Battesimo, quell’annullamento impossibile

By 1 Novembre 2018Esteri

Non sono passati molti anni da quando in Italia si parlava di sbattezzo, un fenomeno che aveva preso (tiepidamente) piede in ambienti laici e protestanti, per opera di persone che sentivano l’esigenza di sancire anche formalmente la propria uscita dalla chiesa cattolica con un documento che attestasse ufficialmente la loro defezione. Dopo qualche momento di incertezza le parrocchie avevano cominciato ad accettare le richieste, annotando a margine dei registri battesimali la scelta di rifiutare il sacramento ricevuto da infanti, e da quel momento pare la polemica si sia sopita.

Non così negli Usa, dove una donna di Boston, dopo cinque settimane di insistenze, si è sentita rispondere che “è impossibile abbandonare la chiesa cattolica”, dato che (così le ha spiegato un teologo) “non esistono ex cattolici“: chiunque sia stato battezzato è, tecnicamente, un cattolico. «Il concetto di base, condiviso dalla maggior parte delle chiese cristiane – ha dettagliato Patrick Hornbeck, docente di teologia, a Dan Waidelich del Washington Post – è che il battesimo, una volta impartito, non può venire ritirato». In passato, ha scoperto Waidelich, il nuovo codice di diritto canonico del 1983 aveva lasciato una porta aperta alla defezione per questioni matrimoniali: più di qualcuno avrebbe utilizzato quello stratagemma, fino a quando Benedetto XVI ha annullato quella opzione.

In realtà l’istituto della “separazione formale dalla chiesa cattolica” esiste ancora: non prevede l’annullamento del battesimo ma configura comunque una “rottura dei vincoli della comunione ecclesiastica”, e per questo viene “qualificato come atto di vera apostasia“, comportando la scomunica.

foto: washingtonpost.com

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