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Migranti, in Italia il 56% degli italiani è favorevole all’accoglienza

Un sondaggio condotto da Pew Research Center racconta come per i cittadini europei il soccorso ai rifugiati non sia il vero problema legato, appunto, all’immigrazione. Quello che non funziona, invece, sono le strategie adottate dall’Unione europea. Nonostante i continui flussi migratori, la maggioranza dei cittadini di 10 paesi dell’UE quindi è ancora a favore dell’accoglienza.
A cura di Chiara Caraboni
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Il Pew Research Center, centro di raccolta informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici nel mondo, ha realizzato un sondaggio rivolto ai cittadini di 10 paesi dell'Unione europea. La domanda posta può sembrare semplice, ma non è così. "Rispetto all'immigrazione, accoglieresti i migranti in fuga da guerre e violenze? Approvi o disapprovi come l'Unione europea sta affrontando la questione? ". La risposta, non è scontata come può sembrare. Nonostante il record di 1,3 milioni di richiedenti asilo in Europa di tre anni fa, nonostante il picco migratorio del 2015 in paesi come l'Italia e la Grecia, i cittadini europei continuano a sostenere l'accoglienza. Perché il problema, emerge dal sondaggio, non è aiutare chi fugge dalla guerra e dalla violenza, il problema è come questo viene gestito dalle autorità europee. E su questo, la maggioranza si mette in una posizione concorde nel dire che il modo scelto dall'Unione Europea, non è quello giusto.

È vero che l'opinione muta, dalla Spagna all'Ungheria, passando per i Paesi Bassi, la Germania, la Svezia, la Francia, il Regno Unito, la Grecia, l'Italia e la Polonia. Di fatti, se la media dei cittadini che sostengono l'accoglienza delle persone che scappano dalle guerre nell'Unione Europea è pari al 77%, i picchi più alti dei favorevoli si riscontrano in Spagna con l'86%, fino a scendere alla Grecia dove si è detto consenziente il 69%, in Italia il 56% e infine solo due paesi risultano sotto il 50%: la Polonia con il 49% e l'Ungheria con il 32%. Questi ultimi due dati, però, non stupiscono particolarmente se si tiene conto del fatto che Polonia e Ungheria, insieme a Slovacchia e Repubblica Ceca,  fanno parte del Gruppo di Visegrád, un'alleanza culturale e politica che spesso sostiene posizioni euroscettiche, sovraniste e rigide in tema di immigrazione. In più, a giugno proprio il Parlamento ungherese ha approvato la "Stop Soros Act", una legge che considera reato penale l'aiuto ai migranti clandestini e ai richiedenti asilo, prevedendo il carcere anche per le Ong impegnate nei soccorsi. E questo è proprio uno dei motivi che ha spinto il Parlamento europeo a votare per delle sanzioni contro l'Ungheria per non aver sostenuto i valori fondamentali dell'UE.

L'indagine, va sottolineato, è stata condotta nel periodo in cui in Italia (e non solo) si parlava di chiudere i porti, bloccare le navi in arrivo, rivedere il regolamento di Dublino (quell'accordo europeo che impone l'esame delle richieste d'asilo dei migranti al primo paese di sbarco). Insomma, esattamente nei mesi in cui l'opinione pubblica sembrava concorde e compatta nel respingere i migranti che arrivavano dal Mediterraneo. Proprio il metodo di risoluzione della questione migranti sembra unire, ancora, i cittadini dell'Unione Europea. Dal sondaggio infatti emerge che in Grecia, il 92% ritenga inadeguate e inefficienti le politiche europee. Così come l'84% in Svezia, l'80% in Ungheria, il 78% in Italia, a calare fino alla percentuale minore nei Paesi Bassi: il 58%. Ciò significa larga maggioranza di cittadini contrari alle direttive sulla gestione dei flussi migratori e del sistema di asilo. Questo dato, come fanno notare i ricercatori del Per Research Center, si mantiene da anni: "I livelli di disapprovazione in Germania, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia sono simili a quelli del 2016 , subito dopo l'ondata migratoria" spiegano, facendo riferimento a un altro sondaggio risalente al 2016. È noto che il numero più alto dei migranti arriva in Europa toccando le rive di Italia, Grecia e Spagna. Più precisamente, sono quasi 2 milioni i migranti arrivati dal 2009 in territorio europeo in questo modo. Una volta superato il viaggio, fanno domanda di asilo per ottenere lo status di rifugiato ed è proprio qui che inizia un lungo calvario di attese che possono durare mesi, anni e non a tutti, alla fine, viene riconosciuto lo status di rifugiato. Così, i richiedenti che non vengono accettati sono tenuti a lasciare l'Europa volontariamente o tramite i rimpatri organizzati, quando non rimangono senza autorizzazione.

L'accoglienza nel mondo

Anche il Messico, il Canada, l'Australia, gli Stati Uniti e il Giappone sostengono di essere tra i paesi favorevoli all'accoglienza dei rifugiati che scappano dalle zone di guerra. Questo, nonostante gli Stati Uniti abbiano annunciato il nuovo programma che prevede la riduzione a 30.000 posti di accoglienza durante l'anno fiscale 2019, un terzo in meno rispetto al tetto di 45.000 del 2018. Il numero di autorizzazioni concesse sta scendendo anche in Australia e in Canada. Infine, i cittadini di Sud Africa, Russia e Israele si dividono circa a metà tra chi è a favore dei rifugiati e chi non lo è.

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