Eventi e cultura
30 Novembre 2018
Guadagnucci e Falconio inaugurano il festival Punto e Virgola alla Feltrinelli. A Grisù lo spettacolo di Bonaveri

Parole sporche, i giornalisti contro il razzismo si fanno sentire a Ferrara

di Redazione | 3 min

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Lorenzo Guadagnucci

Parte “Punto e Virgola; festival delle parole vere e dei racconti belli” che invita ospiti e pubblico a riflettere su ciò che ci sta intorno e sulle parole scelte con una cura che sa di onestà e responsabilità.

Da oggi, venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre, l’associazione Gruppo del Tasso si mette in gioco con tutta la città e con un festival che invita tutti a prendere coscienza del peso di ogni discorso pubblico o privato, e chiama ciascuno, soprattutto i non specialisti, a raccontare e raccontarsi.

Il primo ospite, alle 18 alla Feltrinelli di via Garibaldi, sarà Lorenzo Guadagnucci che dialogherà con Alessio Oreste Falconio, direttore di Radio Radicale, sul libro “Parole sporche“, pubblicato nel nel 2009 da Altreconomia, in coincidenza con la nascita di un piccolo gruppo di “Giornalisti contro il razzismo“, in un momento in cui si è assistito a ripetute campagne mediatiche contro minoranze e immigrati.

“Si è partiti da un documento in cui i giornalisti invitavano i colleghi a moderare i toni – esordisce l’autore – a non farsi trascinare in campagne strumentali per rispettare tutti i gruppi. Il passaggio successivo è stato quello di decidere di fare qualcosa in positivo. La nostra idea era quella di partire dalle parole, dandoci una sorta di autodisciplina. Ci siamo detti: esistono alcune parole che vengono utilizzate male, proviamo a non usarle, e già questo migliora la qualità dell’informazione. Da lì si è avviato un ragionamento sull’uso strumentale dei fenomeni migratori, una situazione rispetto a cui i media sembravano impreparati. Le parole che “inquinano” i discorsi non sono da usare, non è professionale, usiamone altre”.

Come la parola “tortura” da applicare alla morte di Federico Adrovandi: “Sulla base delle violazioni di massa dei diritti civili accertate nei fatti del G8 di Genova – incalza Guadagnucci che nel 2001 si trovava proprio all’interno della scuola Diaz al momento dell’irruzione della polizia – non mi sono affatto stupito, ad esempio, di fronte all’ovazione tributata dal sindacato Sap a tre degli agenti condannati per la morte di Federico. Non mi sono stupito, perché la protervia manifestata da quegli agenti, il loro rifiuto del verdetto dei tribunali, la loro indifferenza per il dolore della famiglia, la viltà che un gesto del genere porta allo scoperto, vengono da lontano, e potrei dire anzi che vengono dall’alto“.

“Di parole sporche – conclude – oggi ce ne sarebbero da aggiungere altre: sono successe diverse cose, nel frattempo, già l’approvazione della Carta di Roma dà altre indicazioni ed è un documento deontologico dell’Ordine nazionale del giornalisti. Rimangono valide le parole di allora: termini come “clandestino” sono nuovamente esplosi, in coincidenza con l’uso smisurato che ne viene fatto dai politici. Un altro termine che all’epoca non era così evidente è “invasione“: una parola presa pari pari dal gergo militare, la principale definizione riguarda l’esercito e i nemici, e va a descrivere un fenomeno che ha tutt’altre caratteristiche, è un fenomeno sociale”.

Un’altra espressione a suo avviso usata in maniera volutamente allusiva è “trafficanti di uomini“: “Non è sbagliata, perché chi organizza i trasporti con i barconi, fa effettivamente quello – puntualizza Guadagnucci – però, viene usata in modo ambiguo, perché rimanda a un accostamento con il trasporto degli schiavi, come se le persone fossero prelevati e portati a forza. Chi sale sulle barche lo fa volontariamente. Il fine è quello di invertire causa-effetto: i trafficanti esistono non perché ci sia il prelievo di persone e la loro cattura, ma perché non esistono mezzi legali di ingresso in Europa, complice la legislazione proibizionista che permette l’esistenza di questo business”.

Il festival proseguirà anche alla sera, alle 21 a Factory Grisù, con il nuovo spettacolo del cantautore Germano Bonaveri, “Il cretino”, fresco di debutto. Un monologo, per la regia di Daniele Sala, che fonde musica d’autore, poesia e teatro: un unico artista si fa interprete musicale e attore, parlando al pubblico senza filtri, se non la sua stessa arte. L’ingresso è libero.

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