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Elezioni politiche 2018

Grasso: “Vogliamo riportare alle urne chi oggi si astiene e chi ha votato M5S per protesta”

Il presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali si vuole rivolgere agli elettori delusi che hanno votato il M5S dopo essersi allontanati dal Pd: “Vogliamo spiegare che non serve un voto solo di protesta”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Riportare a casa quelli che sono delusi dalla politica e votano per il M5S, questa è la sfida di Piero Grasso, presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali. "Vogliamo riportare al voto chi oggi si astiene perché deluso. Il Pd i consensi li ha già persi con l'astensione o col voto al M5s. Contiamo di recuperarli dando un'alternativa", lo ha detto in un'intervista sul Corriere della Sera. Agli elettori, dice Grasso, "Vogliamo spiegare che non serve un voto solo di protesta".

Il presidente del Senato spiega anche perché ha deciso di lasciare il Pd e Massimo Franco gli chiede se secondo lui il Senato non ne uscirà delegittimato. Anche perché esiste la questione dell'imparzialità, che dovrebbe essere garantita dalla seconda carica dello Stato: "Per pronunciarmi ho aspettato l'approvazione in prima lettura della legge di Bilancio. E comunque no: ho mantenuto una perfetta indipendenza e autonomia"- e poi aggiunge – "I tempi della legislatura mi hanno indotto a compiere il passo finale. D'altronde quando tre ragazzi Speranza, Civati e Fratoianni sono venuti a propormi il loro progetto, ho capito che potevo e dovevo rendermi ancora utile". E spiega che il Senato è stato già messo in pericolo: "Il Senato è stato esposto da una legge elettorale votata senza permetterci di discuterla dopo il sì della Camera; e dopo cinque voti di fiducia. A quel punto ho sentito l'esigenza di dare un segno di discontinuità politica uscendo dal Pd".

E quando il giornalista gli fa notare che proprio per la presenza di Possibile e Sinistra italiana, Liberi e Uguali assomiglia a una "Cosa rossa", di cui sono stati registi D'alema e Bersani, Grasso risponde che non ama le etichette: "Tecnica antica, quella di demonizzare qualcuno per inficiare il ruolo di altri". E sostiene che "l'etichetta di "Cosa rossa" era stata confezionata dagli avversari prima ancora che l'operazione partisse". E poi anticipa che non accetterà duelli in tv durante la campagna elettorale: "Mi candido per il Parlamento, non per X Factor. Non mi interessa affascinare, né scontrarmi secondo logiche che non mi appartengono. La mia idea di politica non è la battaglia televisiva ma presentare la soluzione dei problemi".

Non risparmia nemmeno la stoccata al suo ex partito, sottolinenando l'impossibilità di trovare punti di contatto: "Non sono tra quelli che ne fanno una questione personale. Ho avvertito una distanza crescente con le politiche attuate, e non ne ho fatto mistero. La campagna elettorale si fa sui contenuti. Se non c'è Renzi ma si continua con la stessa politica, le distanze con noi non si accorciano".

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