Migranti, Sea Watch a Siracusa. Dai cittadini l’appello: “Fateli sbarcare”
Non si sblocca il caso della nave Sea Watch 3, la nave con 47 migranti a bordo ormeggiata da sette giorni a circa un miglio dalla costa di Siracusa. E mentre la comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini si dice disposta ad accogliere almeno i minorenni che si trovano a bordo, sui social network è stata lanciato l’hashtag #facciamoliscendere da parte di un gruppo di associazioni e organizzazioni. E sulla questione, il Procuratore generale della Corte d’Appello, Giovanni Salvi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, è stato chiaro: “Mai anteporre la punizione dei colpevoli al’obbligo di salvare vite umane”.
Anche i cittadini di Siracusa sono pronti all'accoglienza. Ai balconi del corso principale del comune siciliana sono stati appesi drappi con la scritta "Fateli sbarcare” I promotori dell'iniziativa stamattina hanno organizzato un presidio sulla costa della Baia di Siracusa. Dal sindaco della città l'appello: "Non si può fare una guerra sulla pelle di disperati. Il Comune e l'arcidiocesi sono pronti a fare la loro parte per accoglierli". Tra i partecipanti anche ActionAid, presente con staff e attivisti a Siracusa per un sit-in di protesta. “Accogliamo con molto favore la richiesta della Procura dei minori di Catania di far sbarcare i minori – sottolinea in una nota – tuttavia evidenziamo il pericolo di questa opzione politica che si è configurata in altre vicende: crediamo infatti che tutte le persone migranti, inclusi gli uomini adulti debbano avere tutele e accesso ai diritti. Per questo ActionAid chiede che tutte le persone a bordo della Sea Watch vengano immediatamente fatte sbarcare”.
“Abbiamo 201 case famiglia in Italia in cui accogliamo disabili e orfani e siamo disposti ad accogliere i ragazzi”, fa sapere la comunità Papa Giovanni XXIII. L’ associazione, secondo quanto si apprende, ha segnalato la propria disponibilità al Viminale “con cui abbiamo collaborato per i cordoni umanitari e, lo scorso agosto, per la nave Diciotti”.
Ma il ministro dell'Interno Matteo Salvini non ha intenzione di fare passi indietro: “Possono indagarmi e minacciarmi, ma io non cambio idea. In Italia si entra rispettando leggi e regole, per gli scafisti e i loro complici i porti italiani sono e resteranno chiusi. Nave olandese di Ong tedesca? Amsterdam o Berlino vi aspettano”. E la risposta del ministro dell’integrazione olandese Mark Harbers è arrivata: “I Paesi Bassi sono a favore di una soluzione strutturale tramite la quale, immediatamente in seguito allo sbarco, venga fatta distinzione tra coloro che hanno diritto alla protezione internazionale e coloro che non hanno questo diritto. Coloro i quali non dovessero avere diritto alla protezione internazionale, dovranno essere rifiutati e rispediti indietro immediatamente dopo l’arrivo alla frontiera esterna europea”.