutti i cubani hanno dovuto subire ed è successo anche a me. Sono però arrivato a liberarmene pian piano ed oggi possiamo raccontare le cose e la situazione così come è”.

Sul finale Poola affronta il tema di chi da Cuba cerca ancora di uscire: “Nel 2015 e 2016 mi sono occupata di ciò che accadeva a Cuba e mi sono accorta che c’erano più cubani che decidevano di andarsene dal paese rispetto a 20 anni prima. I cubani non dovevano più chiedere il permesso al governo per uscire dai confini e così ho deciso di seguire il viaggio di alcuni di loro. Ho scoperto che molti migranti erano alla ricerca di una vita migliore: erano migrazioni economiche soprattutto”.

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