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UE boccia ancora il Governo: “Effetti negativi da quota 100, flat tax e reddito di cittadinanza”

Ogni anno Bruxelles pubblica delle ‘pagelle’ sull’andamento economico e sulle strategie di crescita di ogni Stato membro dell’Unione Europea. Si tratta dei country report e quello sull’Italia arriverà in Commissione per essere discusso il prossimo mercoledì. Alcune anticipazioni ne hanno però rivelato il contenuto in anteprima. Per l’Italia firmata dal governo giallo-verde i voti sono piuttosto negativi.
A cura di Annalisa Girardi
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Nella manovra economica per il 2019 non ci sarebbero “misure capaci di impattare sulla crescita di lungo termine”, con conseguenze disastrose per Pil, spesa pubblica e il debito del paese. È quanto affermerebbe il report che ha analizzato uno ad uno i provvedimenti contenuti nella manovra, inserendoli nel contesto economico italiano attuale e valutandone le prospettive future. “Lo scenario macroeconomico comporta rischi di deterioramento del deficit 2019”, che continueranno a pesare nel 2020, gravando particolarmente sul debito che potrebbe aumentare “oltre il 132%”.

Osservando le misure della Legge di Bilancio del governo Conte, la relazione dell’UE ha tratto previsioni incerte per quanto riguarda il futuro economico italiano. “Il rischio di povertà rimane alto e la bassa crescita e le politiche di bilancio del governo portano pressioni sul deficit nei prossimi anni”, riporterebbe il documento secondo quanto anticipato da Repubblica. I motivi della bocciatura sono chiaramente spiegati dai giudizi negativi sulle riforme al centro della manovra, quota 100, flat tax e reddito di cittadinanza. Su quest’ultimo si sono espresse delle preoccupazioni riguardo all’impatto sulla spesa pubblica e alle difficoltà inevitabili dell’attuazione della misura. Tuttavia, per valutare pienamente il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle bisognerà attenderne l’effettiva implementazione, prevista fra una decina di giorni.

Per quanto riguarda la flat tax, invece, l’UE la paragonerebbe a un “condono fiscale”, specificando che se da un lato “diminuisce le imposte sui lavoratori autonomi, in generale la manovra aumenta le tasse aggregate per le imprese”. I giudizi più duri sono però riservati a quota 100. A lungo termine, considerando anche l’invecchiamento della popolazione, la riforma pensionistica andrebbe a pesare seriamente sui conti pubblici. Per Bruxelles, la riforma farebbe “aumentare la spesa pensionistica e peggiorare la sostenibilità del debito”, riducendo allo stesso tempo la disponibilità di forza lavoro e andando così ad incidere negativamente le prospettive di crescita.

Tutte le critiche rivolte ai provvedimenti fondamentali della Manovra hanno una cosa in comune. Ciò che il country report continua a sottolineare è la mancata lungimiranza, l’assenza di un piano che pensi a stabilizzare a lungo termine le precarie condizioni economiche e finanziarie del paese. Le riforme paiono piuttosto dei cerotti, degli espedienti che pongono “l’enfasi sugli stimoli di breve termine”, ma che non intervengono in maniera efficace “per la crescita nel lungo termine”.

In questo quadro le prospettive future non sono di certo rosee. D’altronde, il country report non fa che confermare le inquietudini che hanno coinvolto l’Italia da più fronti negli ultimi mesi e che ne hanno messo in dubbio la stabilità economica. Prima di tutto ci sono state le tensioni fra Roma e Bruxelles a causa del deficit italiano, conclusesi con il compromesso del 2,04%. Anche questa cifra parrebbe però ora difficile da raggiungere, specialmente dopo che l’ISTAT ha annunciato l’entrata in recessione tecnica della terza economia dell’Unione monetaria. Già a fine 2018 le agenzie di rating avevano declassato l’Italia, e nonostante le valutazioni non siano in peggioramento a 2019 iniziato, le stime di crescita sono state ridotte passando dall’1,1% allo 0,3%. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha espresso un giudizio negativo, incentrando le preoccupazioni su reddito di cittadinanza e quota 100, misure cardine della Manovra.

Anche se i contenuti del country report non comportano rischi di una procedura d’infrazione, rendono sempre più probabile l’ipotesi di una manovra correttiva, nonostante questa sia stata spesso negata dalla coalizione di governo nelle scorse settimane. Se l’Italia non dovesse risanare i suoi conti pubblici, l’UE richiederà inevitabilmente la revisione della Legge di Bilancio. La situazione economica del nostro paese, infatti, è talmente precaria da essere considerata un elemento di “rischio di contagio” per il resto dell’Eurozona.

Bisognerà comunque aspettare che il country report venga reso pubblico in sede di Commissione per poterne conoscere pienamente i dettagli. Resta chiaro però che la necessità di un cambio di rotta è sempre più urgente.

Articolo a cura di Annalisa Girardi

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