“Sono don Bedin, servono mille euro per aiutare una famiglia che sta per essere sfrattata. Bisogna fare un vaglia veloce intestato a Perini Cristiano. Poi ti restituisco tutto in giornata”. Era più o meno questo il tenore delle telefonate con cui lo stesso Perini è riuscito (o ha tentato di farlo) a truffare numerosi sacerdoti nell’estate del 2016, spacciandosi per il don ben conosciuto per le sua attività con Viale K.
Tra chi ci è cascato c’è anche il parroco di Gallo, che sporse denuncia e che è stato sentito come testimone mercoledì mattina, nel processo che vede Perini – arrestato dalla Squadra Mobile nel luglio del 2016 e noto per questa e altre truffe – a processo per tentata estorsione nei confronti proprio di don Bedin.
Il sacerdote si fidò, conoscendo don Domenico Bedin solo di fama, ma non avendolo mai visto di persone, né mai sentito parlare. Un’ingenuità dovuta al buon cuore, al desiderio di fare del bene, e che costò al prete 2mila euro, perché truffato con una seconda chiamata ne versò altri mille.
Il falso don Bedin (difeso d’ufficio dall’avvocato Roberto Casella) d’altronde aveva promesso di restituire tutto in serata, quando sarebbe tornato in città. Per poi rimandare ai “prossimi giorni”.
A quel punto il parroco di Gallo venne colpito dai primi dubbi e chiese a un altro prete il numero di telefono di don Bedin, scoprendo subito che quello che lo aveva chiamato usava quantomeno un’altra utenza telefonica. A chiarire tutto il colloquio successivo con don Domenico, che già era a conoscenza di altri tentativi di truffa da parte di Perini, che a Viale K scontò una parte di pena per precedenti reati con la messa in prova, per poi disinteressarsi del lavoro, non presentandosi più nella sede dell’associazione.
Una volta vistosi scoperto, Perini iniziò a minacciare (da qui l’accusa di tentata estorsione), chiedendo soldi per non far uscire informazioni compromettenti a carico di don Bedin (anche lui sentito come testimone), tutte inventate di sana pianta. Lo fece scrivendo sia al parroco di Gallo che direttamente a don Domenico, chiedendo alcune migliaia di euro in cambio del silenzio.
Non pago, si inventò anche il colpo di genio: fece chiamare da un complice nuovamente il parroco di Gallo, spacciandosi questa volta per un fantomatico “maresciallo Fricchione della Questura”, spiegando al prete che avevano capito come incastrare Perini: doveva andare alle Poste di viale Krasnodar e fare un vaglia a favore di Perini dal valore di 2mila euro, poi loro lo avrebbero pescato con le mani nella marmellata. Il don ha raccontato in udienza che stava perfino per cascarci nuovamente, ma venne assalito dal dubbio e chiamò di nuovo il vero don Bedin, che gli disse che in questura non esisteva alcun maresciallo Fricchione.
Si ritorna in aula ad ottobre, prima dovranno essere compiuti degli accertamenti sull’effettivo incasso di un vaglia postale da parte di Perini.
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