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Salario minimo, l’idea di Renzi non piace alla Cgil. Camusso: “I salari vanno aumentati”

La leader della Cgil è contraria al salario minimo orario di 10 euro proposto da Renzi: “Faceva parte del Jobs Act del 2014, sottende l’idea di un mondo senza contratti collettivi di lavoro, di lavoratori precari sottopagati. Continuiamo a dire no grazie” .
A cura di Annalisa Cangemi
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Il salario minimo per legge, la misura che stabilirebbe una soglia sotto la quale non si può scendere quando si paga un dipendente, è uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Matteo Renzi.

Il salario minimo in realtà era già previsto dal Jobs Act, ma perché sia in vigore è necessario un decreto del governo che non è mai arrivato. Ma l'idea non piace ai sindacati. "Faceva parte del Jobs Act del 2014, sottende l'idea di un mondo senza contratti collettivi di lavoro, di lavoratori precari sottopagati. Continuiamo a dire no grazie". 

Renzi, ha proposto sostanzialmente di stabilire una soglia minima di 9-10 euro l’ora come retribuzione. Intervenendo ieri sera a Porta a Porta il segretario del Pd ha detto: "Ora si tratta di scrivere una pagina nuova: salario minimo legale e impegno sulla parte attiva del tentare di creare posti di lavoro. Eravamo in emergenza, abbiamo messo un tampone forte e ora bisogna creare le condizioni per il futuro. Se volete un meccanismo diverso fate bene a votare M5s., ma io il reddito di cittadinanza non lo considero una soluzione. Dare un sussidio nega i valori fondamentali che i nostri nonni ci hanno insegnato: bisogna faticare. Dobbiamo non dare a tutti un sussidio ma un lavoro".

"Dalla proposta del salario minimo legale a quella sul reddito di cittadinanza arriva la conferma che la politica, con qualche eccezione, non sa cosa sia oggi il lavoro – ha dettola leader della Cgil a Repubblica – "Si continuano ad applicare vecchi schemi, ad alimentare il precariato, a dare alle imprese tutto ciò che chiedono mentre la nuova emergenza oggi si chiama bassi stipendi dei lavoratori come ripete da tempo il presidente della Bce, Mario Draghi. Vanno aumentati, punto e basta". 

In questi giorni si è assistito ad una sovrapposizione posizioni: c'è una convergenza tra i temi della destra e quelli proposti dai sindacati, dall'abolizione della legge Fornero al superamento del Jobs Act. Sulla prima questione si è speso Salvini, che però non ha ottenuto il consenso degli alleati di Forza Italia. Mentre di abolizione del Jobs Act ha parlato Berlusconi, anche se poi il Cavaliere ha smentito parzialmente la sua dichiarazione poche ore dopo. Nessun imbarazzo però da parte della Camusso: "Sono loro che dovrebbero essere imbarazzati: l' attacco all'articolo 18 parte con Berlusconi, passa per Monti e arriva al Jobs Act di Renzi. A manomettere per primo la legge Dini sulle pensioni è stato il centrodestra. Il famoso "scalone" era quello di Maroni, ministro leghista del governo ministro leghista del governo Berlusconi. Non credo che né uno né l'altro abbiamo intenzione di reintrodurre l' articolo 18 o di tornare alla legge Dini, men che meno di adottare la Carta dei diritti della Cgil e la pensione di garanzia per i giovani. Sono solo slogan per far presa in particolare sui lavoratori. Non hanno alcun progetto se non peggiorare ciò che oggi è già pessimo". 

È sembrata invece più interessata a sposare la proposta di LeU di abolire le tasse universitarie: "Sicuramente ha il pregio di riproporre il tema dell'accesso all'università che oggi è fortemente basato sul censo. È una proposta che può aprire una discussione sulla qualità dell'istruzione". 

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