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Mafia, ecco dove, come e perchè viene studiata al meglio

Mafia, ecco dove, come e perchè viene studiata al meglio

Lo studio della mafia e dell'illegalità coinvolge molte Università ma la distribuzione è un problema. E se la lotta alla mafia e a qualsiasi forma di

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Lo studio della mafia e dell’illegalità coinvolge molte Università ma la distribuzione è un problema.

E se la lotta alla mafia e a qualsiasi forma di criminalità organizzata partisse proprio dalle Università? Sarebbe bello e proprio per questo molti Atenei si sono già mossi, attivando corsi di formazione e altre forme di iniziativa sull’argomento.

In Italia, ad oggi, sono ben 57 le Università che hanno già introdotto attività formative di vario genere sul tema mafia. Il fattore che preoccupa, però, è quello relativo alla distribuzione geografica degli Atenei coinvolti.

Stando ad uno studio statistico effettuato dal Crui, infatti, tra le Università attive nel settore, la maggior parte, ovvero circa il 42%, è composta da Atenei del nord. Il mezzogiorno fa il suo e si piazza al secondo posto col 36% ma il dato più allarmante è quello del centro-Italia, fermo ad un misero 22%.

Il presidente del Crui Gaetano Manfredi ha provato a spiegare i motivi di una tale disparità, sottolineando come “nelle zone centrali ci sia una scarsa sensibilità a causa di una minore percezione del fenomeno”. Tutto apposto dunque? Beh, mica tanto.

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Rimane infatti da chiarire il perché di una minore percezione del fenomeno. D’altronde stiamo parlando di un’area geografica che ultimamente ha visto scandali come quello di Mafia Capitale e che vive a contatto con realtà mafiose importanti come quella dei Casamonica.

E allora perché non parlarne? Perché non discuterne in un ambiente come quello delle Università? Forse perché l’attivismo degli Atenei è ancora legato alla volontà dei singoli rettori. Un fattore che è stato evidenziato anche da Rosy Bindi, presidentessa della Commissione parlamentare antimafia.

“Il nostro obbiettivo è che il tema mafia non sia affidato alla volontà dei rettori, dei professori o di coloro che si occupano dei seminari ma che diventi un elemento essenziale nella formazione delle Università” ha dichiarato la Bindi. Obbiettivo concreto o utopia? Incrociamo le dita e…baciamo le mani.

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

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